Undici
episodi in due mesi. Il clima politico non è l'unica variabile
Claudio Paudice, Huffington post
31 luglio 2018
C'è sicuramente un'intolleranza
xenofoba sopita e oggi riemersa in un clima politico nuovo, di maggiore
ostilità verso l'immigrato. C'è l'insofferenza verso chi si ritiene avversario
in un contesto sociale sempre più competitivo. C'è, in un caso, la noia che
rende stupidi e miopi, a voler dar credito alle giustificazioni dello
sparatore. C'è l'irrazionale sadismo di chi, dal sedile del proprio scooter,
trae divertimento nell'esplodere colpi ad aria compressa contro persone inermi
senza una ragione evidente.
La lunga scia di violenze contro
immigrati rende davvero arduo pensare che possa trattarsi di coincidenze. Da
Vicenza a Partinico, da Forlì a Caserta, nell'arco di due mesi sono ben undici
i casi denunciati alle forze dell'ordine di violenze nei confronti di migranti
o stranieri. L'identikit dell'aggressore varia: il giovane, il branco, l'uomo
di mezza età disoccupato o sprovveduto. L'identikit della vittima è invece
sempre lo stesso: i neri. Spesso - ma non sempre - il movente è l' odio
razziale. Non c'è solo questo nel mix di pulsioni in cui affonda l'escalation
delle violenze iniziata con la folle caccia al nero di Luca Traini a Macerata e
proseguita con l'uccisione del sindacalista Sacko Soumayla a Vibo Valentia.
L'ultimo episodio riguarda Daisy
Osakue, atleta italiana di origini nigeriane che a Moncalieri è stata colpita
all'occhio da un uovo lanciato da un'auto in corsa. La vittima ha parlato di
intento razzista da parte dei suoi aggressori aggiungendo però che "il
gesto non è stato accompagnato da insulti a sfondo razziale". Cosa sia
passato per la testa a chi era a bordo dell'auto è ancora presto per dirlo. Di
certo però la targa del veicolo nei giorni scorsi era stata già segnalata: il
gruppo di persone a bordo è stata ribattezzata "la banda dell'uovo".
Il primo episodio risale alla notte del 15 luglio sempre a Moncalieri, dove un
pensionato ha denunciato il lancio di uova contro la sua abitazione. Il secondo
episodio è invece avvenuto il 25 luglio quando tre donne bianche sono state
colpite al braccio da uova lanciate dall'auto in corsa, anche in questo caso a
Moncalieri.
Il caso di Daisy potrebbe quindi
non essere di matrice razzista, ma arriva a poche ore di distanza
dall'uccisione di un marocchino di 43 anni ad Aprilia. Anche qui indaga la magistratura
ed è presto per avanzare ipotesi di un movente razziale. La vittima era a bordo
di un'auto che all'una di notte ha imboccato una via chiusa, in strada ci sono
diversi residenti: il conducente si avvede subito del gruppo di persone, fa una
brusca inversione e fugge a tutta velocità. Tre persone si mettono
all'inseguimento e danno inizio alla caccia che si conclude una decina di
minuti dopo. La corsa finisce rovinosamente addosso a un muretto. Il conducente
dell'auto riesce a fuggire, l'altro, probabilmente ferito, scende faticosamente
dalla vettura. A questo punto viene affrontato dagli inseguitori. I carabinieri
hanno escluso un "pestaggio prolungato" e restano in attesa
dell'autopsia per definire la causa del decesso. L'ipotesi degli investigatori
è che la situazione sia "sfuggita di mano" e che l'uomo sia stato
colpito con un calcio o con un pugno, che potrebbero essere la concausa della
morte. Alla base dell'inseguimento, pare, la convinzione che si trattasse di un
ladro: nell'auto incidentata sono stati rinvenuti arnesi da scasso.
Certa è invece la matrice
razzista del pestaggio di un ragazzo 19enne di origini senegalesi a Partinico,
in Sicilia. Sette contro uno, richiedente asilo: prima gli hanno tirato le
orecchie dicendogli "Vattene via sporco negro". E poi lo hanno preso
a calci e pugni.
