Decreto dignità. Mentre i
sindacati si oppongono alla reintroduzione dei voucher in agricoltura e
turismo, Di Maio e Salvini mandano messaggi rassicuranti alle imprese venete
che criticano la stretta sui contratti a termine. Ma l’equilibrismo tra istanze
in conflitto può spezzarsi
Roberto Ciccarelli, Il Manifesto
26 luglio 2018
Per
il governo che vuole approvare un disegno di legge per dare «dignità ai
lavoratori e alle imprese» la vita è dura. Mentre le commissioni lavoro e
finanze procedono a fatica all’analisi dei circa 300 emendamenti sopravvissuti
alla Camera, la maggioranza penta-leghista affronta i rimbrotti degli
industriali veneti – parte influente della base di Salvini e Zaia – sulle norme
dei contratti come la «Waterloo del precariato» perché opera una manutenzione
sui rinnovi e durata dei contratti a termine, con il ritorno della causale dopo
12 mesi.
QUESTO
SAREBBE il pegno pagato dalla Lega ai Cinque Stelle «in cambio di un tacito
accordo sugli sbarchi dei migranti» sostiene Massimo Finco, presidente di
Assindustria Venetocentro. La tesi del presidente di Confindustria Veneto
Matteo Zoppas è che «la mancanza di flessibilità pone i presupposti di una
maggiore disoccupazione perché porta molte aziende a chiudere». Per Mario Pozza
(UnionCamere Veneto) «la Lega non può fare lo struzzo». Davanti alla modestia
della norma in discussione, questa prospettiva sembra un filino apocalittica,
lo stadio successivo è la guerra termo-nucleare.
I
VICE-PREMIER DIOSCURI Di Maio e Salvini sono accorsi ieri al capezzale delle
imprese sofferenti. Il primo le ha invitate a «valutare il testo» del «decreto
dignità» «alla fine del ciclo parlamentare». Anche il secondo ha invitato alla
calma: «L’obiettivo è garantire più lavoro, più diritti agli imprenditori e ai
lavoratori». Il viceministro all’economia Massimo Garavaglia (Lega) ha risposto
che già oggi, quando nelle commissioni si inizierà ad esaminare il problema che
fa venire il mal di testa ai padroni il governo risponderà «con i fatti.
Vedremo quando arriveremo all’articolo 1», quello che riduce da 36 a 24 mesi la
durata massima dei contratti a termine e reintroduce la causale dopo soli 12
mesi. Questo può significare molte cose: ad esempio, che la Lega si opporrà a
una misura che invece per Di Maio è necessaria «come il pane». Oppure che
troveranno una nuova mediazione al ribasso, complicando una situazione
difficile. O, più probabilmente, resterà tutto come ora. In cambio le imprese
avranno incentivi a chi trasforma in contratti stabili i tempi determinati e a
chi assume under 35. E avranno garantito un periodo transitorio fino al 30
settembre prima che le nuove norme si applichino anche ai contratti in corso.
QUELLO
IN CORSO è solo l’antipasto dello scontro che avverrà sulla manovra già a
settembre. Il ministro Tria terrà i cordoni della borsa, mentre Lega e Cinque
Stelle li tireranno per fare la «flat tax» degli uni e il sedicente «reddito di
cittadinanza» degli altri. Nel difficile equilibrio concertativo del suo
«decreto dignità» il governo gialloverde si è nel frattempo scoperto sui
voucher: un’esca per le imprese agricole, e non solo, che ha fatto insorgere
tutti i sindacati. Da giorni è in corso una protesta a Montecitorio di Flai
Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, mentre la Cgil non ha escluso di convocare un nuovo
referendum. Per loro questa concessione è il sintomo di una decontrattualizzazione
del lavoro stagionale e di una deregolamentazione ulteriore del lavoro
occasionale. L’opposto della legge del populismo declinata l’altro ieri da Di
Maio davanti alla platea dell’Alleanza delle cooperative italiane: «Serve – ha
detto – una «lotta per il lavoro e non una lotta di classe fine a se stessa,
con l’impegno di tutti, insieme, imprese e lavoratori». Di Maio rischia di
scoprire che quella «lotta di classe» contro la forza lavoro la sta facendo lui
in nome del «lavoro». Cercando di ristabilire un equilibrio tra le parti
confliggenti, il filo dell’ecumenismo si può spezzare.
I
VOUCHER CONTINUERANNO ad essere usati per pagare il lavoro di pensionati,
studenti sotto i 25 anni, disoccupati. Lega e 5 Stelle trattano sulla loro
estensione in agricoltura e nel turismo. L’idea dei Cinque Stelle è limitarli
alle strutture ricettive e alberghiere. Si punta a estendere a 10 giorni, dai 3
attuali, il loro uso in agricoltura. E si discute sulla possibilità che i
buoni-lavoro siano usati dalle piccole imprese con massimo 8 dipendenti,
anziché i 10 dipendenti indicati in precedenza. Una combinazione che sembra
portare allo scontro con i sindacati. La proposta definitiva dovrebbe essere
presentata oggi alle commissioni Finanze e Lavoro che daranno il mandato al
relatore domani. Via libera ad altre misure sulle maestre col diploma
magistrale preso prima del 2001/2002. Una soluzione che non soddisfa Stefano
Fassina e Luca Pastorino (LeU) secondo i quali Lega e Cinque Stelle saranno
responsabili del licenziamento di 7.500 assunti al termine del prossimo anno e
della cancellazione di altri 50 mila dalle graduatorie.
L’INIZIO
della discussione generale in aula è prevista lunedì 30 luglio, il voto finale
della Camera il 2 agosto. Al Senato il testo dovrebbe arrivare il 6 agosto per
essere approvato venerdì 10 agosto.
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