Cinzia Maiolini – Rassegna
sindacale
02 Ottobre 2018
Assistiamo inermi a una sostanziale
sottovalutazione e a un serio ritardo della politica sull’impatto della diffusione
così pervasiva delle tecnologie, anche sui processi della democrazia
rappresentativa. La old economy è stata sostituita dai giganti della Silicon
Valley e il mondo digitale è dominato da cinque grandi gruppi
che determinano ormai un assetto oligopolista, se non addirittura la formazione
di un monopolio di fatto. Gruppi che cercano di riconfigurare gli ideali degli
utenti per giustificare il loro modello di business e finiscono così per
erodere il libero arbitrio. È questa la tesi alla base di Homo premium: come la
tecnologia ci divide (edizioni Laterza), il recente libro di Massimo Gaggi nel
quale il giornalista e scrittore indica gli esiti possibili, in assenza di
governo, dei processi di trasformazione tecnologica digitali.
Alcuni fenomeni sono indicatori della propensione a usare la tecnologia come antidoto a una percezione di inaffidabilità delle istituzioni umane. Lo dimostrano l’ispirazione alla democrazia diretta, così come il boom dei bitcoin e delle criptovalute. Tutto grazie all’utilizzo della blockchainche, secondo l’autore, è una propaggine nel terzo millennio della controcultura californiana degli anni Settanta, invocata proprio per l’esercizio della democrazia diretta, e che ridisegna il concetto stesso di transazione e di fiducia. Nel libro si sostiene che non si possono ignorare i rischi di un vero e proprio “terremoto” sociale. Senza un intervento regolatorio, il pericolo che si corre è la nascita di un Homo Premium, ricco, in salute, potenziato nel fisico e nell’intelletto, e allo stesso tempo la diffusione di gruppi svantaggiati sotto tutti i punti di vista.
Alcuni fenomeni sono indicatori della propensione a usare la tecnologia come antidoto a una percezione di inaffidabilità delle istituzioni umane. Lo dimostrano l’ispirazione alla democrazia diretta, così come il boom dei bitcoin e delle criptovalute. Tutto grazie all’utilizzo della blockchainche, secondo l’autore, è una propaggine nel terzo millennio della controcultura californiana degli anni Settanta, invocata proprio per l’esercizio della democrazia diretta, e che ridisegna il concetto stesso di transazione e di fiducia. Nel libro si sostiene che non si possono ignorare i rischi di un vero e proprio “terremoto” sociale. Senza un intervento regolatorio, il pericolo che si corre è la nascita di un Homo Premium, ricco, in salute, potenziato nel fisico e nell’intelletto, e allo stesso tempo la diffusione di gruppi svantaggiati sotto tutti i punti di vista.
Come nelle pagine di Piano Meccanico di Vonnegut,
datato 1952, uno iato profondo tra gli espulsi dal processo produttivo e i
pochi che godranno appieno dei vantaggi delle tecnologie informatiche più
avanzate. Se questo è lo scenario, molto più che possibile, Gaggi sostiene
siano necessari interventi che attenuino gli effetti discriminatori e
disumanizzanti dovuti a questa inarrestabile avanzata tecnologica, che
arrestino la progressiva demolizione del diritto individuale alla privacy e
l’erosione della proprietà intellettuale dei singoli, scongiurando il rischio
di instabilità sociale e politica determinata dalla divaricazione tra il ceto
medio e, appunto, il nuovo Homo premium.
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