Copertina: La
vignetta di Avi Katz raffigurante Netanyahu e i Likud MKs come personaggi della
“Fattoria degli animali” di George Orwells, come pubblicata su “The Jerusalem
Report” il 25 luglio 2018. (Avi Katz)
Oren Persico – Invicta Palestina
01 Ottobre 2018
Avi Katz, il fumettista licenziato dal “The
Jerusalem Report” per una caricatura che ritrae Netanyahu e i legislatori del
Likud come personaggi di “Animal Farm”, parla di quello che è successo dietro
le quinte, perché le accuse di antisemitismo sono così fuori luogo, e cosa
narra oggi la saga sulla libertà di espressione in Israele.
Avi Katz non era neppure in Israele quando la
caricatura fu pubblicata. Era negli Stati Uniti, dove era nato, in visita ai
suoi figli. Qualche giorno prima, si era reso conto che la scadenza per la
vignetta settimanale che pubblica in “The Jerusalem Report”, chiamata
“Sketchbook”, si stava avvicinando e che non aveva ancora inviato nulla ai suoi
editori.
“Lessi le notizie, vidi la foto del selfie
scattata da Fitoussi e scoppiai a ridere”, dice Katz, riferendosi alla foto del
fotografo dell’Associated Press Olivier Fitoussi, inizialmente pubblicata su
Haaretz, che mostra Benjamin Netanyahu e alcuni dei più radicali e spesso
ridicolizzati deputati del suo partito che celebrano l’approvazione della Legge
dello Stato Nazione Ebraica alla Knesset. Netanyahu sembra affranto, MK Oren
Hazan sta sogghignando e la sua pancia è scoperta mentre alza il braccio per
scattare il selfie.
“Mi dissi: non ho bisogno di fare una caricatura,
la caricatura esiste già”, ricorda Katz, “e decisi di fare la cosa più facile.
È come dire la battuta di qualcun altro e sperare di non rovinarla troppo.
Disegnai la foto nello stesso modo in cui Hazan e [David] Bitan e gli altri
erano posizionati, in piedi, e li rappresentai come maiali. Nella metà
superiore della pagina, a caratteri cubitali, riportai la citazione di George
Orwell e poi la spedii. ”
Il redattore del Jerusalem Report, Steve Linde (ex
redattore capo del Jerusalem Post), rispose immediatamente ringraziandomi,
ricorda Katz. Qualcosa del tipo: “Fantastico, pensavo non saresti riuscito a
rispettare la scadenza”. Poco dopo, dice Katz, “spedirono la vignetta alla
stampa e apparve sulla rivista”.
La citazione, come chi ha letto il libro avrà
riconosciuto immediatamente, è presa dalla “Fattoria degli animali” di Orwell,
un’allegoria satirica dell’Unione Sovietica che si svolge in una fattoria
controllata dai maiali, i quali spiegano agli altri animali che sebbene tutti
gli animali siano uguali, alcuni animali sono più uguali degli altri.
Per Katz, i paralleli tra la discriminazione
radicata nella legge dello Stato Nazione Ebraica e la discriminazione presente
nel regime dei suini nella “Fattoria degli Animali” sono assolutamente ovvi. Ma
sembra che non tutti abbiano capito l’affondo della sua vignetta, o forse
l’hanno capito un po’ troppo.
Hai
avuto la sensazione che questa vignetta
avrebbe potuto sollevare problemi?
“Avevo la sensazione che all’editore sarebbero
arrivate alcune lettere sostenendo che sono antisemita. Questo è già successo
in passato, e non è un grosso problema. A volte le persone mi hanno inviato lettere
con incluso il loro indirizzo e-mail ed io ho risposto e abbiamo discusso fino
a quando non ci siamo intesi, il che è stato positivo. Il “Jerusalem Report” in
realtà non ospita i tipi di commenti volgari e stupidi che vedi in altri media.
Di solito non m’insultano, ma a volte mi è stato detto che quello che stavo
facendo non andava bene e che non capivo. ”
Ma questa
volta è stato diverso.
