Oggi
a Roma prima riunione delle associazioni. Il segretario del Pd Martina prova a
scippare l’idea, ma le associazioni: «I partiti si mettano a disposizione»
Daniela Preziosi, Il manifesto
31 luglio 2018
Il messaggio è essenziale, poche
parole per dire quello che ormai è chiaro a tutti: «In considerazione dei gravi
fatti di razzismo che stanno accadendo nel paese» appuntamento oggi pomeriggio,
«per definire i contenuti e l’organizzazione di una grande manifestazione
antirazzista e antifascista».
LA CONVOCAZIONE DA IERI gira
nella capitale sotto forma di sms, whatsapp, messaggi email. Parte da Casetta
rossa, storico spazio sociale e culturale, che ha messo a disposizione i suoi
spazi per un incontro (oggi alle 17 e 30) che ha raccolto subito il sì di Arci,
Baobab Experience e di altre associazioni impegnate nell’accoglienza e
dell’antirazzismo. L’escalation di violenza razzista nel paese, dodici casi
denunciati in due mesi; le risposte provocatorie del ministro Salvini, che cita
Mussolini e indossa magliette dell’ultradestra, bastano e avanzano per mettere
insieme un ampio fronte civico, unendo le diverse realtà. Ma anche le
personalità che si stanno muovendo fin qui separatamente: dalle proposte dello
scrittore Roberto Saviano alla battaglia culturale del settimanale Espresso di
Marco Damilano, alle testimonianze portate in tv da Zoro-Daniele Bianchi.
«Davanti alla gravità di questa situazione, è fondamentale la denuncia e la
solidarietà, il rafforzamento del sistema di protezione legale delle vittime»
scrive Grazia Naletto, presidente di Lunaria e firma del sito
Cronachediordinariorazzismo.org, «ma non basta», serve provare a portare in
piazza «quella parte siamo convinti grandissima della società italiana che non è
disposta ad assistere inerme al far west razzista». «Le istituzioni tutte siano
in campo, senza indugio e ambiguità, così come le forze politiche e sociali,
senza divisioni e distinguo, siano protagoniste di una reazione pacifica e
democratica», dice il vicepresidente del Lazio Smeriglio.
IL PRIMO PROBLEMA PERÒ è non
disperdere l’iniziativa nazionale in troppi rivoli. Il 22 settembre infatti è
già convocata un’iniziativa convocata a Milano in ricordo di Abdul Guibre,
giovane italiano originario del Burkina Faso ucciso dieci anni fa a sprangate
per aver rubato un biscotto in un bar.
IL SECONDO PROBLEMA È INIZIARE
con il piede giusto. E neanche a dirlo, è il Pd a sbagliare la prima mossa. Il
segretario Martina ieri era a Scampia (Napoli) per la seconda delle sue
riunioni di segreteria nelle periferie (la prima il 18 luglio nel quartiere di
Roma Tor Bella Monaca). Da lì prova a intestarsi l’idea: «Faccio un appello
perché tutte le realtà civiche, democratiche e associative si uniscano e
rispondano insieme a questo clima d’odio: serve una grande mobilitazione contro
questo clima razzista».
Ma se c’è un modo per sabotare un
fronte unitario antirazzista è che questo venga convocato dal Pd. A cui molte
associazioni non perdonano l’operato del ministro Minniti, indicato – a volte
persino dagli esponenti del governo gialloverde – come apripista della guerra
contro le Ong e precursore dell’accordo sui lager per migranti in Libia. «La
manifestazione dovrà essere civica e plurale, i partiti si mettano a
disposizione. C’è un arcipelago civico e di movimento che può aggregare forze
ed essere efficace in questa battaglia», avverte Gianluca Peciola, del
movimento civico romano.
Meglio sarebbe che il Pd (che per
oggi convoca un presidio a Roma a piazza San Silvestro alle 18) ripartisse
affrontando le sue contraddizioni. Dopo aver votato sì al senato al decreto che
dispone la cessione di 12 motovedette alla Guardia costiera libica, ora il
presidente Matteo Orfini chiede un ripensamento alla camera: «Si deve accettare
di proseguire nella cessione solo a patto che la Libia dia garanzie concrete
sul rispetto dei diritti umani e sull’uso che di quelle motovedette verrà
fatto», ha scritto sabato su Avvenire.
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