Giuliano
Santoro, Il manifesto
24 luglio 2018
Da
Taranto arriva l’ultimatum secco al governo e soprattutto ai ministri del
Movimento 5 Stelle. Il messaggio parte da una città in cui i grillini hanno
raccolto quasi il 50% dei voti alle elezioni politiche del 4 marzo. È soltanto
uno dei segnali di malcontento che da diverse parti d’Italia precipita su Di
Maio e soci. I territori che contestano le grandi opere in larga maggioranza
hanno dato delega ai 5 Stelle di sbrogliare la faccenda e adesso fanno loro
annusare, per la prima volta, l’odore della protesta. Barbara Lezzi, salentina
e stravotata nonostante fosse sfiorata dallo scandalo dei mancati rimborsi, nei
giorni scorsi è stata contestata dai No Tap, i comitati che si oppongono alla
realizzazione del gasdotto transadriatico. «Vergognati, una volta eri con
noi!», hanno detto gli attivisti a Lezzi. La ministra per il meridione in
campagna elettorale aveva promesso che in caso di governo a 5 Stelle i lavori
si sarebbero fermati «in quindici giorni», adesso ha ammesso di avere qualche
difficoltà, causa pregressi impegni internazionali. Ieri Lezzi ha dovuto
abbandonare il tavolo al quale era seduta, accanto al presidente della regione
Michele Emiliano che la incalza sullo stesso tema da giorni e che aveva
provocatoriamente invocato l’intervento di Alessandro Di Battista, in viaggio
in America centrale da settimane.
Nelle
stesse ore, il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli esternava sulla
Tav, altro cavallo di battaglia elettorale dei grillini, da sempre schierati
contro la grande opera. Nel contratto di governo con la Lega, si parla
genericamente di analisi del rapporto tra costi e benefici prima di considerare
lo stop ai cantieri. Toninelli dice che i suoi tecnici sono al lavoro: «Non
vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare
un’opera che è nata molto male», prosegue il ministro. Parole che paiono
annunciare una conversione clamorosa sulla via dell’Alta velocità. «Porteremo
in consiglio comunale un documento in cui si chiede al governo la ridiscussione
integrale del progetto», dicono dal M5S torinese. Nei giorni scorsi ci sono
stati scontri al cantiere di Chiomonte, in Val di Susa. L’ex carabiniere
Toninelli, incalzato dalle destre, prende le distanze da quelle che chiama
«proteste incivili». Domenica, intanto, No Tav e valligiani hanno marciato
verso il confine con la Francia per solidarizzare coi migranti. Rimarcando un
altro dissenso col governo Di Maio-Salvini.
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