“Prima di tutto, questa volta, invece dei
30-40 like che di solito ottengo quando
pubblico le mie vignette su Facebook, il post raggiunse molto rapidamente
centinaia di like. Rimasi davvero sorpreso, ma poi ricevetti un messaggio di
Steve Linde da Messenger. Linde sosteneva di essere veramente dispiaciuto e di
sentirsi a disagio, ma c’erano state reazioni molto negative a seguito delle
quali era stato sottoposto a forti pressioni da parte della dirigenza,
pressioni alle quali non poteva resistere e consistevano nel dirgli di non
commissionarmi più altre vignette. Non lo definì un licenziamento, perché sono
un libero professionista, quindi disse che avrebbero semplicemente smesso di
commissionarmi vignette “.
Ha detto
chi della Direzione gli ha fatto pressione?
“No. Questa è una domanda che ho fatto molte volte
: chi ha preso la decisione? Ho chiesto a Steve, ho chiesto ad altre persone
che conosco e che sono vicine alla direzione di “The Post”, ma nessuno sapeva
esattamente chi fosse, chi avesse dato l’ordine. ”
In effetti, il Jerusalem Post Group, di proprietà
del magnate dei media Eli Azur, non ha fornito alcuna risposta sulla decisione
di porre fine alla collaborazione con Katz. Una richiesta del Consiglio della
Stampa Israeliana di “chiarire le circostanze e le ragioni” che riguardano la
decisione di troncare il rapporto con Katz è rimasta senza risposta.
‘Antisemita? Senza senso’
Dal momento in cui a Katz fu detto che la sua
collaborazione non era più necessaria, l’intero episodio prese una brusca
svolta. Secondo Katz, i commenti, per lo più messaggi di supporto, si
riversarono su Facebook dopo la pubblicazione della notizia del suo
licenziamento.
“Da quel momento”, dice Katz, “invece di poche
centinaia di commenti e condivisioni, ce ne furono migliaia, e molto presto
iniziarono ad apparire articoli anche in luoghi inaspettati. Non solo “The Guardian” e la CNN. C’era un
articolo in un giornale indiano, in un giornale turco e persino qualcosa in
Africa – non ricordo in quale Paese. Improvvisamente il mondo intero parlava
della mia caricatura e del mio
licenziamento ed io rimasi sbalordito. Avevo pensato che ci sarebbero state
alcune reazioni: dopo tutto, una buona vignetta provoca una reazione e spunti
di discussione. Questo è il mio lavoro.”
Perché
pensi che la reazione sia stata così dura questa volta?
E’ da un po’ di tempo ormai che critico il governo
e le sue politiche – e non sono l’unico a farlo – e loro non t’impediscono di
farlo. Non è perché critico Bibi o persino Sara, o cosa fanno nei territori
[palestinesi occupati], o la corruzione, o qualunque cosa possa essere. La
gente vuole quella critica, in modo che tutti possiamo ridere di chi ha il
potere, cosa che meritano “.
Il
fumetto ultra-ortodosso contro l’arruolamento cui fanno riferimento i critici
di Katz.
“Questo era qualcos’altro. So che tutto ciò che
riguarda i maiali è molto delicato, anche se l’affermazione che sono una
rappresentazione antisemita non ha senso. In tutto il mondo, l’antisemitismo
non ha mai usato il tropo ‘Gli Ebrei sono maiali’ e gli Ebrei non sono mai
stati raffigurati come maiali. La cosa buffa è che dopo aver disegnato la
vignetta, ho ricevuto qualcosa come venti diverse e-mail in tono
condiscendente, nelle quali mi si spiegava che “forse non ha davvero capito la
sensibilità qui, guardi questo disegno di un Ebreo raffigurato come un maiale e
poi capirà che gli antisemiti usano molto questa rappresentazione, come potrei
mostrarle con molti altri esempi. “L’esempio che tutti loro inviarono, ciascuno
di loro, era un’illustrazione specifica di un maiale in uniforme di IDF con uno
yarmulke e con i riccioli, un M16 a tracolla e in mano il Talmud babilonese.
Vivo vicino a Bnei Brak (una città ultra-ortodossa nei dintorni di Tel Aviv) e
conosco questa illustrazione. Viene dalle proteste degli ultraortodossi contro
l’arruolamento nell’esercito “.
“Per i Cristiani, ovviamente, i maiali non sono un
insulto. Sono animali da fattoria. Non
occorre dare loro cibo speciale e si riproducono facilmente. Nei tempi oscuri
dell’antisemitismo, gli Europei amavano i maiali. Non hanno niente contro i
maiali. È vero che esiste un’immagine cristiana tradizionale chiamata Judensau,
che raffigura degli Ebrei che succhiano dai capezzoli di una grossa scrofa.
