Disintegrati.
Per Di Maio azione «legale e pacifica» per chi era dentro, no: «Trattati come
animali»
Giuliano Santoro, Il manifesto
27 luglio 2018
«Sui campi rom non guarderò in
faccia a nessuno», aveva detto Virginia Raggi due anni fa, appena insediata in
Campidoglio, parlando in privato ai suoi assessori. Ha mantenuto la minaccia e
ha sgomberato Camping River, a due giorni dallo stop allo sfratto intimato
della Corte europea per i diritti umani e all’indomani dell’incontro con Matteo
Salvini (che aveva definito senza giri di parole «parassiti» i rom che vivono
nelle baraccopoli).
LA SINDACA HA TIRATO DRITTO senza
pensarci un attimo. L’operazione è cominciata ieri di buon mattino. Per
chiudere l’insediamento sulla via Tiberina dove vivevano fino a ieri quasi
trecento persone, con una netta prevalenza di minori, sono intervenuti 250
uomini in divisa, soprattutto dei vari corpi della polizia municipale. Hanno
creato un cordone invalicabile attorno all’area: accesso inibito a legali,
giornalisti e parlamentari.
«Stanno sgomberando un campo che
funziona, che ha un tasso alto di scolarizzazione e che non ha mai creato alcun
problema», commentano increduli gli operatori. I rom, dal canto loro,
denunciano l’ intervento duro da parte degli uomini in divisa e segnalano l’uso
di spray al peperoncino.
Il comandante dei vigili Antonio
Di Maggio nega ogni tensione. Si tratta di un agente di esperienza, nominato al
vertice del corpo nel marzo scorso quando si trovava a diciotto mesi dalla
pensione. È uno che ha la fama di essere un duro, Di Maggio. Che già in passato
è stato al centro di polemiche per l’uso spregiudicato dello spray da parte dei
suoi uomini. Quando lo sgombero è ancora in corso, dal vertice del Movimento 5
Stelle arriva la copertura politica di Luigi Di Maio: «È stato uno sgombero
pacifico e lo ritengo legittimo», dice il vicepremier grillino.
I RACCONTI CHE ARRIVANO da dentro
la struttura raccontano una verità diversa. «Ci hanno trattato come animali –
riferisce Florin, 31 anni – Hanno spinto a terra alcune donne. Qualcuno è
uscito volontariamente, qualcuno è svenuto. Io sto andando a prendere la mia
roba non so dove andrò».
Salvini affida la sua
soddisfazione a un tweet che invoca «Legalità, ordine e rispetto prima di
tutto». La tolleranza zero, è il messaggio, non prevede la solidarietà. Poco è
cambiato rispetto alle condizioni di partenza. Con lo sgombero la maggior parte
degli abitanti di Camping River finisce in mezzo a una strada, a pochi è stato
garantita l’unità del nucleo familiare e un’esigua minoranza ha accettato di
dividersi per andare in strutture emergenziali. A una famiglia di 13 persone
con un neonato sarebbe stato offerto di andare a vivere nelle casette montabili
Ikea che nel’inverno scorso la Croce rossa messo su per far fronte a emergenze
del genere. Solo cinque persone, infine, hanno firmato per il bonus di tremila
euro in cambio del rimpatrio.
QUANDO IL SOLE del primo
pomeriggio infiamma l’asfalto tutto pare già essersi consumato. Regna una calma
irreale tra le casette del Camping River rivestite dai sigilli della polizia
municipale.
Fuori si radunano molti degli
abitanti, compresi quelli che in un primo momento avevano accettato un ricovero
d’urgenza. Dal comune hanno provveduto a fare piazza pulita, per di più facendo
passare il raid come un intervento a tutela dei rom, dettato da impellenti
condizioni di «emergenza sanitaria». È la stessa identica formula che Virginia
Raggi aveva utilizzato il giorno prima per chiosare le parole con le quali
Salvini sfidava la Corte europea e garantiva l’appoggio delle forze dell’ordine
per l’iniziativa del comune. Si era capito bene che il patto tra i due si era
stretto ulteriormente ma in pochi si attendevano che la procedura scelta la
tempistica avrebbe sfidato apertamente il giudizio della Corte.
«AL CONTRARIO di quanto sostiene
Salvini questo sgombero avviene nell’illegalità – ragiona il deputato Riccardo
Magi, di Radicali Italiani – L’Italia rischia condanne e sanzioni». Oltre a
Magi, sono accorsi il compagno di partito Alessandro Capriccioli, il capogruppo
piddino Giulio Pelonzi e Stefano Fassina di Sinistra Italiana. Non è stato
avvistato neanche uno dei 25 consiglieri comunali che compongono il monocolore
grillino in Campidoglio. Raggi parla di «una ‘terza via’ basata su inclusione e
rispetto della legalità, tutela dei diritti e rispetto dei doveri», ma qui
fanno notare la durezza della sua scelta. Alcune classi delle scuole di zona
chiuderanno per mancanza di iscritti.
Hanno perduto decine di alunni, messi
per strada dall’oggi al domani. In serata, da Strasburgo prendono atto
dell’atto compiuto e del fatto che il procedimento decade perché proprio i
nuclei ricorrenti, nelle ore in cui era vietato l’accesso al campo, hanno alla
fine accettato le soluzioni alternative. Alla sindaca tanto basta per
dichiarare vittoria.
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