martedì 31 luglio 2018

MAFIE Beppe Montana, il commissario della catturandi


A dirlo è Teresa Principato che poi aggiunge: "Mafia altra faccia della medaglia della corruzione"

Davide de Bari, AMDuemila
01 agosto 2018

Era il 28 luglio 1985 quando il commissario Beppe Montana della squadra catturandi di Palermo fu assassinato da Cosa nostra. Era al mare a Porticello (vicino Palermo) con la fidanzata Assia, il fratello Gigi, la cognata e una coppia di amici. Il commissario si allontanò dal gruppo per portare a riparare il motoscafo. Mentre si recava dal meccanico due killer a viso scoperto gli spararono e scapparono via in moto. Quel giorno era stato tutto programmato, il poliziotto che catturava i latitanti doveva morire a ogni costo, erano stati progettati tre diversi posti dove sorprenderlo. Parenti e amici udirono gli spari e accorsero sul luogo, ma era troppo tardi.

Catturare i latitanti
Beppe Montana arrivò a Palermo nel 1982 durante la seconda guerra di mafia, che vedeva i corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano da una parte e dall’altra i boss palermitani Stefano Bontade, Totuccio Inzerillo e Rosario Riccobono. Fu a Palermo che insieme al vicequestore Ninni Cassarà, Montana fondò la sezione ‘catturandi’ della squadra mobile che aveva come unico scopo quello di arrestare i boss latitanti. Il commissario lavorava con una decina di ragazzi, tutti giovani e motivati. “La squadra di Beppe era unita, di alto livello, - ha ricordato il fratello di Beppe, Dario Montana - formata alla scuola di Cassarà. Facevano sacrifici personali, pagavano affitti di appartamenti che utilizzavano per compiere appostamenti, andavano in giro senza armi, in borghese, per ascoltare ogni sussurro, non sottovalutavano alcuna notizia. Spesso i ragazzi di mio fratello andavano alle feste di paese, magari abbordavano le ragazze per avere informazioni utili, per conoscere il territorio”.
Montana e Cassarà misero su non solo una squadra specializzata in cattura di latitanti, ma elaborarono un nuovo modello investigativo infallibile. Infatti, ebbero risultati significativi come con l'operazione a Bonfornello nel 1984, nel palermitano, dove erano stati arrestati un boss latitante e due mafiosi con posizioni di rilievo insieme a sette affiliati. Tra i criminali catturati durante la sua carriera in polizia, anche gli assassini di Rocco Chinnici e del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso nel 1982 insieme alla moglie Elisabetta Setti Carraro e all'agente Domenico Russo, oltre ad aver seguito diverse attività investigative insieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Montana riuscì anche a scoprire numerose raffinerie di droga e depositi di armi, e insieme a Cassarà e Calogero Zucchetto. Quest’ultimo andava in giro nelle borgate palermitane con il suo motorino a caccia di latitanti o di chi potesse fornirli informazioni. Per questo fu assassinato da due killer di Cosa nostra il 14 novembre 1982.
Il commissario aveva anche contribuito a stilare il famoso “rapporto dei 162”: il primo vero tentativo di delineare una mappa aggiornata di Cosa nostra e degli equilibri in via di definizione a seguito dell’avvio dell’ultima guerra di mafia. Gli indiziati erano 161 affiliati - tra cui il boss Michele Greco - legati tra loro e facenti parte di diverse famiglie della città e della provincia.
I colpi inferti a Cosa nostra stavano sempre più aumentando, così la mafia dovette correre ai ripari: eliminando i fautori di questa rivoluzione investigativa, come accaduto in passato con Boris Giuliano. E’ così che nell’estate dell’85 furono assassinati prima Montana e qualche giorno più tardi Cassarà il 6 agosto 1985 .

Dopo la morte
Dopo gli omicidi di Montana e Cassarà, le loro squadre furono sciolte e il prezioso lavoro investigativo fu vanificato. “L’omicidio di mio fratello, come quello di altri investigatori, è un delitto politico-mafioso - decretò Dario Montana - perché un poliziotto può restare ucciso durante una rapina, ma in questo caso la sua eliminazione ha come obiettivo la distruzione di un patrimonio investigativo”. Fu Montana ad avere l’idea di costituire un team speciale per scovare i latitanti e per questo è stato condannato a morte.
Dal momento della morte dei due poliziotti, a Palermo non si ricordavano successi come quelli che la squadra Montana portò a termine. Il commissario aveva arrestato la maggior parte dei 475 mafiosi finiti in galera su disposizione del pool antimafia formato da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponetto, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.
Per il delitto di Beppe Montana sono stati condannati all’ergastolo Totò Riina, Michele Greco, Francesco ed Antonio Madonia, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Raffaele e Domenico Ganci, Salvatore Buscemi, Giuseppe e Vincenzo Galatolo.
Ieri è stato ricordato dal questore Renato Cortese con una cerimonia di commiato sul luogo del vile attentato, nel corso della quale è stata scoperta una stele in marmo dedicata al ricordo dell’estremo sacrificio e coraggio. Inoltre, è stata anche deposta una corona di alloro.

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