La marionetta Di Maio
Redazione – Il manifesto
03 Ottobre 2018
«Evitiamo di enfatizzare dei modelli quando poi
finiscono arrestati». Il vicepresidente Luigi Di Maio prova a rincorrere il
collega Salvini nel commentare l’arresto del sindaco di Locri, fautore di un
modello di accoglienza che da sempre divide i 5 stelle. Di Maio vuole
allontanare i sospetti di una magistratura compiacente ai desiderata
gialloverdi: «Quello che non accetto è che si accusi lo Stato, il governo» che
nella sua lingua sono la stessa cosa non da ieri.
«Questa è un’inchiesta della magistratura e mai
come in questo momento a capo del Csm non c’è uno vicino a noi». Trattiene a
stento l’esultanza il sottosegretario all’interno Carlo Sibilia che ricorda le
parole che aveva pronunciato quest’estate proprio contro il sindaco: «Zero
fondi per Riace. Abbiamo deciso di ridurre a zero la speculazione
sull’accoglienza. Per Riace non ci sono coperture e il nostro governo si è
posto l’obiettivo di eliminare i finanziamenti a pioggia in tema di politiche
migratorie». Era il 6 agosto, nel corso di una visita in Calabria in cui non
aveva voluto incontrare Lucano. «Oggi, dopo l’arresto nell’ambito
dell’operazione Xenia, sono più comprensibili. Il sistema dell’accoglienza
targato Pd ha creato più indagati che integrati».
L’ala sinistra del Movimento incassa il colpo
basso. «Tutti sono tenuti a rispettare la legge. Anche Mimmo Lucano. Se non lo
ha fatto, ha sbagliato», dice l’europarlamentare Laura Ferrara. «Nella sua
figura era racchiuso un modello di accoglienza possibile e praticabile, da
emulare e riproporre in diversi altri contesti territoriali. Questa
responsabilità avrebbe dovuto indurlo ad essere ancor più zelante nella
gestione dell’accoglienza» ammette. «Oggi purtroppo emergono molti dubbi sul
modello Riace». Esibitamente garantista invece la posizione del presidente
della Camera Roberto Fico: «Quando inizierà il processo ci sarà il dibattimento
e si arriverà a una verità. Al momento non c’è».
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