L’agognato vertice europeo
sull’immigrazione ha partorito un meccanismo di chiusure progressive che
ricorda un macabro reality in cui i concorrenti devono superare prove sempre
più difficili e pericolose nel tentativo di arrivare alla meta con il rischio
sempre presente di ritornare dal via. La produzione si annuncia molto costosa,
i concorrenti tantissimi e l’esito scontato in termini di perdita di vite umane.
Primo step: chiusura del
Mediterraneo. Si delega alla guardia costiera libica la gestione dei salvataggi
in mare. Il Mediterraneo ritorna ad essere un buco nero delle vite e dei
diritti. I viaggi del mare saranno ancora più pericolosi e i flussi si
sposteranno verso altri varchi.
Secondo step: una volta
intercettati i fuggitivi verranno riportati in "piattaforme extra UE"
in Libia o negli altri stati nord africani dove saranno vagliati, rimpatriati o
rilasciati e, in tutti i casi tenteranno ancora una volta di fuggire.
Terzo step: se i fuggitivi ce la
fanno ad arrivare autonomamente, verranno rinchiusi in hotspot, questa volta su
base europea. La solidarietà europea si traduce nella costruzione di carceri
europee.
Quarto step: una volta rinchiusi
verranno esaminate le domande di asilo ma si preannuncia una vigorosa stretta e
un aumento dei rimpatri, per cui: si riparte dal primo step.
Quinto step: per chi supera anche
la fase precedente, una volta usciti dagli hotspot si entra in una prigione più
grande perché vengono impediti i movimenti all’interno della UE, quindi di
fatto viene sospeso Shengen per una determinata categoria di persone in attesa
che venga sospeso per tutti.
L’Europa, che isola non è, aspira
a diventarla sempre di più, la solidarietà è abolita per legge e al suo posto
si instaura lo stato di Polizia generalizzato interno ed esterno.
Allora ci domandiamo: questo
impianto, che leva il fiato, era l’unico possibile?
Secondo noi no. Ecco cosa era
possibile fare:
Introduzione del permesso di soggiorno
europeo, cioè di un permesso ancora rilasciato da ciascuno stato ma con
validità in tutta la UE.
Prevedere forme vincolate di visti di ingresso
per motivi umanitari nei paesi di origine o transito investiti da conflitti
armati o da gravi violazioni dei diritti fondamentali per richiedere protezione
internazionale.
Revisione del regolamento di Dublino con la
previsione del diritto del richiedete asilo di scegliere il paese di
destinazione.
Abolizione della procedura d’ingresso
attraverso il decreto flussi.
Rilascio di un visto di ingresso per ricerca
lavoro e relativo permesso di soggiorno per ricerca lavoro della durata di
almeno 12 mesi.
Regolarizzazione ordinaria dei migranti già
sul territorio che svolgano un’attività lavorativa, che abbiano concreti legami
familiari o non abbiano più rapporti significativi con lo stato d’origine.
Ampliamento delle possibilità di
ricongiungimento familiare.
Trasferimento delle competenze in materia di
permesso di soggiorno dalle questure ai comuni.
Intanto, noi continueremo a dare
supporto a chiunque riesca ad arrivare.
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