Norma Rangeri – Il manifesto
03 Ottobre 2018
Non si salva nessuno. Anzi, chi salva, chi aiuta
alla sopravvivenza uomini, donne, minori sfruttati come schiavi lo fa a suo
rischio e pericolo. Come è successo a Domenico Lucano, il sindaco di Riace
finito su Fortune per il suo rivoluzionario sistema di accoglienza dei
migranti. È stato arrestato ieri all’alba nella sua casa.
A finire agli arresti domiciliari è stata la sua
concreta testimonianza contro il razzismo, un arresto clamoroso, segno di una
escalation che non conosce freni né limiti. Reagire con altrettanta forza e
determinazione è un obbligo umanitario e un impegno politico.
Una manifestazione nazionale sull’immigrazione si
attende ormai da settembre, ma sconta difficoltà, pigrizie, opportunismi. Lo
spread fa indignare più dei lager libici. Dopo i fatti di Riace ogni ulteriore
timidezza sarebbe complice dell’odio che monta.
In Calabria, nella regione governata da Mario
Oliverio, da tempo schierato con il sindaco perseguitato, sabato ci sarà una
manifestazione convocata dalle associazioni che si occupano di immigrazione.
Prima del clamoroso sviluppo giudiziario, l’iniziativa doveva accendere i
riflettori sulla drammatica situazione della piana di Gioia Tauro,
l’appuntamento ora assume di prepotenza una valenza nazionale.
Ha ragione Giuseppe Fiorello, l’attore
protagonista di una fiction Rai su Riace che non viene trasmessa (censurata con
orgoglio dall’onorevole Gasparri), quando dice che «il sindaco di Riace non va
difeso, va amato». Il ministro dell’interno Salvini lo detesta, ha sempre
trattato Lucano come un nemico, cercando di svalutarne la figura: «Per me il
sindaco di Riace vale zero». Messaggio risuonato forte e chiaro, finché dalle
parole ieri si è passati ai fatti con gli arresti domiciliari (per il sindaco,
e divieto di dimora per la sua compagna).
Inseguito da avvisi di garanzia e avvertimenti
mafiosi, il primo cittadino di un paese quasi morto e ora ripopolato e rinato,
è accusato di reati d’ogni specie, contro di lui è stata lanciata una rete a
strascico, per trovare comunque una trasgressione alla legge e quindi una
ragione per l’arresto.
Malversazione, l’accusa più pesante, è stata
cassata dal Gip («non c’è stato nessun arricchimento»), ma sono rimasti altri
addebiti, oltre alla madre di tutte le colpe, il «favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina».
Il ministro Salvini, eletto in Calabria, vuole
fare piazza pulita, di immigrati e di rom, lo ripete ogni giorno, e ancora
ieri, da Napoli, arringava la folla dei suoi fan contro le prede della sua
caccia grossa. Ma sbaglia quando dice che il sindaco vale zero, come è
evidente, se lo devono arrestare significa che è troppo pericoloso, che il suo
esempio non deve essere seguito. Va stroncato.
Questo governo, con la nefasta accoppiata dei due
vicepresidenti, ha fatto terra bruciata dei principi di umanità e di
accoglienza, Lega e 5Stelle hanno combattuto l’opera di salvataggio delle Ong
(«i taxi del mare», secondo Di Maio), e ora insieme si scagliano contro il
modello Riace.
I gialloverdi hanno appena recapitato al Quirinale
il loro trofeo, il decreto sulla sicurezza e sull’immigrazione. Prevede, contro
gli immigrati, misure punitive come la revoca della cittadinanza in caso di
reati legati al terrorismo. In Europa ci aveva provato il socialista Hollande
nella fase acuta delle stragi. Ma non gli fu consentito e va detto che in
Francia gli immigrati, come nel caso dei parenti del ragazzo ucciso a fucilate
nella baraccopoli di S.Ferdinando, vivono con molti problemi ma in dignitose
case popolari.
Il presidente Mattarella ha tra le sue mani il
decreto-Salvini, benzina sull’onda nera ormai dilagante. Non sappiamo se
passerà il vaglio degli uffici, ma se non venisse radicalmente cambiato sarebbe
un altro brutto segno
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