Pubblichiamo
la lettera aperta sottoscritta da 32 personalità del mondo ebraico italiano a
proposito dell'operazione di immagine organizzata in occasione del
70°anniversario della nascita dello Stato di Israele, operazione che coinvolge
anche il nostro paese con la partenza del Giro d'Italia con grande risonanza
mediatica da Gerusalemme.
Redazione Micromega
31 luglio 2018
Nel prossimo maggio lo Stato
d’Israele compirà 70 anni. Se per molti ebrei la memoria del maggio ‘48 sarà
quella di una rinascita portentosa dopo la Shoà e un’oppressione subita per
molti secoli, i palestinesi vivranno lo stesso passaggio storico ricordando con
ira e umiliazione la Nakba, la “catastrofe”: famiglie disperse, esistenze
spezzate, proprietà perdute, il tragico inizio dell’esodo di una popolazione
civile di oltre settecentomila persone.
Molto problematica è in
particolare oggi la situazione di Gerusalemme, città che Israele, dopo averne
annesso la parte orientale, celebra come “capitale unita, eterna e
indivisibile”. Tale statuto, oltre a non essere riconosciuto dalla stragrande
maggioranza dei governi mondiali, secondo i dettami dell’accordo di Oslo del
1993 doveva essere oggetto di negoziati fra le parti in causa. Gerusalemme Est
resta quindi, secondo le norme internazionali, una città occupata con i suoi
230.000 ebrei che vi abitano in aperta violazione delle suddette norme.
A rafforzare la pretesa del
governo israeliano su Gerusalemme e a infliggere l’ennesima pugnalata al già
moribondo processo di pace è calata nel dicembre 2017, come un colpo di maglio,
l’iniziativa di Donald Trump di riconoscere ufficialmente la città quale
capitale dello Stato d’Israele: una decisione che ne trascura completamente la
complessità simbolica, ne ignora la natura molteplice e la condizione
giuridica, obliterando l’esistenza dei suoi residenti arabi palestinesi (quasi
350.000, tre quarti dei quali vivono al di sotto della soglia della povertà,
privi del diritto di acquistare terreni, costruire o ingrandire le proprie
abitazioni – da cui spesso, anzi, vengono scacciati – e di prendere parte alle
elezioni in Israele).
L’amministrazione americana ha
già annunciato che trasferirà l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme proprio in
coincidenza con il 70° “Giorno dell’indipendenza”, una “scelta che” ha
commentato il primo ministro Netanyahu lo “trasformerà… in una celebrazione ancora
più significativa”.
Ma un’altra iniziativa
concorrerà, nelle intenzioni dei suoi organizzatori, a rendere memorabile la
ricorrenza: la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme. A pretesto e
giustificazione di questa scelta, la volontà di onorare la memoria di Gino
Bartali che ha trovato un posto nel “Giardino dei giusti” di Yad Vashem, nel
2013, grazie alla sua opera di salvataggio – peraltro non così ben documentata
– di alcuni ebrei fra il ’43 e il ’44. È invece indubbio il finanziamento che
riceverà la RCS insieme alla sua “Gazzetta dello Sport” grazie a tale
operazione: 12 milioni di euro, più altri 4 offerti agli organizzatori dal
miliardario israelo-canadese Sylvan Adams, presidente onorario del Comitato
Grande Partenza Israele che afferma (da “Nena News”, 20 novembre 2017): “Questa
storica Grande Partenza della 101esima edizione del Giro ci permetterà di
presentare il nostro paese a oltre cento milioni di spettatori tra quelli
collegati via televisione e presenti lungo le strade”. E gli fa eco Yariv
Levin, ministro del Turismo israeliano: “Come parte di una rivoluzione nel
marketing, che vede Israele quale destinazione turistica e per il tempo libero,
stiamo portando il Giro d’Italia nel nostro paese”.
Se ne può quindi dedurre che il
Giro d’Italia così concepito assecondi l’esigenza israeliana di presentare al
pubblico, nazionale e internazionale, una facciata ripulita dalle immagini di
violazioni e violenze coniugandola con la ricerca di RCS Sport di capitali e di
una visibilità che immetta decisamente anche il ciclismo nel sistema di affari in cui il profitto detta le scelte e le agende dello sport.
A proposito di agende, in quella
della prevista kermesse gerosolimitana figura, dal 13 al 15 maggio, la “Marcia
delle nazioni: dall’Olocausto alla nuova vita”. Stando al testo del programma,
si prevede che si raccolgano a Gerusalemme migliaia di cristiani provenienti da
tutti i paesi per prendere parte a un convegno speciale. “Insieme con
israeliani di ogni segmento della società, le masse dei credenti in Cristo
marceranno dalla Knesset al Monte Zion e recheranno onore ai sopravvissuti
dell’Olocausto, dimostrando pubblicamente che le nazioni si ergono a fianco
d’Israele per dire ‘No! all’antisemitismo.”
Infine, ciliegina sulla torta, è
del 16 marzo la notizia che la Commissione giustizia della Knesset sottoporrà,
nelle prossime settimane, al parlamento un pacchetto di leggi che trasformano
definitivamente Israele in uno “stato ebraico”, abolendo così una volta per
tutte la tanto fastidiosa parola “democratico” dal suo statuto e facendo in tal
modo, finalmente, “chiarezza” sulla propria natura: sempre, è ovvio, per
festeggiare il 70° anniversario (vedi a questo link). Tale passaggio sancirà,
ancora definitivamente, l’esclusione dai diritti dei non ebrei residenti in
Israele e faciliterà alle istituzioni preposte il compito di sbarazzarsi
innanzitutto dei palestinesi ma anche degli immigrati non graditi.
Legittimando e rendendo
irreversibile l’annessione di Gerusalemme Est e l’occupazione della
Cisgiordania, l’intera operazione intorno al 70° anniversario della nascita
d’Israele viola la legge internazionale e affossa forse definitivamente il
processo di pace.
In quanto ebrei, consideriamo
tale operazione un vulnus ai valori di giustizia e di ricerca della pace su cui
si fonda la parte migliore della nostra tradizione. Ci rivolgiamo quindi a
coloro che hanno ancora a cuore tali valori perché respingano un’operazione
così dannosa per gli ebrei e tanta parte di umanità, chiedendo a ciascuno, con
un atto di responsabilità personale, di sottoscrivere la nostra denuncia.
Bruno
Segre, Susanna Sinigaglia, Stefano Sarfati, Anna Farkas, Carla Ortona, Stefania
Sinigaglia, Giorgio Forti, Giorgio Canarutto, Joan Haim, Miriam Marino, Paola
Canarutto, Sergio Sinigaglia, Marco Ramazzotti, Fabrizio Albert, Marina Ascoli,
Guido Ortona, Giovanni Levi, Simona Sermoneta, Shmuel Gertel, Giorgio Segrè,
Bruno Osimo, Ester Fano, Renata Sarfati, Irene Albert, Paolo Amati, Dino Levi,
Barbara Agostini, Ferruccio Osimo, Lavinia Osimo, Antoine Dubois, Daniel
Magrizos, Marina Morpurgo.
(2 maggio 2018)
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