Lo
sfruttamento delle foreste della Repubblica democratica del Congo è fuori
controllo. A trarne i maggiori vantaggi è la Norsudtimber, compagnia europea
che da sola gestisce il 60% del mercato internazionale di legname congolese,
operando illegalmente sul 90% delle sue concessioni. L’Agenzia francese per lo
sviluppo è invece uno dei principali sostenitori dell’espansione del taglio
industriale del legname nel paese.
Marta Gatti, Nigrizia
28/07/2018
Strade nella foresta realizzate
per far passare i camion di tronchi che lasciano la Repubblica democratica del
Congo (RdC). E’ questa l’immagine che restituisce il recente rapporto
pubblicato da Global Witness dal titolo “Fallimento totale del sistema”.
L’organizzazione non governativa, dopo due anni di ricerche, punta il dito
contro una compagnia europea del legname che opera illegalmente sul 90% delle
sue concessioni in RdC.
Il rapporto evidenzia come la
prassi politica congolese non punisca gli illeciti e come gli stati europei
supportino le attività di taglio del legname, nonostante le continue violazioni
normative. La compagnia in questione è la Norsudtimber, con base in un paradiso
fiscale: il Liechtenstein. Opera in Congo attraverso tre controllate e ha
ottenuto concessioni forestali su 40.000 chilometri quadrati. Nel 2017 gestiva
da sola quasi il 60% del mercato del legname internazionale del paese africano.
Global Witness definisce
“segreta” la compagnia in questione, vista la difficoltà riscontrata nel
rintracciarne i veri proprietari e considerata la complessa struttura che la
collega ad altre società registrate ad Hong Kong e Dubai.
Violazioni e illeciti
Nel rapporto vengono individuate
numerose illegalità compiute dalla compagnia. Secondo l’analisi, molte
concessioni non avrebbero presentato il piano venticinquennale di gestione
delle attività entro i termini stabiliti per legge. Attraverso l’analisi
satellitare, Global Witness è riuscita a documentare anche attività di taglio
illegale, al di fuori dei perimetri annuali.
A queste violazioni si aggiunge
anche il taglio di alberi considerati specie in pericolo o vulnerabili. Si
tratta di violazioni che la legge congolese punisce con la cancellazione del
contratto, ma nulla di tutto questo è avvenuto. Le accuse di attività illegali
sono state definite infondate dalle sussidiarie di Norsudtimber, interpellate
da Global Witness, che hanno annunciato l’imminente consegna dei documenti
relativi alla correttezza delle loro operazioni.
Nessun controllo
Global Witness sottolinea il
fallimento di tutti i soggetti deputati al controllo dell’operato della
compagnia. In primo luogo lo stato congolese che non ha punito o sanzionato le
illegalità commesse. Il governo punterebbe, inoltre, ad ampliare le concessioni
per lo sfruttamento del legname e metterebbe in pericolo le foreste garantendo
concessioni estrattive, declassando aree di parchi naturali come il Virunga. A
questi elementi si aggiunge anche la limitata capacità di monitorare un
territorio immenso avendo a disposizione poche risorse umane.
Al ruolo fallimentare dello stato
si aggiunge quello svolto dai paesi donatori, in particolare Norvegia, Francia,
Germania e Regno Unito che siedono nel “Central African Forest Initiative”, un
partenariato cooperativo tra Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del
Congo, RdC, Guinea Equatoriale e Gabon.
La coalizione supportata
dall’Unione Europea si propone di preservare il valore della foresta, mitigare
il cambiamento climatico e contribuire allo sviluppo sostenibile. Il rapporto
mette in luce il mancato contrasto delle imprese del legname da parte dei paesi
donatori, nonostante la continua denuncia di violazioni.
Ipocrisie politiche
L’ong sottolinea il generale
fallimento delle politiche di sostenibilità forestale nel bacino del fiume
Congo. L’Agenzia per lo sviluppo francese viene indicata come uno dei
principali sostenitori dell’espansione del taglio industriale del legname in
RdC. Nel marzo 2017 la Francia ha proposto un progetto da 18 milioni di dollari
per una nuova policy sulle foreste che, secondo Global Witness, potrebbe
portare all’espansione dell’area deputata al taglio, fino a tre volte quella
attuale.
Dal report emerge anche il
fallimento delle opere compensative destinate alle comunità locali. L’accesso
alla salute e all’istruzione non sono migliorati e la ricaduta economica è
stata minima.
I paesi importatori del legname
di Norsudtimber hanno fallito nei meccanismi di controllo: per mancanza di
leggi o per la loro applicazione poco efficace. Tra il 2013 e il 2017 i
maggiori importatori del legname tagliato in RdC da Norsudtimber sono stati
Cina e Vietnam. L’11% era diretto in Europa, in particolare in Portogallo e
Francia.
Non dobbiamo, poi, dimenticare
l’impatto del taglio degli alberi sulla fauna, sull’ambiente e sul clima.
Secondo le stime riportate nel rapporto, tra il 2013 e il 2014, il degrado e la
perdita di foresta nella Repubblica democratica del Congo avrebbero provocato
l’emissione di carbonio pari a quella di 50 impianti a carbone funzionanti per
un intero anno.
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