Redazione – Rassegna sindacale
02 Ottobre 2018
Nei giorni scorsi Fincantieri ha concluso la
procedura di acquisto della Cordioli Spa, società che vorrebbe utilizzare per
la ricostruzione del ponte su Genova. Ma lo ha fatto “assumendo meno della metà
dei lavoratori dell’azienda, cancellandogli l’art. 18 della legge 300/70 contro
i licenziamenti e riportando i lavoratori ai minimi contrattuali, oltre che
togliendogli tutta la contrattazione integrativa e i diritti conquistati in
anni di lavoro”. È l’allarme lanciato oggi, 1° ottobre, dalla Fiom Cgil.
Un fatto grave, per il sindacato dei
metalmeccanici, “ancora più grave se si pensa che Fincantieri è un’azienda a
capitale pubblico”, dicono Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom del
gruppo Fincantieri, Luca Trevisan, segretario generale Veneto, ed Emanuela
Mascalzoni, segretaria generale Verona.
Così, mentre da un lato si assiste a trattative in
cui “giustamente per il governo diventa centrale la tutela dei lavoratori sui
licenziamenti e sulle retribuzioni (Ilva ad esempio)”, dall’altro un’azienda che
ha il 70% del capitale di Cassa depositi e prestiti, i vertici nominati dal Mef
ed è stata rilanciata grazie alla legge navale (5,4 miliardi di euro) dopo un
periodo di crisi con i soldi di tutti i cittadini italiani, quindi anche dei
lavoratori della Cordioli, “decide di assumerne solo una parte riportandoli ai
livelli più bassi economicamente e togliendogli una tutela fondamentale come
quella contro i licenziamenti illegittimi”.
Una “forzatura inaccettabile” per la Fiom, che non
ha firmato l’accordo, e sulla quale ha chiesto al governo un incontro urgente e
“di intervenire per avere una sola politica industriale sia a livello
istituzionale che da parte delle imprese a capitale pubblico, quelle che
dovrebbero essere un esempio da seguire per tutte le altre”.
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