IL TETTO CHE SCOTTA. Ieri
l’annuncio della revoca della convenzione con scadenza nel 2021. 60 giorni di
tempo per impugnare la decisione. «Ci opporremo con tutte le forze»
Alessandra Pigliaru, Il Manifesto
26 luglio 2018
La
notizia è giunta ieri nel pomeriggio: il Comune di Roma revoca la convenzione
alla Casa internazionale delle Donne. Il direttivo di via della Lungara è stato
convocato appunto ieri nella sede dell’assessorato al patrimonio alla presenza
delle assessore Laura Baldassarre, Rosalba Castiglione e Flavia Marzano, che
hanno annunciato quanto stabilito alla presidente Francesca Koch, Lia Migale,
Giulia Rodano, Maria Brighi e Loretta Bondì. Attendevano da mesi, insieme alle
migliaia che si sono mobilitate in sostegno della Casa, la risposta relativa
alla memoria presentata a gennaio sulla riduzione del debito (833mila euro)
richiesto con insistenza dal Comune che tuttavia non teneva conto dei servizi
offerti, delle spese ordinarie e straordinarie sostenute dalla Casa. A niente
sono valse le trattative intercorse in questi mesi, poi bruscamente interrotte
grazie anche alla mozione firmata da Gemma Guerrini, consigliera e presidente
della Commissione delle elette, presente anche lei ieri per notiziare a
proposito della revoca della convenzione.
Non
sono valse a niente neppure la pazienza, il tentativo di mediazione, la presa
in carico di una responsabilità economica di saldare la morosità trovando un
punto di incontro sensato. Così come a niente è servita la disponibilità
espressa, nei mesi delle (finte) trattative, alla partecipazione a progetti che
potessero consolidare il rapporto che dal 1992 la Casa ha con Roma Capitale che
l’ha riconosciuta tra le sue opere. Servizi, spese vive sostenute, sia
ordinarie che straordinarie, anche supplendo carenze delle istituzioni, sono
tutte questioni che alla giunta 5stelle non interessano. Dunque memoria
respinta in nome di una strada, che è quella della burocrazia, lasciando da
parte, sempre, quella della politica. Ma è davvero così? Non si tratta di un
«semplice» sfratto dai locali del Buon Pastore, la vicenda è ancora più grave
di così proprio perché il merito è tutto politico. Si tratta dell’azzeramento,
e conseguente appropriazione, di una esperienza attraverso cui il progetto
della Casa è sorto, trasformandosi negli anni. Mettere a bando i servizi,
rilanciare su ipotetici centri di coordinamento antiviolenza, non tiene conto
del significato sotteso alla Casa. Sociale, culturale ma anzitutto politico. Ed
è in quest’ultimo punto che la giunta 5stelle vuole intervenire, agendo in
maniera dissennata e non tenendo conto di quante e quanti dalle piazze alle
università, dall’Italia e dal resto del mondo, firmano petizioni, fanno
appelli, manifestazioni, chiedono di essere ascoltati e ascoltate,
sottoscrivono affinché possano mostrare sostegno pubblico e concreto a un
progetto che è uno dei fiori all’occhiello di Roma e non solo. Non si può che
rispondere a tutto questa violenta e unilaterale presa di posizione con una
secca e ferma mobilitazione che non arretri di una virgola sul guadagno di
libertà che risiede in luoghi come la Casa internazionale delle donne.
In
un comunicato stampa diffuso ieri, le esponenti del direttivo presenti alla
riunione, dicono infatti che faranno «opposizione a tutto campo. Non possiamo –
proseguono – non rilevare che l’annuncio della revoca della Convenzione avviene
alla vigilia di agosto, nella peggiore tradizione di ogni vertenza pubblica e
privata nel nostro paese. La Casa Internazionale delle donne e tutte le
attività e servizi che al Buon Pastore vengono erogati rischiano la chiusura a
causa di questo ulteriore incomprensibile attacco della giunta Capitolina al
femminismo e alla vita associata a Roma; noi abbiamo proposto una transazione
che chiuda definitivamente la questione del debito; grazie al grande sostegno
che abbiamo ricevuto con la Chiamata alle arti e con la grande mobilitazione in
Campidoglio del 21 maggio, c’è a Roma e nel paese la consapevolezza di quanto
negativo e grave sarebbe scrivere la parola fine alla esperienza della Casa
Internazionale delle donne. Ci sentiamo per questo di chiedere a tutte e a tutti
di sostenerci, di continuare la campagna di solidarietà e anche di
sottoscrivere». Sembra incredibile ma una volta di più la giunta Raggi stupisce
per totale mancanza di presa sulla realtà. E per sordità, prima di tutto
politica.
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