Alida Castelli, Striscia rossa
31 luglio 2018
Nel corso dell’incontro tra il
direttivo della Casa Internazionale delle donne di Roma e le assessore
Castiglione, Baldassarre e Marzano, con la consigliera Guerrini, l’assessora
Castiglione ha annunciato la revoca immediata della Convenzione che regola il
rapporto fra la Casa internazionale delle donne e Roma Capitale. Convenzione
che avrebbe visto la sua naturale scadenza nel 2021.
Non sono state accettate le
controdeduzioni presentate dal direttivo in una memoria che ripercorreva il
lungo e vario percorso burocratico che ha segnato il rapporto tra la Casa e
l’amministrazione.
Almeno ora la situazione è
chiara! Dopo lo stillicidio degli ultimi mesi, gli appelli, la mobilitazione,
le manifestazioni, la raccolta fondi per sanare il pregresso siamo arrivate ad
un punto fermo. Punto fermo ma non di resa. Non di resa, perché nonostante
l’incapacità di capire dimostrata da questa amministrazione attorno alla Casa
si sono raccolte energie positive, e perché davanti ad un atto concreto almeno
ci sarà una concreta possibilità di impugnare questa decisione anche per via
legale.
Inutile approfondire
l’insensibilità dimostrata dall’amministrazione, che ben si inserisce nella più
generale insensibilità (per chiamarla solo così) verso il protagonismo delle
donne, verso i loro diritti, che segnano questo periodo. Di fatto negli ultimi
tempi le donne sono sparite dalla scena politica, non sono state in nessun modo
soggetto politico nella campagna elettorale e continuano a non esserlo dopo.
Tanto per fare un esempio, l’ultimo in ordine di tempo, basta pensare alle
nomine del Parlamento per il Consiglio Superiore della Magistratura: nessuna
donna eletta nel silenzio totale di un Parlamento dove le donne continuano
comunque ad avere una discreta rappresentanza.
Attorno alla lotta per mantenere
in vita la Casa Internazionale delle Donne possiamo anche continuare ad
affermare la nostra soggettività, i nostri diritti e far sentire la nostra
voce.
Ma intanto andranno esercitate
tutte le possibilità offerte dalla magistratura per impugnare un atto dove la
transazione proposta non è stata totalmente rifiutata. Andrà esercitato il
diritto di dimostrare che tutte le spese straordinarie di un bene pubblico
legate alla sua gestione erano di fatto a “carico” dell’amministrazione e non
della Casa e stiamo parlando di oltre 300.000 euro.
Si apre una nuova fase, dove a
fianco della mobilitazione e dell’attenzione anche dei media occorre aumentare
l’impegno per raccogliere i fondi che ancora mancano per far continuare a
vivere un bene prezioso per tutte le donne e non solo quelle romane.
Ecco perche le donne della Casa
invitano tutte e tutti “a sostenerci, a continuare la campagna di solidarietà
anche con un contributo economico IBAN: IT38H0103003273000001384280”.
Tutte a casa allora? Forse no, ma
dipende da tutte e tutti noi.
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