L’immagine cerca di affermare che gli Ebrei sono ricchi non perché meritano di
esserlo o perché hanno lavorato per diventarlo, ma piuttosto perché si nutrono
della loro prosperità. Ma lì il maiale è un simbolo di prosperità. Il maiale
non è l’Ebreo. Non c’è una tale tradizione antisemita. Non esiste. ”
Non è stato
solo nei commenti di Facebook che Katz è stato accusato di antisemitismo. Pochi
giorni dopo che la decisione di licenziarlo era stata divulgata, il comitato
editoriale del “Jerusalem Post” pubblicò un editoriale sostenendo che la
vignetta aveva oltrepassato le linee di un discorso lecito. “L’immagine suina
ricorda memi antisemiti usati contro gli Ebrei nel corso della storia”,
affermava l’editoriale del Post. “Recentemente, uno studioso affiliato ad Hamas
ha detto: ‘Allah ha trasformato gli Ebrei in maiali e scimmie’. Noi, un
giornale sionista, non possiamo accettare questa degradante analogia “.
“Sciocchezze,”
insiste Katz. “Non esiste. È tutto nelle loro teste. ”
Katz,
nato nel 1949, si trasferì a studiare arte in Israele dopo aver già iniziato
gli studi negli Stati Uniti per evitare di essere arruolato nell’esercito
americano durante la guerra del Vietnam. Dopo aver terminato i suoi studi
all’Accademia Bezalel di Gerusalemme, si ritrovò a muoversi nel mondo delle
illustrazioni e delle caricature sui giornali e su altre pubblicazioni. Nel
corso degli anni ha lavorato per un “chi è chi” di giornali e riviste
israeliani ormai scomparsi, così come per alcuni che sono ancora in attività,
guadagnandosi da vivere illustrando libri per bambini e libri di testo in
lingua inglese.
Lavorò
anche come illustratore per “The Jerusalem Post”. Nel 1990, un gruppo di
giornalisti del Post, scontenti della direzione che il giornale stava prendendo
dopo essere stato acquistato dai nuovi proprietari, lasciò il quotidiano e fondò
“The Jerusalem Report”. Katz faceva parte di quel gruppo fondatore. Le sue
illustrazioni apparvero nella prima edizione del Report e da allora i suoi
disegni sono stati pubblicati sulle sue pagine. Disegnava principalmente
illustrazioni per articoli di politica, società, tecnologia, nonché per
recensioni di libri e di ristoranti.
“Mi sono
divertito molto”, ricorda, “perché l’art director della rivista, Tanya
Silverman, mi permetteva di sperimentare stili diversi. C’è un’idea secondo cui
in un giornale è necessario stabilire uno stile di illustrazione costante, ma
lei ha avuto un approccio diverso. “La maggior diversità possibile”, ha detto,
“in modo che il lettore non sappia che è sempre lo stesso illustratore”.” Katz
ha lavorato part-time per “The Report”, anche dopo che la rivista è passata di
mano diverse volte, finché è stato acquistato da “The Jerusalem Post”, da cui
anni prima si era separato. “Ci siamo uniti a loro per motivi commerciali “,
sottolinea Katz, “ma avevano promesso che il rapporto sarebbe rimasto
indipendente”.
Avi Katz (Rachel London-Katz)
Infatti, dice, non gli fu mai chiesto di
accantonare un fumetto o di evitare un certo argomento. Ci furono tuttavia
alcune volte in cui i suoi redattori gli dissero che la sua illustrazione non
era appropriata per l’articolo che avrebbe dovuto accompagnare. Ad esempio, una
volta gli fu chiesto di illustrare un articolo che giustificasse gli
insediamenti e l’occupazione. “Nella mia vignetta i coloni apparivano un po’
‘psicotici”, ammette. “Era abbastanza chiaro che non mi piacciono.” In quel
caso, dice, non sollevò alcuna lamentela su come la rivista gestì la cosa . “Se
sto illustrando l’articolo di qualcun altro, sono il pianista accompagnatore,
non il solista. Non posso dominare io. ”
Dieci anni fa ottenne una rubrica personale in
“The Report”, in cui gli fu data mano libera per disegnare qualunque cosa
volesse. Nella sua rubrica, afferma Katz, i redattori non sono mai intervenuti.
