Anna Maria Merlo – Il manifesto
02 Ottobre 2018
Per ora i partner europei ufficialmente «aspettano
chiarimenti» sulla finanziaria italiana con il deficit al 2,4% (e per 3 anni).
Ma la preoccupazione è al massimo, il braccio di ferro riguarda l’hardware
europeo, sullo sfondo c’è il rischio contagio. Il ministro Tria ha accorciato
la permanenza a Lussemburgo, passato l’Eurogruppo oggi non parteciperà
all’Ecofin. «Aspettiamo la bozza della legge di stabilità – ha affermato il
vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis – ma a prima vista» i dati
«non sembrano compatibili con le regole del Patto». Il commissario agli Affari
monetari, Pierre Moscovici, precisa che la Commissione «aspetta il 15 ottobre
per pronunciarsi», cioè quando avrà potuto esaminare il testo della
finanziaria. Ma, aggiunge, «a prima vista c’è una deviazione molto, molto
significativa» rispetto «agli impegni presi». Per Moscovici, «la manovra privilegia
la spesa pubblica, ai cittadini bisogna dire la verità» su chi pagherà alla
fine. Per il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centero, «tutti
abbiamo domande e aspettiamo risposte», l’Italia attira «l’attenzione di
tutti». Centero prevede «un negoziato lungo» con Roma.
Il coro è unanime: ministri di destra e di
sinistra ripetono «ci sono delle regole e valgono per tutti». Bruno Le Maire,
francese: «Queste regole sono uguali per tutti i paesi perché il nostro destino
è legato». E aggiunge, respingendo i paragoni di Di Maio: «Noi in Francia
abbiamo ridotto la spesa pubblica» (di 7,2 miliardi, tenuto conto
dell’inflazione, e comunque i tassi di interesse non sono saliti). Petteri
Orpo, finlandese: «Le regole valgono per tutti, siamo tutti nella stessa
eurozona e quindi è importante che l’Italia faccia la sua parte». Wopke
Hoekstra, olandese: «I segnali che abbiamo ricevuto non sono rassicuranti, la
Commissione esprimerà un giudizio che deve essere libero ma anche equo, secondo
le regole che noi tutti abbiamo concordato», si deve «tener conto
dell’interesse italiano ma anche di quello dell’intera Unione». Non solo i
rigoristi finlandesi e olandesi, ma anche la Spagna è preoccupata: «Seguiamo il
caso con molto interesse – ha detto la ministra Nadia Calvino – perché la
situazione di instabilità finanziaria non porterebbe benefici a nessuno, Italia
in primis». Per il maltese Edward Scicluna (socialista), «le regole sono lì per
essere rispettate, la stabilità dell’eurozona dipende da questo».
Ieri all’Eurogruppo in agenda c’era una
discussione sull’efficacia degli stabilizzatori automatici per assorbire un
eventuale choc economico, in vista di un futuro bilancio della zona euro, che
dovrebbe includere un fondo di stabilizzazione. In agenda anche la riforma del
Mes, il meccanismo di stabilità. Ma l’interesse si è concentrato sulla
situazione italiana. La zona euro teme uno scossone, in un periodo che è ancora
di transizione. Le prossime tappe sono l’analisi della bozza della finanziaria
entro il 15 ottobre da parte della Commissione, ma anche l’arrivo delle
valutazioni delle agenzie di rating, che possono essere viste con sospetto ma
pesano enormemente sulla realtà. Se ci fosse un downgrading dell’Italia, le
regole che governano la Bce impedirebbero alla Banca centrale di comprare
titoli del debito italiano (la stessa cosa è imposta agli investitori
istituzionali).
La Bce è già in un programma di diminuzione degli
acquisti del Quatitative easing avviato nel 2015, da ieri ridotti da 30
miliardi a 15 al mese, fino a dicembre, quando è previsto che siano azzerati.
Le reazioni dei ministri delle Finanze sono così preoccupate perché non ci sono
gli strumenti per far fronte a un crack italiano. La zona euro ha le mani
legate: l’articolo 125 dei Trattati stipula che né la Ue né un altro stato
membro possono aiutare a finanziare il budget di un paese in difficoltà. Quando
la Bce il 6 settembre 2012 ha creato il meccanismo dell’Omt, acquisti di titoli
del debito pubblico sul mercato secondario, il rappresentante della Germania,
Jens Weidman, aveva votato contro. La Bce è sotto pressione, perché se si
arriverà a una ristrutturazione del debito italiano, dovrà incassare delle
perdite, come un creditore privato. In questo contesto, le regole dicono che la
riduzione delle tasse in un paese preso nella tormenta della crisi del debito è
impossibile.
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