Migliaia
di persone hanno partecipato ieri all’evento culturale promosso da diverse
associazione israeliane per protestare contro la recente legge dello
“Stato-Nazione ebraica” che, tra le varie cose, degrada l’arabo da lingua
ufficiale a lingua dallo “status speciale”
Redazione Nena News
31 luglio 2018
La più grande lezione di araba al
mondo. E’ quanto avvenuto ieri pomeriggio nel centro di Tel Aviv: un mega
evento culturale organizzato da varie associazioni della società civile
israeliana che, accanto a vere e proprie lezioni nella “lingua del Dad”, ha
avuto anche intermezzi musicali.
L’obiettivo dell’iniziativa?
Protestare contro la legge Stato-Nazione ebraica che il parlamento israeliano
ha approvato lo scorso 18 luglio e che in sostanza nega l’uguaglianza di tutti
i cittadini – che pure è inclusa nella dichiarazione d’indipendenza di Israele
– poiché assegna de facto uno status privilegiato ai cittadini ebrei rispetto
agli arabi (quest’ultimi sono oltre il 20% della popolazione). Tra i punti più
delicati del nuovo provvedimento, c’è inoltre anche il passaggio dell’arabo da
lingua ufficiale d’Israele insieme all’ebraico, a lingua a “status speciale”.
E così, di fronte alle
discriminazioni della nuova legge, ieri migliaia di persone provenienti da
varie parti d’Israele hanno scelto di manifestare la loro netta opposizione
partecipando all’evento. Uno di questi è Shai Margolis, israeliano della città
di Modi’in che è membro dell’organizzazione “Debate4Peace”. Margolis ha le idee
chiare: “Credo personalmente che non puoi avere uno stato-nazione democratico
se questo non tratta le minoranze con uguaglianza”. Entusiasta dell’iniziativa
è stata anche Anat Ben-Yehoshua di Ramat Gan (vicino Tel Aviv). “Le cose sono
diventate così deprimenti qui con questo governo che un evento del genere dà
speranza”. A condividere il suo sentimento di gioia sono stati i tanti che, di
fronte alla Bima, uno dei principali simboli culturali dell’israelianità, hanno
preso parte alle lezioni. Molti “studenti” indossavano una semplice maglietta
su cui era scritto “Amo l’arabo” in parole arabe ma con caratteri in ebraico
nel tentativo di rivendicare l’uguaglianza delle due lingue semitiche.
Accanto alle lezioni vere e proprie
in cui i partecipanti ripetevano i termini basilari pronunciati in arabo da
alcuni insegnanti, ci sono stati anche momenti musicali. L’evento, infatti, si
è aperto con una performance musicale di Miriam Tukan, la prima “araba”
(palestinese cittadina d’Israele) a partecipare al programma televisivo di
successo “Kochav Nolad” (l’equivalente israeliano di American Idol”) cantando
in arabo. A seguire sono sfilati molti altri artisti: da segnalare è stato il
duetto tra Mira Awad (cantante e attrice “araba”) e Achinoam Nini (da noi
conosciuta semplicemente come Noa) che in più circostanze hanno partecipato a
progetti musicali di “pace e convivenza” (pochi, però, ricordano come Noa abbia
più volte ripulito l’immagine di Tel Aviv attribuendo la grave situazione
umanitaria a Gaza solo a quella “bestia chiamata Hamas”).
Ma il microfono è servito anche a
Sameh Saleimeh, una nota attivista palestinese, per ricordare come “ebrei e
arabi” debbano unirsi per combattere il governo Netanyahu. Secondo Edan Ring
dell’associazione Sikkuy (insieme al New Israel Fund, all’Abraham Fund
Initiatives, al Givat Haviva, al Yad b’Yad, all’Omdim b’Yachad e al Neve Shalom
tra gli organizzatori dell’evento) la grande partecipazione vuole dire
semplicemente una cosa: “c’è tanta gente la cui voce non viene ascoltata”.
“Loro – ha aggiunto Ring – considerano l’arabo un tesoro culturale piuttosto
che una minaccia come fanno i nostri politici. E’ davvero triste che siamo
arrivati al punto che parlare arabo nel centro di Tel Aviv sia oggi visto come
qualcosa di sovversivo”.
Ancora più politico è il commento
di Amon Be’eri Sulitzeanu, dell’Abraham Fund Initiatives: “Molti di coloro che
sono qui capiscono che siamo ad un bivio critico: o si sceglie l’apartheid o
scegliamo l’inclusione. Chi oggi era qui capisce l’importanza dell’arabo e non
ci rinuncerà”. Nena News
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