Decreto dignità. Intervista
sui nuovi voucher a Stefano Mantegazza, segretario dei lavoratori agricoli
della Uila-Uil
Roberto Ciccarelli, Il Manifesto
26 luglio 2018
Stefano
Mantegazza, segretario della Uila-Uil, state protestando a Montecitorio con
Flai Cgil e Fai Cisl contro l’estensione dei voucher in agricoltura. Cosa
risponde al ministro del lavoro Luigi Di Maio secondo il quale non bisogna fare
scontri ideologici?
Lontana
da noi l’idea di qualsiasi scontro ideologico. Il nostro scontro riguarda
invece il merito della norma che si intende approvare. Dobbiamo segnalare che
l’incremento da 2.500 a 5 mila euro dell’importo che l’azienda può pagare al
singolo prestatore in voucher equivale alla retribuzione di 70 giornate di
lavoro dipendente. Visto che in agricoltura non si fa un lavoro accessorio,
interpretiamo questa come una scelta precisa che tende a destrutturare il
lavoro stagionale.
Cosa significa
usare i voucher per un «monte orario complessivo presunto con riferimento ad un
arco temporale non superiore a dieci giorni» come recita l’emendamento al
decreto dignità sostenuto da Cinque Stelle e Lega?
Vuol
dire che lo Stato rilascerà alle aziende un salvacondotto da mostrare alla
guardia di finanza o ad altre istituzioni a dimostrazione di un rapporto di
lavoro assolutamente improbabile. Questo l’emendamento garantisce all’azienda
di disporre di un lavoratore per un arco temporale di dieci giorni con una
garanzia minima di lavoro quattro ore per l’intero periodo. In pratica 20
minuti al giorno. Se arriva un’ispezione è tutto a posto, non c’è bisogno di
dimostrare che si applica un contratto di lavoro e che quel lavoratore è
sottoposto a un grave sfruttamento. La norma che si intende sostituire fissa
invece l’arco temporale a tre giorni e garantisce al lavoratore una prestazione
minima di 4 ore al giorno. Qui le quattro ore sono rapportate a dieci giorni. È
una vergogna.
Lega e Cinque
Stelle prevedono che per qualsiasi impresa lavorino, pensionati, studenti,
disoccupati e percettori di sostegno al reddito presentino all’Inps
un’autocertificazione. Cosa significa?
Renderà
i lavoratori alla disperata ricerca di un’occupazione ancora più deboli. Pur di
lavorare, li si costringerà a dichiarare anche il falso, ad esempio che fanno
gli studente. In più questa norma rovescia l’onere della prova. Oggi è in
carico all’azienda, se l’azienda assume una persona che non ha i requisiti paga
un’ammenda perché compie una violazione. Domani, approvato il decreto, questo
onere è a carico del lavoratore e l’azienda non sarà colpita da nessuna
sanzione se si scopre che quel lavoratore non ha i requisiti di legge.
La maggioranza prevede
anche l’estensione alle imprese del turismo «che hanno fino a 10 dipendenti».
Quali sono in questo caso le conseguenze?
Sono
del tutto evidenti: stiamo andando verso una destrutturazione del lavoro
stagionale, a una precarizzazione ulteriore dei rapporti di lavoro, e
all’eliminazione di diritti essenziali per i lavoratori di questo paese. Le
faccio un esempio: la persona remunerata con i voucher non avrà diritto al
trattamento di disoccupazione, né alla tutela della maternità, non avrà di
fatto la possibilità di usare la contribuzione versata ai fini pensionistici.Il
provvedimento si accanisce nei confronti di lavoratori precari rendendoli più
precari e privandoli dei diritti che un paese civile ha costruito.
Nel settore
agricolo, l’autocertificazione dovrà essere presentata anche per chiarire di
non essere stati iscritti nel corso dell’anno precedente negli elenchi
anagrafici dei lavoratori agricoli. Cosa comporta?
La
stessa cosa che si prevede accadrà nel turismo: precarietà. Parliamo
di norme che saranno contenute in un provvedimento battezzato «decreto dignità»
che contiene una stretta sui contratti a termine e una nuova precarizzazione.
Come possono convivere aspetti così dissonanti?
È
una contraddizione. Non si può spacciare un decreto affermando che sarà una
«Waterloo» per il lavoro precario e poi ampliare l’utilizzo dei voucher,
privando i lavoratori di tutele e di diritti essenziali, rendendoli ancora più
deboli e più facilmente ricattabili.
La Lega ha vinto
anche questa partita?
Al
momento sembrerebbe di sì.
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