Comunicato stampa di
Save the Children. 15 maggio 2018.
Gaza: Save the
Children, 18 bambini hanno perso la vita dall’inizio delle proteste, 1.000
quelli rimasti feriti.
Almeno 13 bambini
hanno perso la vita a Gaza da quando, più di sei
settimane fa, sono cominciate le proteste, mentre il numero di persone rimaste
ferite ha ormai superato quota 10.000,di cui almeno 1.000 sono minori. Quella di ieri, sottolinea
Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per
salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – è stata una
delle giornate più sanguinose dalla guerra del 2014, con 6 bambini che hanno
perso la vita e più di 220 rimasti feriti, tra cui, secondo i dati del
Ministero palestinese per la Salute a Gaza, più di 150 colpiti da colpi d’arma
da fuoco. Lo stesso Ministero, del resto, conferma che circa 600 bambini sono
stati finora ricoverati in strutture ospedaliere, mentre secondo le
informazioni diffuse da un’agenzia impegnata nella protezione dei civili almeno
600 minori hanno attualmente bisogno di supporto psicosociale.
“L’uccisione
dei bambini non può essere giustificata. Chiediamo con urgenza a tutte le parti
di adottare misure concrete per garantire l’incolumità e la protezione dei
bambini, nel rispetto delle convenzioni di Ginevra, del diritto umanitario
internazionale e delle leggi internazionali sui diritti umani. Chiediamo inoltre
a tutte le parti di impegnarsi affinché tutte le proteste rimangano pacifiche,
di affrontare le cause alla radice del conflitto e di promuovere dignità e
sicurezza sia per gli israeliani che per i palestinesi”, ha affermato Jennifer
Moorehead, Direttrice di Save the Children nei Territori palestinesi occupati.
Anche prima
dell’inizio delle proteste, gli ospedali di Gaza erano quasi al collasso con il 90% dei posti letto già occupati. L’afflusso di
nuovi feriti ha significato che tante persone vengono curate nei corridoi o
dimesse prima di essere adeguatamente curate. A peggiorare ulteriormente la
situazione, secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, solo a pochissimi
feriti viene permesso di lasciare Gaza per cercare assistenza medica, il che aumenta
le probabilità di complicazioni e impedisce ai bambini di ricevere le cure di
cui hanno bisogno.
“Le famiglie
che incontriamo ci dicono che stanno letteralmente lottando per sopravvivere,
mentre cercano di prendersi cura dei propri cari che sono rimasti feriti.
Spesso non possono permettersi cure e medicinali e ci raccontano di essere
estremamente preoccupate per il futuro dei loro bambini, già devastati da più
di 10 anni di blocco israeliano e dal sempre minore interesse da parte dei
donatori. Le continue interruzioni di corrente e il congelamento degli stipendi
dovuto alle continue divisioni tra l’Autorità Palestinese che governa la West
Bank e l’autorità de facto di Gaza, inoltre, significa aggravare ulteriormente
le condizioni di vita di famiglie già disperate”, ha concluso Moorehead.
© Agenzia stampa Infopal
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