Decreto dignità. La
protesta di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil da oggi a Montecitorio: No all’estensione
dei voucher in agricoltura, turismo, e non solo. «Se vogliono combattere così
la precarietà, è una balla colossale»
Roberto Ciccarelli, IL manifesto
24 luglio 2018
È
una «fake news» che i voucher non esistano più in agricoltura e che il «decreto
dignità 2.0», così è stato ribattezzato dal ministro del lavoro Luigi Di Maio
il provvedimento che oggi inizia l’esame nelle commissioni lavoro e finanze, li
reintroduce anche nel turismo, nel commercio e, probabilmente, negli enti
locali. I buoni-lavori sono regolamentati dalla legge 96 del 2017, quella
promulgata dal governo Gentiloni dopo l’abrogazione del sistema precedente per
evitare il referendum indetto dalla Cgil. Piuttosto, parliamo di un’estensione
dei voucher che rischia di aumentare il precariato e dare una nuova sponda al
lavoro nero in un settore, quello dell’agricoltura, dove è una piaga. «Pur
ipotizzando la buona fede – sostengono i sindacati confederali
dell’agro-industriaFlai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil – il governo ci sembra
confuso. Le dichiarazioni dei ministri Centinaio e Salvini si discostano dalla
realtà».
È
LA PRESA DI POSIZIONE dei sindacati che da oggi fino a giovedì terranno un
presidio di protesta a piazza Montecitorio, dalle 9 alle 14, in occasione della
discussione alla Camera. I sindacati chiedono lo stop agli emendamenti che
puntano a restaurare i buoni-lavoro – ieri in una conferenza stampa nella sede
della Uila a Roma li hanno definiti un «caporalato degli scontrini» o «di
carta» – e un incontro al parlamento e al vicepremier Di Maio. Se così non
sarà, annunciano una mobilitazione che può portare fino allo sciopero.
A
SOSTEGNO si sono schierati anche i sindacati della funzione pubblica. Fp Cgil,
Cisl Fp e Uil Fp ritengono il ritorno dei voucher una misura «inutile in tutti
i settori, compresi quelli dei servizi pubblici. Occorre potenziare il lavoro
strutturato e di qualità – sostengono – non certo le forme che ampliano le
maglie del lavoro meramente occasionale». Nei giorni scorsi Susanna Camusso,
segretaria generale della Cgil, ha detto che si tornerà a parlare di referendum
nel caso in cui il governo vada fino in fondo sulla strada dei voucher. Ivana
Galli (Flai), Raffaella Buonaguro (Cisl) e Stefano Mantegazza (Uil) hanno
inviato al governo anche un altro messaggio, altrettanto determinato.
A
una nostra domanda su alcune dichiarazioni del vicepremier e ministro
dell’Interno Salvini (il 13 giugno scorso) a proposito di una volontà di
«semplificare la legge contro il caporalato», i sindacalisti hanno risposto,
all’unisono: «Sarà scontro totale». La legge, ottenuta dal precedente governo,
anche grazie a una lunga mobilitazione culminata con una manifestazione
nazionale a Bari, è considerata un punto di partenza, da applicare
integralmente, nella lotta contro lo sfruttamento nei campi. «La gestione
dell’immigrazione non riguarda la legge sul caporalato – ha detto Mantegazza
(Uil) – Quest’ultima è semmai uno strumento contro lo sfruttamento dei
lavoratori immigrati. Questa è un’altra “fake news” dopo quella sulla
“reintroduzione” dei voucher».
PER
I SINDACATI dei braccianti e degli operai agricoli l’allargamento dei voucher è
«in contraddizione con la lotta contro la precarietà» annunciata dal governo a
proposito della stretta sui contratti a termine, sul lavoro somministrato e
sull’aumento delle indennità in caso di licenziamento illegittimo. Il
buono-lavoro rischia di diventare un «salvacondotto al lavoro nero» in un
settore dove «un terzo delle aziende fa lavorare precariamente e in nero». «Se
vogliono combattere così la precarietà, è una balla colossale».
Senza
contare che sarebbero favorite le aziende che tagliano il costo del lavoro,
mentre saranno danneggiate quelle che rispettano il contratto nazionale.
«Reintrodurli è un grave danno – ha detto Raffaella Buonaguro (Fai Cisl) – il
lavoro agricolo è stagionale e prevede già tanta flessibilità. Noi piuttosto
vorremmo attivare la parte della legge che dovrebbe togliere dalle mani dei
caporali anche il trasporto dei lavoratori. Ancora oggi, nelle piazze di alcuni
comuni, i furgoni prelevano i lavoratori alle 4 del mattino e li portano nei
campi». «C’è il rischio che – ha concluso Mantegazza (Uila) qualcuno remi
contro per poi dire che la legge non funziona e che bisogna cambiarla».
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