mercoledì 27 giugno 2018

Indiscriminata caccia ai ‘Ninja’




Un conflitto cosiddetto “a bassa intensità” si consuma da due anni nel sudest del paese nel silenzio quasi totale dei media. Oggi, un rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite Irin documenta la devastazione provocata dai bombardamenti dell’esercito sui villaggi, abbandonati dagli abitanti, costretti cercare riparo nella foresta.


di Alessia de Luca Tupputi  (Nigrizia)



Le piantagioni di banane e cassava sono abbandonate, i campi incolti. Nel dipartimento di Pool, un tempo noto come il ‘granaio’ del paese - circa 50 chilometri a ovest di Brazzaville -  la popolazione ha cercato riparo nella foresta e i villaggi sono ridotti a cumuli di macerie.

Oggi, in seguito alla firma di un cessate il fuoco nel dicembre scorso, circa 138.000 persone stanno facendo ritorno alle proprie case e per la prima volta in 20 mesi, gli operatori umanitari sono riusciti ad avere accesso alla zona. Quello che si è presentato ai loro occhi - riferisce l’agenzia stampa Irin - è “uno scenario di devastazione senza precedenti”.

L’inizio del conflitto

L’origine del conflitto risale a due anni fa. Quando all’indomani della contestata rielezione del presidente Denis Sassou Nguesso, una serie di attacchi nella capitale Brazzaville causò 17 morti tra cui tre agenti di polizia. Il governo puntò il dito contro i ‘Ninja’ un ex gruppo di miliziani che aveva combattuto le guerre civili negli anni '90 e 2000, guidato da Frédéric Bintsamou, meglio noto come Pastore Ntumi.

“I militari ci hanno accusato di offrire riparo alle milizie ribelli” racconta un abitante della zona, “e per questo hanno deciso di radere al suolo tutto”. Le immagini satellitari ottenute da Irin mostrano gli effetti dei bombardamenti nelle aree di Samouna, Kidamaba Goueri, Mayama e Malengo.

"Le persone mangiano quello che trovano nella foresta", ha spiegato Alain Moukouri, segretario della Caritas locale, aggiungendo che fatta eccezione per una distribuzione aerea nel villaggio di Madzia lo scorso settembre, non c'è stato "nessun accesso umanitario" in questa parte della regione.

Chi sono i Ninja

Dal marzo 2016, le milizie ‘Ninja’ e l’esercito sono stati protagonisti di una guerra civile minimizzata dalle autorità centrali e oscurata dalle altre gravi crisi in corso nella regione dei Grandi Laghi.

Nati nei primi anni '90, all’indomani delle prime elezioni multipartitiche della Repubblica del Congo, i Ninja sono un’organizzazione di cui si conosce poco. Il nome richiama all’ordine segreto delle spie giapponesi dalle abilità leggendarie. Se la comunità internazionale li definisce genericamente “elementi armati”, per il governo sono semplicemente “terroristi”. Il loro leader, Pastore Ntumi ha ripetutamente negato ogni responsabilità per gli attacchi del 2016 a Brazzaville.

Alcuni osservatori gli credono e avanzano ipotesi: non è impossibile - sostengono - che il governo abbia voluto inscenare una rivolta popolare per schiacciare il dissenso in maniera preventiva. E che i Ninja di Ntumi abbiano costituito il pretesto perfetto.

Lento ritorno alla normalità

Malgrado la firma del cessate il fuoco e la riapertura della strada Brazzaville-Kinkala-Mindouli-Kindamba, principale asse di comunicazione della zona, chiusa per un anno e mezzo a causa dell'insicurezza, il ritorno alla normalità sembra ancora in là da venire. Pastor Ntoumi non ha lasciato il suo nascondiglio nella foresta e, almeno per il momento, nessuno dei suoi uomini ha consegnato le armi.

Nei villaggi ci sono ancora più militari che civili e nella maggior parte dei casi, solo gli uomini sono tornati a occuparsi dei campi, lasciando le famiglie nascoste in attesa degli eventi.



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