“Nessuno mi ha mai detto ‘le opinioni che stai esprimendo sono troppo radicali’
o ‘troppo personali’ o ‘troppo di sinistra’. Sapevano qual è la mia visione del
mondo.”
Quando Katz pubblicò la caricatura con i maiali
non era più nemmeno un dipendente part-time. Sotto la proprietà di Eli Azur,
“The Jerusalem Post” attuò tagli di ampia portata nelle sue pubblicazioni. Katz
fu tra coloro che furono licenziati (“Ho ricevuto la liquidazione secondo la
legge, c’erano molti licenziamenti in quel periodo e non l’ho presa
personalmente”), e per alcuni mesi “The Report” smise di pubblicare le sue
illustrazioni .
Tuttavia, dice, i lettori chiesero il suo ritorno.
Dopo l’arrivo di molte lettere che chiedevano cosa gli fosse successo, Katz fu
richiamato come libero professionista. Ottenne la sua rubrica personale e
occasionalmente era incaricato di illustrare gli articoli e gli op – ed degli
altri. Le sue entrate diminuirono di un terzo rispetto a quando era uno dello
staff, dice, ma “Fondamentalmente ho accettato quella rubrica per divertimento,
per mettermi in mostra. Mi ha tenuto legato alla comunità internazionale dei
caricaturisti “.
Oggi criticare il governo è diverso.
Katz non è stato il primo illustratore di giornali
israeliani a pubblicare una caricatura di politici israeliani rappresentati
come i maiali di “Animal Farm”. Nel 1980, Haaretz pubblicò una caricatura di
Ze’ev, che raffigurava l’intero governo di Menachem Begin, guidato da Ariel
Sharon, come maiali. “Una delle vignette più geniali di Ze’ev”, afferma Katz.
Ze’ev non fu licenziato per la sua caricatura. È
un’era diversa questa? O la differenza è semplicemente che lui lavorava per
“Haaretz” e tu per “The Report”?
“Può darsi che all’epoca ci aspettassimo che i
membri della Knesset e i giornalisti fossero persone che avessero aperto almeno
un libro nella loro vita. Nessuno dovrebbe incolpare Oren Hazan o Bitan per non
passare più tempo a leggere i classici. Pensano di avere una sorta d’immunità
dalle critiche. E chiunque oggi critichi il governo, è considerato un
traditore. Non fa parte della nazione. Puoi vederlo anche in America. Non era
così nel 1980. C’era un certo grado di ostilità tra la sinistra e la destra, ma
quando Begin fu eletto primo ministro non accadde che chiunque lo criticò
divenne un traditore che pugnalava la nazione alle spalle. La libertà di
espressione aveva più valore allora. ”
Com’è la tua situazione finanziaria da quando hai
perso le tue entrate da “The Report?”
È un po’ spiacevole da dire, ma da quando è
successo sto lavorando il doppio. E’ stato fantastico. Alcuni giorni fa ho
presentato un’illustrazione a “The Forward” di New York, e il “Times of Israel”
mi ha commissionato una vignetta. Sto diventando molto più ricercato. È un
peccato che non sia successo venti anni fa. Ho preso un colpo, ma penso che il
“Jerusalem Post” abbia segnato un autogol, o almeno lo spero. Spero solo che
non ferisca Steve Linde, povero ragazzo, non voleva questo. Ma se lo scandalo danneggerà
“The Jerusalem Post”, io sarò molto felice. ”
Dopo che Katz
fu licenziato da Report, i suoi sostenitori lanciarono una campagna di
crowdfunding e riuscirono a raccogliere oltre 100.000 NIS (circa $ 28.000).
Katz dice che non ha ancora deciso esattamente cosa fare con questi soldi. In
parte li ha usati per una mostra di caricature all’ultimo Festival Animix di
Tel Aviv, e in parte potrebbe essere
utilizzato per una mostra personale. In ogni caso, dice, il sostegno e le
reazioni positive che ha ricevuto l’hanno reso molto felice.
“Sono molto contento di come è finita e sono
rincuorato dal fatto che ci siano brave persone là fuori”, conclude.
Questa intervista è stata pubblicata per la prima
volta in ebraico su The 7th Eye.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo,
contro ogni schiavitù”
Invictapalestina.org
Fonte:https://972mag.com/criticizing-the-government-nowadays-makes-you-a-traitor/137877/
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