In questa
foto del 28 dicembre 2017, Ahed Tamimi viene portata in un’aula di tribunale
all’interno della prigione militare di Ofer vicino a Gerusalemme.
Gideon Levy
30 luglio 2018
30 luglio 2018
Dopo otto mesi di prigione, pochi
giorni prima del suo previsto rilascio, ora le va detto: ne è valsa la pena.
Non cessare di resistere all’occupazione israeliana.
Domenica dovresti uscire di
prigione, finalmente, insieme a tua madre. Ma forse è meglio non dirlo troppo
forte; lo Shin Bet potrebbe emettere contro di voi un ordine di arresto
amministrativo. Dopotutto, solo poche settimane fa aveva stabilito che sei
ancora “potenzialmente pericolosa”, ma vogliamo sperare che fra tre giorni tu e
tua madre sarete di nuovo libere.
Vogliamo anche sperare che dallo
scorso inverno, nei tuoi mesi di prigionia, il potenziale pericolo che
rappresentavi non sia diminuito; che tu sia ancora pericolosa per
l’occupazione, che non smetterai di resistere. Conoscendo la tua famiglia, che
la propaganda israeliana chiama una “famiglia di terroristi” e una “famiglia di
assassini”, so che non c’è possibilità che ciò accada. Il tuo spirito non vacillerà.
Il tuo “pericolo” non si dissiperà.
Tu e tua madre siete state in
prigione per otto mesi, sebbene non abbiate fatto nulla di sbagliato tranne
esercitare una resistenza naturale e giustificata all’occupante, che aveva
invaso il vostro cortile. Hai colpito con le mani nude un soldato armato e
corazzato, tanto forte quanto una ragazza di 16 anni può colpire un soldato
armato, corazzato, e tua madre l’ha filmato. Quello è stato il vostro crimine.
Nell’occupazione, solo i soldati possono colpire. Hai fatto quello che
qualsiasi persona coraggiosa che vive sotto occupazione avrebbe fatto, lo hai
schiaffeggiato. L’occupazione perviene a molto più di questo.
Ciò è accaduto dopo che lungo la
strada che conduce a casa tua, i soldati avevano sparato alla testa di tuo
cugino quindicenne, Mohammed Tamimi, ferendolo gravemente. Dovresti sapere che
da allora, nonostante la sua disabilità, lo hanno arrestato nuovamente e
poi rilasciato. Anche tuo fratello è
stato arrestato, e rilasciato.
Nabi Saleh sta aspettando le sue
figlie. Bassem sta aspettando Nariman e Ahed. Ci sono anche Israeliani che
aspettano il loro rilascio. La scorsa settimana è stato riportato un altro episodio
di resistenza alle forze di occupazione: alcuni giovani hanno lanciato pietre a
dei soldati della Polizia di Frontiera e ferito una poliziotta, che è stata
portata all’ospedale.
Una pietra può uccidere e c’è una
nuova, più dura politica contro i lanciatori di pietre. Tre giovani sono stati
arrestati, ma sono stati rilasciati in un lampo. Sono coloni di Yitzhar. Ahed non ha ferito nessuno e ha trascorso
otto mesi in prigione. No, non c’è apartheid nei Territori.
Ahed sarà rilasciata domenica in
una nuova realtà. È diventata un’icona. Mentre era in prigione, Gaza si è
sollevata e ha pagato con la vita di 160 dei suoi abitanti, uccisi a colpi di
arma da fuoco da parte di cecchini israeliani. Decine di altri sono rimasti
disabili, alcuni perché Israele ha negato loro le cure mediche adeguate.
Mentre Ahed era in prigione, la
West Bank è sprofondata nel suo torpore estivo, impegnata in divisioni e
dispute interne. La West Bank ha bisogno di Ahed. La resistenza ha bisogno di
Ahed. Non che una ragazza possa cambiare il mondo, ma la generazione di Ahed
deve essere la prossima generazione resistente. Quella che l’ha preceduta è
ormai persa; i suoi figli uccisi, feriti, arrestati, disperati, stanchi,
esiliati o uniti alla borghesia.
Sì, si può essere Israeliani e
sostenere i Palestinesi che resistono all’occupazione, come Ahed Tamimi, e
augurare loro il successo. In effetti, si deve fare così. Con le sue mani nude
e il suo aspetto straordinario, Ahed è la speranza per il futuro, l’ispirazione
per gli altri. Lo Shin Bet si era opposto al suo rilascio anticipato, dicendo:
“Le sue affermazioni mostrano la sua ideologia estremista e, valutata la
situazione della sicurezza, il suo rilascio anticipato costituisce una
situazione di potenziale pericolo.” Sono passati mesi, e si spera che lo Shin
Bet creda che Ahed abbia cambiato la sua ideologia grazie ai suoi mesi in
prigione. Altrimenti non sarà rilasciata.
Ma lo Shin Bet sa anche che, di
là dall’avere voluto vendicarsi e soddisfare l’opinione pubblica israeliana, di
là dal disperato tentativo di tacitarla con la forza, non vi è alcuna
giustificazione per l’incarcerazione di questa ragazza di Nabi Saleh. Lo Shin
Bet sa che la sua ideologia “estremista” è l’ideologia di tutti coloro che
vivono sotto l’occupazione.
Ora ad Ahed va detto: ne è valsa
la pena. Continua così, Ahed. Continua a resistere all’occupazione. Continua,
ogni venerdì,a partecipare alle proteste del tuo coraggioso villaggio. Continua
a “incitare” , denigrando l’occupazione e documentando i suoi crimini. Continua
a schiaffeggiarla, se invade di nuovo il tuo giardino, o spara alla testa del
tuo giovane cugino.
Trad. Grazia Parolari–
Invictapalestina.org
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