All’evacuazione degli “elmetti bianchi” ha partecipato anche la
milizia “Cavalieri del Golan” che doveva gestire la “zona cuscinetto” che Tel
Aviv intendeva creare davanti al Golan. Un progetto fallito per la vittoria
dell’esercito siriano nel sud del Paese
Michele Giorgio,
Nena News
23 luglio 2018
Gerusalemme, 23
luglio 2018, Nena News – L’operazione con la quale l’esercito israeliano ha
fornito un “corridoio sicuro” per l’evacuazione di circa 800 “elmetti bianchi”
– presunti operatori umanitari siriani finanziati dall’Occidente con 30 milioni
di dollari all’anno malgrado siano ritenuti legati al braccio locale di al
Qaeda – conferma come Israele non sia mai stato interessato solo ad
ottenere – anche attraverso
bombardamenti aerei, come ha fatto ieri a Maysaf – l’uscita dalla Siria dei
militari iraniani giunti in appoggio alle forze armate di Damasco. Ziv Barel, analista militare del quotidiano
israeliano Haaretz scriveva ieri che il coinvolgimento di Israele in Siria è
molto più profondo e ampio dell'”aiuto umanitario” che il governo Netanyahu
afferma di fornire a civili vittime della guerra nel sud della Siria.
Non è
insignificante che all’evacuazione degli “elmetti bianchi” verso la Giordania –
da dove partiranno per Gran Bretagna, Germania e Canada – abbia preso parte
anche la milizia nota con il nome di “Cavalieri del Golan”, inizialmente ostile
alle attività israeliane in Siria ma poi divenuta – grazie a cospicui
finanziamenti e aiuti messi a disposizione del governo Netanyahu, hanno scritto
il Wall Street Journal e Intercept – alleata della Stato ebraico ed elemento
centrale per la gestione di quella “zona cuscinetto” che Tel Aviv era
intenzionata a creare davanti al Golan in territorio siriano. Un progetto
tramontato dopo la liberazione del sud della Siria e la sconfitta del “Fronte
meridionale” che include – a questo punto includeva – gruppi di ispirazione
qaedista e jihadista (Isis incluso).
La “zona
cuscinetto” che Israele avrebbe voluto creare in Siria, secondo una
ricostruzione di Intercept
A questo punto non
è da escludere che i “Cavalieri del Golan” già da giorni, se non settimane,
entrino ed escano dal versante del Golan controllato da Israele dato che la
loro presenza stabile in Siria non è più possibile proprio per la vittoria
delle forze armate governative. Probabilmente sono e saranno usati per
operazioni speciali, come è avvenuto l’altra notte per l’evacuazione degli
“elmetti bianchi”.
Il fallimento della
creazione di una “fascia cuscinetto” a ridosso del Golan occupato ha
ridisegnato il futuro dell’area, per intervento della Russia alleata di Damasco
all’interno di intese che, con ogni probabilità, riguardano anche Israele. La
liberazione del territorio meridionale e
la partenza, in parte ancora in corso, dei miliziani jihadisti per la provincia
di Idlib, vedrà lo schieramento delle forze governative siriane e degli
osservatori delle Nazioni Unite lungo la linea di separazione con Israele. Sarà
perciò ripristinata la situazione precedente al 2011. Assieme alle forze
siriane delle brigate 90esima e 61esima si schiererà anche la polizia militare
russa.
Secondo il
quotidiano arabo Asharq al Awsat, la linea di separazione includerà tre
settori. Il più vicino a Israele sarà smilitarizzato e vedrà la presenza di
forze dell’ONU e della polizia russa. Il secondo inizierà 10 chilometri dietro
in territorio siriano e vedrà la presenza di 350 carri armati dell’esercito
siriano e 3.000 soldati con armi leggere. Nel terzo settore, l’esercito
siriano dispiegherà 650 carri armati,
4.500 soldati e artiglieria a raggio limitato. L’accordo tra Israele e Russia
includerebbe anche il via libera all’esercito siriano di operare in quell’area contro lo Stato islamico che
occupa ancora postazioni nel bacino del fiume Yarmouk. Forze russe inoltre si
dispiegherano a Tel al Harra – a 1.200 metri sul livello del mare – la più alta
delle colline che si affacciano sul Golan occupato per monitorare l’attuazione
dell’accordo di separazione.
Stando al
quotidiano Haaretz, i Cavalieri del Golan potranno operare nella zona
smilitarizzata a condizione che non attacchino le forze siriane, riproducendo
la situazione nell’area di Beit Jann dove la milizia si muove in stretto
coordinamento con Israele.
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