lunedì 1 ottobre 2018

ITALIA & LAVORO Lo strappo di Fincantieri


Redazione – Rassegna sindacale
02 Ottobre 2018

Nei giorni scorsi Fincantieri ha concluso la procedura di acquisto della Cordioli Spa, società che vorrebbe utilizzare per la ricostruzione del ponte su Genova. Ma lo ha fatto “assumendo meno della metà dei lavoratori dell’azienda, cancellandogli l’art. 18 della legge 300/70 contro i licenziamenti e riportando i lavoratori ai minimi contrattuali, oltre che togliendogli tutta la contrattazione integrativa e i diritti conquistati in anni di lavoro”. È l’allarme lanciato oggi, 1° ottobre, dalla Fiom Cgil.
Un fatto grave, per il sindacato dei metalmeccanici, “ancora più grave se si pensa che Fincantieri è un’azienda a capitale pubblico”, dicono Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom del gruppo Fincantieri, Luca Trevisan, segretario generale Veneto, ed Emanuela Mascalzoni, segretaria generale Verona.
Così, mentre da un lato si assiste a trattative in cui “giustamente per il governo diventa centrale la tutela dei lavoratori sui licenziamenti e sulle retribuzioni (Ilva ad esempio)”, dall’altro un’azienda che ha il 70% del capitale di Cassa depositi e prestiti, i vertici nominati dal Mef ed è stata rilanciata grazie alla legge navale (5,4 miliardi di euro) dopo un periodo di crisi con i soldi di tutti i cittadini italiani, quindi anche dei lavoratori della Cordioli, “decide di assumerne solo una parte riportandoli ai livelli più bassi economicamente e togliendogli una tutela fondamentale come quella contro i licenziamenti illegittimi”.
Una “forzatura inaccettabile” per la Fiom, che non ha firmato l’accordo, e sulla quale ha chiesto al governo un incontro urgente e “di intervenire per avere una sola politica industriale sia a livello istituzionale che da parte delle imprese a capitale pubblico, quelle che dovrebbero essere un esempio da seguire per tutte le altre”.

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