Il
Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci a Pontida con la Lega sulla
pelle dei sud.
Matteo Iannitti, I Siciliani
giovani
30 luglio 2018
30 luglio 2018
Venne il momento, durante il
governo fascista, di nominare i Podestà delle città italiane. Iniziò allora per
i signorotti di paese, per gli ex assessori, per i nobili bramosi di potere
politico la rincorsa alla tessera del Partito fascista. Era infatti condizione
favorevole, se non essenziale, essere iscritti al partito per diventare
podestà. Poi bisognava lusingare partito e prefetti: mettere in mostra
l’adesione morale ai dettami del nuovo stato fascista, ostentare decisione
nell’apprezzamento del duce e della grandezza italica. Fu così che ambiziosi politicanti
locali che mai si sarebbero sognati di servire un regime dittatoriale o di
purificare la razza, pur di mantenere il potere o di conquistarlo, indossarono
la camicia nera e si fecero nominare podestà.
Questa mattina (1/7/2018) il Presidente
della Regione Sicilia, Nello Musumeci, di buon ora si è imbarcato su un
aeroplano per recarsi a Pontida al raduno della Lega Nord. A nome di tutti i
siciliani ha urlato la sua adesione alle politiche del Governo e ha giurato
fedeltà al nuovo leader della destra, Matteo Salvini.
Nello Musumeci è il primo
presidente siciliano a solcare il palco del “prima il nord”, solo qualche ora
dopo la morte di cento persone a pochi chilometri dalla Sicilia proprio per le
decisioni del Ministro Salvini, padrone di casa, di complicare le operazioni di
salvataggio delle navi umanitarie.
Non sembrava imbarazzato Musumeci
sul palco di Pontida, dietro il pulpito con inciso lo slogan “prima gli
italiani”. I dilemmi morali sono stati abbondantemente accantonati di fronte
alla convenienza politica.
Gli ultimi sondaggi danno la Lega
Nord al 30% e in Sicilia il gruppo dirigente salviniano è quasi tutto fuori
gioco, travolto dalle inchieste giudiziarie. Per Musumeci, che non ha aderito a
Forza Italia, è un’occasione straordinaria quella di accreditarsi come il più
affidabile leghista del sud. A differenza di altri siciliani leghisti il
Presidente può contare sul suo ruolo istituzionale, sulla sua notorietà e su un
cerchio magico di fedelissimi, preparati e presentabili, che sarebbero ottimi
candidati al Parlamento europeo.
Una buona cosa per la carriera
politica di Musumeci e dei suoi fedelissimi, che non provano alcun imbarazzo a
rispolverare la camicia nera. Una pagina triste e pericolosa per la Sicilia.
Non l’ha detto Musumeci a
Pontida, a mezzo governo riunito su quel palco, che in Sicilia un terzo delle
famiglie vivono in povertà. Solo il 5% nel nord Italia. Non l’ha detto che
dalla Sicilia e dalla Calabria partono per l’estero lo stesso numero di ragazze
e ragazzi che partivano dopo la seconda guerra mondiale. Non ha neanche detto
che il federalismo fiscale ha annientato le finanze pubbliche della Sicilia e
che la solidarietà finanziaria tra nord e sud è l’unica speranza di crescita
per il nostro territorio. Non ha nemmeno detto che qui in Sicilia negli ultimi
anni, unica regione in Italia, l’aspettativa di vita è scesa perché le persone
non possono accedere alle cure mediche e neanche agli esami preventivi.
Non ha parlato Musumeci dei
pescatori di Mazara del Vallo, di Portopalo, di Lampedusa, che pescano cadaveri
di donne e bambini. Di quei pezzi di uomini che sono costretti a rigettare in
mare come se fossero spazzatura impigliata alle reti. Di quelle coscienze
atrofizzate dall’abitudine di vedere corpi morti in mezzo al mare. Non ha
parlato di quei trentamila che negli ultimi anni sono affogati nel nostro mare,
dei cimiteri siciliani che accolgono ormai centinaia di bare senza alcun nome.
Non ha detto nulla Musumeci di quei ragazzi che ogni volta nei porti di
Pozzallo e Catania portano le scarpe e i vestiti a chi arriva via mare, mentre
la polizia francese taglia i sandali ai bambini per impedirgli di varcare a
piedi la frontiera.
Ha taciuto Musumeci su una
Sicilia povera ma umana, che esiste ed è maggioranza. Ha taciuto per
convenienza, per interesse, per indegnità. Ha taciuto Musumeci, di fronte al
Ministro degli Interni, sulla mafia che avvelena le nostre vite e le nostre
città.
Ha solo indossato la camicia
nera, come i podestà durante il fascismo, dimostrando che la retorica positiva
sul suo conto non era altro che una trovata elettorale. Chi sta con Salvini non
è una brava persona.
Nessun commento:
Posta un commento