lunedì 1 ottobre 2018

ITALIA & CIG ECONOMY Se la tecnologia ci divide


Cinzia Maiolini – Rassegna sindacale
02 Ottobre 2018


Assistiamo inermi a una sostanziale sottovalutazione e a un serio ritardo della politica sull’impatto della diffusione così pervasiva delle tecnologie, anche sui processi della democrazia rappresentativa. La old economy è stata sostituita dai giganti della Silicon Valley e il mondo digitale è dominato da cinque grandi gruppi che determinano ormai un assetto oligopolista, se non addirittura la formazione di un monopolio di fatto. Gruppi che cercano di riconfigurare gli ideali degli utenti per giustificare il loro modello di business e finiscono così per erodere il libero arbitrio. È questa la tesi alla base di Homo premium: come la tecnologia ci divide (edizioni Laterza), il recente libro di Massimo Gaggi nel quale il giornalista e scrittore indica gli esiti possibili, in assenza di governo, dei processi di trasformazione tecnologica digitali. 

Alcuni fenomeni sono indicatori della propensione a usare la tecnologia come antidoto a una percezione di inaffidabilità delle istituzioni umane. Lo dimostrano l’ispirazione alla democrazia diretta, così come il boom dei bitcoin e delle criptovalute. Tutto grazie all’utilizzo della blockchainche, secondo l’autore, è una propaggine nel terzo millennio della controcultura californiana degli anni Settanta, invocata proprio per l’esercizio della democrazia diretta, e che ridisegna il concetto stesso di transazione e di fiducia. Nel libro si sostiene che non si possono ignorare i rischi di un vero e proprio “terremoto” sociale. Senza un intervento regolatorio, il pericolo che si corre è la nascita di un Homo Premium, ricco, in salute, potenziato nel fisico e nell’intelletto, e allo stesso tempo la diffusione di gruppi svantaggiati sotto tutti i punti di vista.

Come nelle pagine di Piano Meccanico di Vonnegut, datato 1952, uno iato profondo tra gli espulsi dal processo produttivo e i pochi che godranno appieno dei vantaggi delle tecnologie informatiche più avanzate. Se questo è lo scenario, molto più che possibile, Gaggi sostiene siano necessari interventi che attenuino gli effetti discriminatori e disumanizzanti dovuti a questa inarrestabile avanzata tecnologica, che arrestino la progressiva demolizione del diritto individuale alla privacy e l’erosione della proprietà intellettuale dei singoli, scongiurando il rischio di instabilità sociale e politica determinata dalla divaricazione tra il ceto medio e, appunto, il nuovo Homo premium.

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