C'è poi una lunga sequenza di
colpi esplosi con armi ad aria compressa. Una "moda", per certi
versi, quella di sparare con armi softair: non sono letali (almeno fino a un
certo limite di energia liberata alla volata) come le armi da fuoco, il
proiettile riceve la spinta attraverso la compressione di un gas o aria.
L'ultimo caso il 27 luglio: un migrante originario della Guinea, di 19 anni a
San Cipriano d'Aversa è stato ferito al volto da un piombino. Stava rientrando
al centro di accoglienza dove risiede, quando ha sentito prima il rumore di un
ciclomotore e poi uno scoppio. Colpito in viso, senza un motivo. Dinamica
simile a Cassola, in provincia di Vicenza, dove un operaio di Capo Verde di 33
anni è stato ferito da un colpo mentre stava lavorando su un ponteggio sospeso
a 7 metri d'altezza. In questo caso a sparare è stato un 40enne italo-argentino
disoccupato del luogo che, una volta identificato, si è giustificato dicendo di
aver sbagliato mira: "Non sono assolutamente un razzista, non volevo in
nessun modo colpire quell'uomo, imploro perdono".
I piombini sparati ad aria
compressa avevano già ferito gravemente una bimba rom di 14 mesi mentre era in
braccio alla madre a Roma il 19 giugno, in via Palmiro Togliatti. A sparare un
italiano di 59 anni, ex dipendente del Senato. L'uomo non si dà pace:
"Volevo solo provare la pistola, non ho mirato contro quelle
persone", ha detto agli inquirenti che al momento escludono il movente
razziale. Ancora: a Latina due giovani nigeriani sono stati colpiti da piombini
mentre erano in attesa dell'autobus. Identificati e denunciati dai carabinieri
i presunti autori degli spari: si tratta di tre giovani 23enni della zona sui
quali ora pende l'accusa di lesioni, ma con finalità di discriminazione
razziale.
A Forlì si sono registrati due
casi a distanza di pochi giorni: il 6 luglio un ivoriano di 33 anni, residente
in Italia da diversi anni e regolare con le norme sul soggiorno, è stato
colpito mentre era in sella alla sua bici da colpi partiti da un'auto che lo ha
affiancato, prima di darsi alla fuga. Pochi giorni prima una donna nigeriana è
stata avvicinata da un motorino e una delle due persone a bordo del mezzo
l'avrebbe ferita al piede, sempre con una pistola da softair.
Un fucile ad aria compressa è
stato invece rivolto verso Konate, un cuoco maliano, nel pieno centro di
Napoli: "Hanno sparato verso di me con un fucile a piombini. Poi si sono
messi a ridere e sono andati via", ha raccontato il 22enne. Lui è
convinto, è un episodio di razzismo: "Le violenze sono collegate alla
campagna elettorale del governo basata su una propaganda contro gli immigrati.
C'è un clima di intolleranza verso tutte le persone di colore, come me. Anche
l'ignoranza ha il suo peso. E il razzismo c'era già ma sta aumentando".
Pochi giorni prima, l'11 giugno a Caserta, due cittadini del Mali sono stati
aggrediti da tre ragazzi italiani, che li hanno centrati con una pistola
softair gridando "Salvini, Salvini!".
Una serie di eventi diversi tra
loro, e la prudenza, doverosa quando le dinamiche presentano tante zone
d'ombra, induce a non farne un unico fascio. Le cause (o concause) sono tutte
da indagare. A partire da quelle più facilmente attribuibili: la nuova fase
politica, connotata da un linguaggio pubblico aggressivo e minaccioso verso gli
immigrati da parte di chi è al Governo, pronto a bollare su due piedi come
"sciocchezze" la matrice razzista di alcuni episodi. Lascia però più
di qualche dubbio anche la tendenza di una certa opposizione politica a indicare
sbrigativamente il "mandante morale" della scia di violenze, senza
interrogarsi ulteriormente su eventuali ragioni più profonde, nell'illusione
che la soluzione di "un'emergenza sociale e democratica" stia nel
puntare insistentemente il dito verso l'avversario.
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