venerdì 29 giugno 2018

Macron-Conte, dall’esultanza alla rissa sul finto accordo



Il Vertice visto da Roma. Il premier italiano: abbiamo rivoluzionato la Ue. Il ministro dell’Interno: accolto 70% nostre proposte



Nina Valoti, il Manifesto



«Siamo sulla stessa lunghezza d’onda». Se giovedì notte pareva che Salvini non fosse così contento dei risultati del vertice Ue di Bruxelles – «Voglio vedere i fatti» – il sonno ha portato consiglio al ministro dell’Interno e vice premier. «Sono soddisfatto e orgoglioso per i risultati del nostro governo a Bruxelles. Finalmente l’Europa è stata costretta ad accettare la discussione su una proposta italiana. Rispetto al nulla dei governi Letta, Renzi e Gentiloni – aggiunge – sono state accettate numerose nostre richieste. Ho sentito il premier Conte per complimentarmi – conclude – i ministri Di Maio, Toninelli e Moavero ai quali ho espresso tutta la mia soddisfazione perché siamo tornati protagonisti». La differenza è semplicemente sulla percentuale di proposte accolte dal testo finale: 70 per Salvini, 80 per Conte.

LA LITE È INVECE A DISTANZA tra il premier Conte ed il presidente francese Emmanuel Macron sui centri volontari per i migranti. «I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri. La Francia non e’ un Paese di primo arrivo», mette le mani avanti Macron. In buona sostanza, il capo dell’Eliseo rimanda la palla a Italia, Spagna e Grecia. Ma così per Roma salta tutto. «Abbiamo finito alle 5 di mattina. Macron era stanco, lo smentisco», gli replica stizzito Conte in conferenza stampa. Nell’accordo raggiunto, spiega, «non si fa riferimento a un Paese di primo transito o di secondo transito». Ma linea di Parigi resta quella: chiusura totale.

CONTE RIVENDICA ALL’ITALIA di aver «rivoluzionato il tavolo» sulla questione migranti fino a mantenere la possibilità di un veto su tutti i punti dell’ordine del giorno quasi fino all’alba, perche’ se ne discutesse. Certo, dice ancora Conte, se l’avesse scritto soltanto di suo pugno, il premier avrebbe inserito due cose che lo avrebbero fatto diventare valido al 100 per cento. «Vi invito a considerare il fatto – ha quindi esortato – che per molti Paesi era inaccettabile che ci fossero riferimenti ad azioni condivise, anche nel soccorso e nel salvataggio in mare». Ora «è scritto nei fatti “it’s shared” (è condiviso, ndr) mentre l’Italia prima «era sola». Per Conte gli obiettivi raggiunti sono: l’approccio multilaterale alla questione Ong che devono rispettare la legge, lo stop degli automatismi per cui chi salva vite umane le ospita nel proprio Paese, il trattato di Dublino che potrà essere rivisto. Insomma, un pugno di mosche in quest’ottica tutto basato su quell’aggettivo – «volontario» – che porterebbe altri paesi («ma non di primo approdo», come ha specificato Macron) a aprire nuovi centri di accoglienza per migranti.

NESSUN ACCENNO alla volontarietà per i nuovi hotspot, nessun riferimento all’amico Orban anche da parte di Salvini. Si riparte con la propaganda. «Stiamo lavorando per aprire i centri per i rimpatri, in Lombardia, Toscana, Calabria, almeno uno per regione, che ospitino per qualche tempo i clandestini in attesa di espulsione». Nuovi centri di accoglienza «non ne faremo anzi, stiamo lavorando per tagliare i costi esosi per scendere dai famosi 35 euro al giorno su cui sta lucrando una quantità impressionante di finte cooperative, ho firmato la sospensione dei lavori già previsti negli anni precedenti per le ristrutturazioni di tutti i centri, penso a Mineo, Isola capo Rizzuto». Inoltre «stiamo lavorando per recuperare i rapporti» con paesi come Niger, Ciad, Mali e «torneremo preso in Libia e voglio lavorare con la Tunisia».

A sera arriva la nuova faccia feroce contro le Ong. «Non vedranno più l’Italia se non in cartolina», ribadisce Salvini, annunciando che le navi umanitarie non solo non potranno utilizzare i porti italiani per sbarcare i migranti ma l’ingresso sarà loro vietato anche solo per i rifornimenti. Dunque niente più approdo a Catania, Augusta o Pozzallo per fare il carico di cibo, acqua e gasolio. Una mossa che allinea l’Italia a Malta e che, di fatto, sbarra alle navi umanitarie ogni accesso nei paesi di «primo approdo».

DI TUTTI QUESTI TEMI – ma anche di Milan e del raduno di oggi a Pontida – Salvini ha parlato con l’(ex) alleato Silvio Berlusconi ad Arcore.

IL GIUDIZIO DI FORZA ITALIA sul vertice europeo in realtà è una bocciatura completa. «Parole, parole, parole», insistono in coro con gli esponenti del Pd. L’ex ministro degli Interni Marco Minniti è il più tenero: «si tratta solo di “paghero”‘, cioè promesse, che potrebbero dimostrarsi degli assegni a vuoto». Gentiloni è più duro: da almeno un anno l’Italia si batte “per ottenere impegni vincolanti e ora invece ci affidiamo alla buona volontà, come chiesto da Visegrad». Senza dimenticare, aggiunge l’ex premier, che l’unico obbligo riguarda i movimenti secondari, come chiesto dalla Germania.

«LE UNICHE DECISIONI prese sono l’inibizione del ruolo delle Ong e l’appalto delle funzioni umanitarie alla Libia», attacca Nicola Fratoinanni di Leu. «Ironia della sorte il blocco alle richieste dell’Italia arriva proprio dai nazionalisti amici fino a che il presunto interesse della tua nazione non cozza con il quello della mia», chiude il segretario di Sinistra Italiana.

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