lunedì 30 luglio 2018

GAZA Nuovo attentato terroristico a nord di Gaza


Patrizia Cecconi, Pressenza Italia
30 luglio 2018


Un missile lanciato su un gruppo di giovani durante un raid aereo uccide due ventiquattrenni a est di Jabalia.
Il terrorismo con cui Gaza è costretta a fare i conti lascia il mondo silente o distratto. I media di massa, che nella società dello spettacolo hanno la funzione di creare o ridurre attenzione, svolgono egregiamente il loro compito in questa striscia di Medio Oriente che porta il nome di Gaza e nella più ampia zona della Palestina storica che porta il nome di Cisgiordania o, nel progetto di annessione israeliano il nome di Giudea e Samaria.
 La loro capacità di creare attenzione si mostra nel momento in cui le vittime sono in numero troppo alto per poter essere ignorate o nel caso in cui le vittime, anche se leggermente ferite, siano israeliane.
Alla capacità di creare attenzione viene aggiunta l’abilità di creare empatia e quindi negli ultimi tempi, per scarsezza oggettiva di vittime israeliane – essendo queste limitate a un solo soldato – l’empatiaa viene creata con i  bambini che scappano terrorizzati nei rifugi quando le sirene avvertono dell’arrivo di missili nemici. Non tutte le vittime o potenziali vittime dei missili godono di rifugi e quindi, quando l’azione terroristica è commessa da Israele, generalmente comporta un numero più o meno alto di vittime le quali, in assenza di rifugi,  non muoiono di paura ma muoiono per davvero.
L’atto terroristico di questa mattina a nord est di Gaza non è stato anticipato da nessuna sirena che potesse creare paura e far correre nei rifugi, anche perché a Gaza i rifugi si chiamano “tunnel” e in quanto tali, per quella magica polisemia che le parole assumono, possono essere bombardati senza scrupoli né rimorsi.
Il risultato dell’ultimo (finora) missile israeliano è stato di due morti accertati e probabilmente diversi feriti. L’unica notizia d’agenzia ha specificato che sono “rimasti uccisi” due palestinesi aderenti al Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Chi non conosce la geografia politica della Palestina non sa che il Fronte popolare è un movimento politico di ispirazione comunista e che moltissimi suoi iscritti, detti di solito “esponenti” sono da anni nelle galere israeliane. Un po’ come gli oppositori politici italiani durante il fascismo!
Alla luce dei fatti, “Assassinati due giovani del FPLP in attacco terroristico” sarebbe il titolo giusto. Giusto ma disdicevole. Non perché l’appartenenza al Fronte in sé non giustifica l’omicidio, questo è o almeno dovrebbe essere logico, ma è disdicevole perché rischia di far tornare alla mente il carattere terroristico dello Stato ebraico, nato sul terrorismo e sviluppatosi – sebbene la scelta comunicativa gli abbia cambiato intelligentemente nome – sviluppatosi sul terrorismo. Del resto basti ricordare che terroristi della portata di Shamir, Sharon o Begin, tanto per citarne alcuni, sono diventati ministri e deputati dello Stato di Israele che con le loro azioni, spesso paragonabili ai nostri Marzabotto o S.Anna di Stazzema, avevano contribuito a far nascere. Questi sono dati storici e non opinioni.
Oggi nessuno dei media main stream osa chiamare le azioni dello Stato ebraico con il loro nome corretto, cioè “azioni terroristiche” e pertanto la chiarezza è appannaggio della stampa libera che generalmente è stampa on line. Esattamente come quella che state leggendo.
Senza slogan, senza fanatismi né prese di posizione di parte – sebbene queste non possano non esserci pena il rientrare nella categoria degli indifferenti, stigmatizzata da Gramsci – possiamo affermare che la realtà oggettiva ci mostra uno Stato occupante e assediante, e pertanto fuorilegge in base al Diritto internazionale, che commette continui assassini o stragi o massacri che qualcuno definisce genocidiari e che, nonostante tutto ciò,  gode impropriamente di totale impunità riuscendo addirittura a passare per la vittima della situazione che il comportamento dei suoi ideologi, dei suoi strateghi e dei suoi governanti ha creato.
Quindi, non rientrando nella definizione di main stream ma in quella di stampa libera, possiamo affermare che nel suo ultimo attentato terroristico, servendosi di missili sganciati da aerei da guerra su un gruppo di civili, l’aeronautica israeliana ha ucciso due civili, Ayman Nafed Rabie Najjar e  Muhannad Majed Jamal Hamude. Entrami i giovani assassinati erano iscritti al PFLP ma questa non è un’attenuante per l’assassino né per i suoi mandanti.
Fermare Israele non è compito della stampa, neanche di quella libera, ma denunciare la realtà ai nostri lettori, affinché il stesso concetto di democrazia non venga a deteriorarsi oltre quanto già avvenuto, accettando come normale agire politico il terrorismo e l’illegalità costante purché praticati da uno Stato definito ancora democratico, questo sì, denunciare  questo è un dovere della stampa. Di quella sinceramente democratica, è ovvio.

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