giovedì 28 giugno 2018

Caso Alpi-Hrovatin, gip dice no ad archiviazione


Sul caso Alpi-Hrovatin non cala il sipario. Il giudice delle indagini preliminari Andrea Fanelli, che ha esaminato la richiesta della Procura di Roma di archiviare l’indagine sull’agguato all’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e al tele cineoperatore Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzio del 1994, e l’opposizione all’archiviazione presentata dalla famiglia Alpi, ha ordinato di proseguire le indagini. La richiesta di archiviazione era stata ribadita dalla Procura di Roma anche un mese e mezzo, quando aveva depositato alcune intercettazioni risalenti al 2012 ricevute dalla Procura di Firenze all’inizio di quest’anno, intercettazioni che però lo stesso ufficio inquirente della Capitale aveva considerato irrilevanti.
Il giudice delle indagini preliminari ha mostrato di non condividere la valutazione della Procura, di non considerarle irrilevanti. O comunque ha ritenuto necessario approfondire alcune questioni. Così ha assegnato alla Procura di Roma e ai legali di parte civile della famiglia Alpi, gli avvocati D’Amati e Palermo, altri sei mesi per le ulteriori indagini. E ha indicato sei punti da chiarire con i nuovi accertamenti. A cominciare proprio da alcune circostanze legate alle intercettazioni, conversazioni in cui due cittadini somali residenti in Italia, coinvolti in una inchiesta per traffico di esseri umani, parlando del caso Alpi avevano affermato: “L’hanno uccisa gli italiani”, facendo poi riferimento a soldi che sarebbero arrivati dalla Somalia e destinati all’avvocato Douglas Duale, difensore di Hashi Omar Hassan, arrestato, condannato ingiustamente per l’omicidio dell’inviata di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, infine scarcerato e poi assolto nel processo di revisione di Perugia. Il gip ha anche ordinato di chiarire tre questioni importanti: la prima, se a Mogadiscio, il giorno dell’agguato a Ilaria e Miran, vi fossero ancora militari italiani; la seconda, accertare le ragioni del ritardo della trasmissione da Firenze a Roma delle intercettazioni della Guardia di Finanza del capoluogo toscano, datate 2012 e che dovevano immediatamente essere inviate nella Capitale; infine ha chiesto ascoltare una fonte confidenziale del Sisde che nel ‘97 fece importanti rivelazioni al Servizio Segreto italiano.
Insomma, c’è ancora un filo a cui aggrapparsi nella ricerca della verità, chiesta fino all’ultimo istante di vita da Luciana , la madre da Ilaria – scomparsa due settimane fa- , dai giornalisti del Tg3 con la Federazione Nazionale della Stampa, l’Usgrai, Libera Informazione, Articolo 21, Libera, Legambiente.
Libera: “Una bella notizia che riaccende la speranza per ribadire che non archiviamo verità e giustizia”
“Una  bella notizia che riaccende la speranza per ribadire ad alta voce che noi non archiviamo la verità e la giustizia. Sì, perché riteniamo che Ilaria e Miran siano stati uccisi perché cercavano la verità: la verità e la giustizia che le mafie e i poteri illegali calpestano e che la giustizia ha il dovere di portare alla luce. A Luciana e Giorgio, i genitori di Ilaria, è rivolto il nostro pensiero ma soprattutto la promessa che faremo il possibile per mantenere alta l’attenzione sul procedimento giudiziario con le nostre parole, scelte e azioni. A chiedercelo sono Ilaria e Miran; è la passione che hanno saputo trasmettere in tanti, ma è anche la coscienza – di cui sono stati testimoni – che la democrazia è un cammino arduo ma appassionante se lo percorriamo unendo le forze, portando ciascuno il proprio impegno e la propria sete di verità”.
In una nota Libera commenta la notizia di nuove indagini sull’omicidio di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 assassinata assieme all’operatore tv Miran Hrovatin il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio. Lo ha deciso il gip Andrea Fanelli, che, sciogliendo la riserva, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata tempo fa dalla Procura di Roma e ha disposto ulteriori accertamenti da effettuarsi entro il termine di 180 giorni.

Nessun commento:

Posta un commento