06/03/2018
Ieri si è aperto a Milano il
processo per il caso OPL 245, che vede alla sbarra degli imputati le
multinazionali Eni e Shell, i loro top manager come l’attuale ad della società
italiana Claudio Descalzi e il suo predecessore Paolo Scaroni e alcuni intermediari.
Come ormai è noto, l’accusa per
tutti i soggetti coinvolti nella vicenda è di corruzione internazionale legata
all’acquisizione del maxi-giacimento di petrolio offshore in Nigeria.
Tecnicamente la mazzetta pagata per acquisire il blocco OPL 245 ammonterebbe a
1,1 miliardi di dollari, un fiume di denaro dispersosi in vari rivoli destinati
a politici nigeriani ma, ipotizzano i magistrati milanesi, anche ad alti
dirigenti del Cane a Sei Zampe. Nessuna compagnia delle dimensioni della Shell
è mai andata a processo per un caso di corruzione di queste dimensioni.
Secondo Lanre Suraiu, presidente
dell’organizzazione nigeriana Human and Environmental Development Agenda, “il
processo milanese è un chiaro segnale per l’industria del petrolio che in
Nigeria non si possono condurre affari come accaduto in passato e che è
arrivato il momento per fare giustizia su un caso così importante come l’OPL
245”.
La genesi del procedimento
milanese parte dalla denuncia presentata nell’autunno del 2013 da Re:Common,
dalle organizzazioni inglesi Global Witness e The Corner House, e dall’attivista
anti-corruzione nigeriano Dotun Oloko. In seguito alle denunce dei gruppi, sono
stati aperti dei procedimenti legali in Nigeria e negli Stati Uniti. Sul caso
stanno indagando anche magistrati olandesi.
Shell, Eni e i loro dirigenti
hanno sempre negato tutte le accuse.
Antonio Tricarico di Re: Common,
ha dichiarato: “Questo caso annuncia l’avvento dell’età della responsabilità,
un mondo in cui anche le più potenti corporation non potranno più nascondere i
propri errori ed evitare la giustizia”.
Per anni, la Shell ha affermato
che per l’acquisizione del blocco OPL 245 aveva pagato solo il governo
nigeriano. Ma dopo le indagini congiunte di Global Witness e Finance Uncovered,
la società anglo-olandese ha confessato di aver trattato con l’ex ministro del
petrolio Dan Etete, già condannato per riciclaggio di denaro. Etete aveva
assegnato il blocco petrolifero OPL 245 alla sua società di proprietà, Malabu,
mentre prestava servizio come ministro.
La prossima udienza è in
programma il 14 maggio. A causa del lavoro eccessivo della decima sezione
penale del tribunale e per evitare ritardi troppo lunghi il procedimento è
stato infatti trasferito alla settima sezione.
Re Common
Nessun commento:
Posta un commento