Porti
in faccia. Macron fa le parti del leader “umano” perché accoglie pochi scampati
ai naufragi, mentre la sua polizia sigilla le frontiere. Angela Merkel è
esclusivamente interessata ad assicurare gli alleati bavaresi che la “barca è
piena”, e che quindi saranno prese le necessarie misure per non far salire più
nessuno a bordo. E tutti gli altri, i fascisti o para-fascisti austriaci,
polacchi, slovacchi, ungheresi, che le burocrazie europee si guardano bene dal
sanzionare, si chiudono in un isolamento identitario sempre più feroce
Alessandro
Dal Lago, Il Manifesto
L’Europa comprende 48 stati,
esclusa la Russia, e ha 730 milioni di abitanti, poco più di un decimo della
popolazione mondiale. Solo negli ultimi cent’anni gran parte dei paesi europei
è stata coinvolta in una successione di guerre che hanno provocato un centinaio
di milioni di morti. E stiamo parlando della cosiddetta culla della “civiltà”
mondiale, che ha diffuso (insieme alla propaggine americana) il suo patrimonio
di tecnologie e stili di vita dapprima con la violenza coloniale e imperialista,
e poi con la forza dell’economia.
Ebbene, l’Europa – che, dopo la
catastrofe della seconda guerra mondiale, aveva cercato di imboccare la via
della pacificazione e della cooperazione – sta cavalcando di nuovo, e con
un’accelerazione impressionante, le tendenze nazionalistiche che ne avevano
quasi causato la distruzione, 73 anni fa. E qual è il fattore determinante
dell’implosione dell’utopia europea? Le migrazioni verso il vecchio continente
di alcune centinaia di migliaia di immigrati e rifugiati dall’Africa e dai
paesi asiatici in guerra. Il confuso Consiglio europeo del 28 giugno con i suoi
equivoci e le sue finzioni non è che una tappa di questa prevedibile entropia.
Giuseppe Conte, che solo la beffa di un dio ha proiettato nel ruolo di presidente
del consiglio italiano, annuncia il suo successo al vertice perché tutti gli
altri leader hanno promesso di accettare i migranti su base “volontaria”, cioè
ipotetica, cioè inesistente.
Macron fa le parti del leader
“umano” perché accoglie pochi scampati ai naufragi, mentre la sua polizia
sigilla le frontiere. Angela Merkel è esclusivamente interessata ad assicurare
gli alleati bavaresi che la “barca è piena”, e che quindi saranno prese le
necessarie misure per non far salire più nessuno a bordo. E tutti gli altri, i
fascisti o para-fascisti austriaci, polacchi, slovacchi, ungheresi, che le
burocrazie europee si guardano bene dal sanzionare, si chiudono in un
isolamento identitario sempre più feroce.
Infine ecco Salvini, il quale, da
“ministro e papà”, come esige la sua retorica ributtante, condanna alla fame,
alla sete e alla morte centinaia di naufraghi alla deriva sui barconi o sulle
navi delle Ong. Bisogna ripeterlo: più di 700 milioni di abitanti di un
continente sviluppato (o 400 se consideriamo solo la Ue) manifestano dovunque
reazioni di rigetto, che si spingono sino al razzismo attivo, verso un numero
di richiedenti asilo e migranti irrisorio, se consideriamo le proporzioni. E i
governi, dopo aver aizzato per anni le popolazioni nazionali, vellicandone il
senso di insicurezza, si adeguano, cambiando solo le tattiche. Se Minniti ha
organizzato gli internamenti in Libia – in cui agonizza, tra umiliazioni,
torture, stupri e uccisioni, un milione di migranti subsahariani – Salvini
sfrutta le tragedie in mare per negoziare un po’ di spazio in Europa, che
ovviamente non otterrà, e soprattutto per raccattare consensi in un elettorato
spaurito, impoverito e ignaro delle vere poste in gioco. Naturalmente, con la
connivenza dei grillini al governo, che fanno la parte dei poliziotti buoni, se
non dei gonzi.
E così africani e asiatici
muoiono in mare, se sono scampati ai trafficanti in Niger, alle bande armate in
Libia e alla guardia costiera di Tripoli. Più di cento solo il 28 giugno,
mentre Salvini chiudeva i porti e ruggiva contro Malta. E gli altri, i salvati?
Posta di ridicoli conflitti tra staterelli europei, che si illudono di contare
qualcosa come ai tempi della regina Vittoria o del Kaiser, migranti e rifugiati
saranno palleggiati tra leader piccolissimi che blaterano di taxi del mare,
missioni di civiltà, identità nazionali e frontiere da difendere contro le
invasioni. Esseri di carne e sangue come noi, i migranti, persi nelle terre di
nessuno, morti assiderati, reclusi sine die nei campi di concentramento.
I capetti europei pensano di
essere realistici, ma stanno gettando le basi di un declino inarrestabile,
mentre le vere potenze egemoni nel mondo osservano ghignando.
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