Adriana Pollice – Il manifesto
03 Ottobre 2018
«Chiedete a Saviano, a Boldrini, ai campioni
dell’immigrazione fuori controllo»: il ministro dell’Interno, Matteo Salvini,
commentava così ieri la notizia dell’arresto del sindaco di Riace, Mimmo
Lucano. E ancora: «Vado avanti chiudendo i porti, facendo risparmiare agli
italiani e agli immigrati perbene soldi e tempo».
SONO LE 9 DI MATTINA e il leader leghista piomba
nel rione napoletano del Vasto, alle 11 c’è il Comitato per l’ordine e la
sicurezza in prefettura dedicato alla baby criminalità e ai clan, ma prima il
ministro si concede una passeggiata nella parrocchia del Buon consiglio in via
Milano. Dei tanti quartieri difficili, ha scelto quello dove stanno fiorendo
sedi di FdI e Noi con Salvini, dove il Comitato Vasto da due anni organizza la
rivolta dei residenti contro i migranti, un problema talmente grande da non
lasciare al comitato il tempo di denunciare i clan che impongono lo spaccio, il
pizzo e il commercio di merce contraffatta.
La zona insomma è propizia per applausi, cori
(«Matteo aiutaci!») e persino selfie con i migranti. Il ministro si affaccia
dal balcone della parrocchia e poi promette: «Mi impegno a portare cento uomini
delle forze dell’ordine a Napoli per controllare via per via, palazzo per
palazzo. Al Vasto siamo già scesi da mille a 600 richiedenti asilo, l’obiettivo
è arrivare a zero irregolari. Tornerò quando avrò riportato un po’ di ordine
aumentando i controlli, gli allontanamenti, sgomberando le case occupate».
SE AL VASTO SONO STATI concentrati 950 migranti
nei Cas, il 75% del totale in città, è perché la prefettura, che dipende dal
Viminale, ha autorizzato la loro apertura in grandi alberghi riconvertiti, un
affare più volte denunciato dagli stessi migranti. «Salvini è venuto nella
stessa strada dove ad agosto due ragazzi bianchi hanno sparato senza motivo a
un ragazzo senegalese e non ha detto una parola – racconta Ahmed, del Movimento
migranti e rifugiati, che vive in zona
Il suo decreto è un regalo alle mafie: distrugge
il modello Spar per favorire le speculazioni dei Cas, crea un esercito di
irregolari pronti per essere sfruttati. Vuole più sicurezza? Si impegni per
diritti, lavoro e sanità per tutti». Giulio Riccio lavora alla Les, che
gestisce uno Sprar al Vasto: «Le pratiche per le regolarizzazioni stanno
subendo nuovi ritardi e crescono gli abusi. Aumenteranno i senza fissa dimora
stranieri in virtù di norme incostituzionali».
A via Toledo, intanto, c’erano gli attivisti
partenopei. Lunedì sera sono stati affissi nel centro storico i manifesti con
il coro intonato a Pontida nel 2009: «Senti che puzza, scappano anche i cani,
stanno arrivando i napoletani», in basso la firma «Napoli non dimentica». In
strada ieri i cartelli erano per Mimmo Lucano e contro il governo («Lega
ladrona, dove sono i 49 milioni») mentre i migranti intonavano «Tout le monde
odia Salvinì». Almeno in 500 hanno cercato di raggiungere la prefettura
infilandosi nei vicoli dei Quartieri spagnoli per aggirare lo spiegamento di
poliziotti e camionette, ma le forze dell’ordine hanno reso l’area
inespugnabile. Si sono comunque avvicinati dal lato di Chiaia per intonare
«Mariuo’» (ladro ndr) all’indirizzo di Salvini con tanto di lancio di monetine
in stile Craxi.
AL TERMINE DEL COMITATO, il leader leghista fa il
punto: «Su 538 richieste di asilo esaminate negli ultimi due mesi quelle
accolte sono 8. Vuol dire che veniva dato vitto e alloggio a un esercito che la
guerra ce la portava a Napoli. Con l’operazione Scuole sicure ci sono 250mila
euro per videosorveglianza e polizia. Cancelleremo la camorra, ai genitori di
ragazzi che spacciano va tolta la potestà sui figli». Sugli sgomberi: «Ho detto
al sindaco di indicarmi un quartiere e da lì si parte con la bonifica». E sui
rom: «Spero di arrivare a zero campi». Il sindaco Luigi de Magistris attacca
Salvini: «Ha alimentato il conflitto tra poveri. Ho chiesto più forze
dell’ordine, di liberarci dalle gabbie normative per assumere poliziotti
municipali, maestre ed educatori. Non abbiamo avuto risposte ma ascolto». La
replica: «Al tavolo dice una cosa e poi ne dichiara un’altra. Inserirò le sue
richieste nel decreto sicurezza»
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