martedì 31 luglio 2018

RAZZISMO Daisy Osakue, ennesima vittima del razzismo “inventato”


Grazia Naletto, Cronache di ordinario razzismo
31 luglio 2018


Daisy Osakue, atleta di origine nigeriana di 22 anni, ha subito questa notte un’aggressione a Moncalieri .
Intorno a mezzanotte stava attraversando la strada per tornare a casa dopo una serata passata insieme agli amici, quando da un’auto in arrivo a tutta velocità, sono state lanciate due uova contro di lei, accompagnate da insulti. L’hanno colpita in piena faccia lesionando la cornea sinistra. I medici dell’ospedale oftalmico di Torino hanno prescritto due giorni di riposo e un nuovo controllo medico tra due giorni.
La discobola, intervistata dalla Gazzetta dello Sport, non esclude il movente razzista, ma ipotizza che gli aggressori l’abbiano scambiata per una delle prostitute che frequentano quella zona. “Ma io non voglio usare né la carta del sessismo né quella del razzismo. Una persona dovrebbe essere tranquilla e libera di camminare per strada senza che qualcuno dal nulla la aggredisca”, ha dichiarato al quotidiano sportivo.
Daisy, fa parte della nazionale di atletica leggera come discobola e avrebbe dovuto partecipare ai campionati europei in programma a Berlino dal 7 al 12 agosto, la sua gara è prevista per il 9 agosto.
Lei spera ancora di poterci andare. E noi lo speriamo con lei.
Non sappiamo quale sia il tenore degli insulti che le sono stati rivolti e se abbiano avuto o meno una connotazione esplicitamente sessista e/o razzista. Sappiamo però che davvero il numero di aggressioni rivolte contro persone nere, migranti, richiedenti asilo, rifugiati è ormai diventato intollerabile, considerarle semplici “coincidenze” significa chiudere gli occhi: la gravità dei fatti parla infatti da sola.
Ci sembra dunque indispensabile ribadire alcuni punti e lanciare una proposta.
Desidereremmo molto che il razzismo fosse “un’invenzione della sinistra”, ma le troppe vittime colpite in questi giorni ci raccontano che così purtroppo non è.
Prendere atto che c’è un problema gravissimo, forse inedito, di razzismo violento nel nostro paese non significa stigmatizzare l’intero paese come “un paese razzista”; significa acquisire la consapevolezza che c’è ed è evidente, un problema crescente di legittimazione culturale, sociale e istituzionale del razzismo, enorme a tal punto che non solo viene perpetrato in tutte le forme possibili, ma viene rivendicato in modo altisonante e che non c’è una risposta istituzionale di condanna adeguata, se si fa eccezione per le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, qualche giorno fa.
Di fronte alla gravità di questa situazione, certo resta essenziale continuare a denunciare ciò che succede giorno per giorno; è fondamentale la solidarietà quotidiana di chi è vicino alle persone che subiscono violenza, ingiustizie, soprusi e violazioni dei propri dei diritti. E’ essenziale rafforzare il sistema di protezione legale delle vittime. Sono preziose le numerose iniziative di protesta promosse in queste settimane nella forma di sit-in, appelli, proteste pacifiche, in particolare a supporto delle organizzazioni che prestano attività di sorveglianza e soccorso ai migranti in mare. Ma tutto ciò non basta.
Noi pensiamo che sia necessario rispondere alla gravità della situazione portando in piazza in una manifestazione nazionale quella parte, siamo convinti, grandissima della società italiana che non è disposta ad assistere inerme al vero e proprio Far west razzista cui stiamo assistendo in questi giorni.
Sappiamo bene che portare in piazza molte persone non è semplice. Ma assistere inermi significa rendersi in qualche modo responsabili della crescita della xenofobia e del razzismo nel nostro paese. Se riuscissimo a mettere insieme tutto il movimento antirazzista, i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati, i rom, i cittadini stranieri che vivono qui da molti anni e quelli che ormai sono diventati cittadini italiani, i sindacati, gli intellettuali, i giornalisti, i personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, tutti ma proprio tutti coloro che non sono disposti ad assistere inermi al Far west razzista di questi giorni, potremmo organizzare un appuntamento nazionale a settembre. Ci dicono che c’è già una manifestazione in programma a Milano per il 22 settembre in ricordo dell’omicidio di Abdul Guibre compiuto il 14 settembre di 10 anni fa. Che sia quello l’appuntamento su cui confluire o un altro successivo non importa, purché davvero metta insieme la più ampia parte di soggetti individuali e collettivi possibile e nessun partito la strumentalizzi a propri fini. L’iniziativa organizzata dalle associazioni rom a Roma per il 2 agosto è importantissima e ci saremo. Ma la gravità di quello che sta succedendo richiede una mobilitazione straordinaria contro il razzismo che proprio per questo non può essere organizzata in poco tempo e deve essere la più ampia possibile. 
Riusciamo a metterci tutti insieme e a farla? Chi ha più forze e mezzi dei nostri batta un colpo. Per indirla non servono riunioni oceaniche, ma dieci righe chiare a sostegno dei diritti, dell’uguaglianza e della giustizia sociale e contro il razzismo sottoscritte da personalità autorevoli di rilievo pubblico.
Perché il razzismo ci rende insicuri. Tutti.

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