martedì 2 ottobre 2018

LA MIA OPINIONE Quella tragica manifestazione - conflitto tra "resilienze" e "resistenze".


Federico Pozzi – Redazione Sinistra
2 ottobre 2018


Lo dico subito, la manifestazione di Roma del P.D. (a cui non ho partecipato ma sono passato a vedere) è stata uno spettacolo tragico, miserevole, la dimostrazione di una incapacità di uscire dalla sudditanza ideologica al capitale finanziario che mi è parsa evidente dal primo momento che sono entrato nella piazza. .
Si è trattato di una manifestazione numericamente insignificante, nella quale il centro del dibattito ideologico é se si debba essere europeisti o meno ... da strapparsi i capelli e mettersi ad urlare in mezzo la piazza. Non fraintendiamoci sono e rimango per la costruzione del fronte popolare antifascista più ampio possibile, certo è che dal P.D. non mi rendono facile mantenere questa mia posizione "moderata" che se non mi vede approvare le azioni della Militanti che hanno ricordato a tutti che Salvini imita Minniti, mi fa cogliere come più corretto (ideologicamente) il loro punto di vista. 
E' il conflitto esistente tra "resilienze" e "resistenze". Mi spiego meglio, quando una mia amica  la scorsa primavera mi fece notare che il termine "resilienza" stava diventando pervasivo, andando ad erodere quello più storicamente e politicamente corretto di "resistenza", mi dissi d'accordo con lei, ma mi limitai ad archiviare la faccenda come un fattore secondario dello scontro ideologico in atto  ,certamente non lo ritenevo un fattore centrale, ideologicamente importante, ora umilmente ora le chiedo scusa e ammetto :"sono stato un coglione !". 
Nonostante (permettetemi quest'immodestia) la mia preparazione e specialmente in materia di "sostituzione" delle parole e di paradigmi ideologici che vengono cambiati, mi sono fatto cogliere impreparato, l'ho colta invece immediatamente passando a vedere la manifestazione del P.D., uno striscione diceva, infatti, "Lunga vita alla resilienza!" 
Il mio primo pensiero è stato :" Ma cosa diavolo è la resilienza ? Un qualche tipo di resina?", la resilenza in effetti fa pensare a qualcosa di appiccicoso e dolce, in poche parole fa pensare all'ideologia del "siamo tutti italiani" (tautologia), contro cui mi batto e mi accanisco ferocemente perché autoassolutoria e incapace di vedere il conflitto (e meno che mai di crearlo e/o alimentarlo), che vuole ridurre tutto ad una pappa informe, partigiani e repubblichini, in nome di una non meglio identificata "memoria condivisa" che è ideologicamente succube (come sempre il P.D. è ideologicamente succube di qualcun altro e questo non è un problema di oggi ,risale agli anni di Togliatti ,ecco l'ho detto adesso linciatemi.) alla destra, la resilienza non ha valore, non ha venti mesi di battaglie in città, in campagna, in pianura e in collina, non ha avuto Carla Capponi o Carlo Salinari, non ha prodotto cultura  nei libri, nei film o nella cultura popolare/orale, gli unici (più che discutibili) meriti che ha la "resilienza" è di non essere "divisiva", di non creare "spaccature" (cioé conflitto) e, come ho scoperto (ahimé) alla manifestazione del P.D., di essere decisamente europeista (lo striscione sopracitato infatti era decorato dalla bandiera europea). 
La resilienza insomma è tutto ciò a cui aspiro a non essere. 
Io voglio essere provocatorio e in grado di dividere chi mi legge o mi ascolta, ideologicamente e politicamente, ma soprattutto non sono a favore di questa Europa il cui fallimento è nei fatti. Dei principi che la ispirarono, fatti da uomini di grande valore come Spinelli non è rimasto niente, salvo un’associazione di banchieri e grandi gruppi finanziari, più che disposti a tollerare vari gradi di fascismo nella loro struttura (Orban in testa). 
Un Europa siffatta va demolita, annientata, bisogna ricominciare dal grado zero e questa volta mettendo al primo posto i diritti più che gli accordi economici. 
Messo in chiari questi punti, io non posso che rifiutare la capacità della "resilienza" di assorbire un urto senza rompersi, d'altronde non ho mai pensato che la resistenza avesse a che fare con la resilienza. La Resistenza ha diviso il corpo interno (sano) dell'albero sociale dalle aggressioni esterne (nazifascismo), lo ha protetto e gli ha permesso di crescere ed arrivare a quella che è la nostra bellissima Costituzione.
La Resistenza è quindi per sua stessa natura divisiva, così come lo è (per fortuna) la memoria e sicuramente non ha nulla a che spartire  con i blob viscosi in cui tutti sono sempre d'accordo su tutto e non è mai esistito il conflitto. 
Come dicevamo dal principale partito di centro "sinistra" non paiono volerci rendere facile il compito della costruzione del famoso fronte popolare antifascista. Lo dimostra il fatto che invece di aspettare il 20 ,quando a Roma ci sarà una grande manifestazione antirazzista, hanno prima provato a "mettere il cappello" su questa manifestazione (lo capisco politicamente che ci abbiano provato, ma lo trovo moralmente esecrabile) ma visto che gli è stato spiegato a chiare lettere che non potevano farlo ne hanno organizzata una tutta loro la scorsa domenica, con un risultato che definire "tragico" è più che riduttivo, forse sarebbe meglio dire autolesionista e potrebbe essere il primo capitolo del libro "Come perdere altri voti prima delle elezioni e dare nuovi argomenti al principale avversario politico". Non so a voi, ma assistere ad un suicidio collettivo mi fa entrare in una specie di cono d’ombra a metà tra la depressione e lo stupefatto, la sensazione che provo è quasi sempre d'orrore, anche perché non riesco a capire come evitare la deriva di questo fenomeno e sicuramente non sono queste le basi su cui si può sperare di accendere conflitto sociale e ripartire. Non lo sono la  sudditanza ideologica ai "mercati" o lo sbandierato "europeismo" ,o le improbabili "resilienze". 
Forse (lo spero), queste basi ci verranno fornite dalla manifestazione del venti, che è posta su basi più ragionevoli (benché più difensiveche propositive, ma ahimè la situazione è quella che è). Mi permetto di osservare che nonostante il mio estremismo,assistere al suicidio politico collettivo di tanti militanti non mi fa piacere e non riesco nemmeno ad esserne entusiasta. 
Sono come al solito contraddittorio, per anni ho augurato la fine politica del P.D. che vedevo come un ostacolo più che come un possibile alleato (e confermo questa lettura), però ora che la vedo vedo avversarsi questa dissoluzione sotto i miei occhi non mi procura alcun piacere, anzi mi muove a pietà e vorrei trovare un modo per salvare capra e cavoli, per quanto impossibile paia. 
Mi piacerebbe poterli tirare dalla mia parte, ma di questi tempi, con l'aria che tira, la vedo dura (se non impossibile).  Mi fa male vederli condannati a ripetere i medesimi errori in un loop infinito. 
Tutto questo per dire in poche parole :" Ho visto la manifestazione del P.D. a Roma , m'è venuto da piangere".

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