lunedì 23 luglio 2018

SUD Rogo San Vitaliano (Campania): ennesimo schiaffo al territori


di Vincenzo Forino per A Sud 
24 luglio 2018


Il primo luglio 2018 un enorme incendio ha coinvolto la piattaforma ecologica di riciclaggio dei rifiuti “Ambiente S.P.A.”, del gruppo Bruscino, a San Vitaliano. La colonna di fumo ha superato i 30 metri di altezza ed ha interessato tutto il territorio dell’agro nolano.

Ad andare a fuoco sono stati, a differenza di quanto detto nelle prime ore da vari rappresentanti istituzionali per sminuire l’accaduto, non soltanto rifiuti di carta e cartone ma anche materiali plastici, latta e rifiuti ingombranti,  come testimoniato da alcune fotografie scattate all’interno del sito durante l’incendio.

Non si conoscono ancora le origini del rogo ma secondo le dichiarazioni dei dirigenti di “Ambiente S.P.A.” le cause sarebbero da ricercarsi nell’esplosione di una bomboletta spray. Se fosse confermato come effettiva causa del disastro che ha sconvolto San Vitaliano, l’episodio rivelerebbe una sconvolgente fragilità del sistema di sicurezza tale da rendere giustificabile la sospensione, se non il ritiro, delle autorizzazioni rilasciate alla ditta, che opera in un campo delicato come quello del trattamento dei rifiuti.

Il giorno successivo c’è stato un sopralluogo del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa il quale ha affermato di aver  “chiesto al ministro Salvini di considerare i siti di stoccaggio dei rifiuti in Italia come sensibili, cioè siti che possano entrare nel piano coordinato di controllo del territorio, gestito da ogni prefettura con l’ausilio di tutte le forze dell’ordine, per un sovrappiù di controllo preventivo”.

Tuttavia a preoccupare la cittadinanza non è soltanto il disastro in sé ma il contesto nel quale il disastro ha avuto luogo.

Quello in questione, infatti, è un territorio devastato ecologicamente dove per anni si sono perpetrate le dinamiche criminose che hanno reso nota la cosiddetta “Terra dei Fuochi”, senza conoscere battute di arresto. Dietro la piattaforma che ha preso fuoco vi è un alveo dei Regi Lagni che è stato teatro di sversamenti di rifiuti pericolosi e non e di roghi tossici. Nel 2012 alcuni comitati locali denunciarono attraverso un reportage fotografico lo stato dell’alveo, che si presentava colmo di liquami blu cobalto.

A ciò si aggiunge l’enorme discarica abusiva, a cielo aperto, sita a 600 metri in linea d’area dal deposito dei Bruscino.

Il territorio in questione confina con la piana di Boscofangone, località dove nei decenni sono sorti il Cis di Nola, il Vulcano Buono, l’Interporto e le officine di manutenzione dell’NTV su terreni nei quali, secondo il pentito di camorra Carmine Alfieri, sarebbero stati interrati rifiuti speciali pericolosi provenienti dalle industrie del nord Europa e dell’Ex Unione Sovietica.

Infine va segnalato che la centralina fissa installata a San Vitaliano presso la scuola Marconi ha rilevato, dall’inizio dell’anno al 30 giugno, 70 sforamenti per quanto concerne le soglie consentite di PM10.

Il gruppo Bruscino opera da anni nel settore dei rifiuti. Pochi mesi fa ha ricevuto l’autorizzazione, attraverso la società Ri-genera, a costruire un capannone di oltre 5.000mq per il trattamento di 200.000 tonnellate annue di rifiuti speciali di cui 70.000 altamente pericolosi, in localitá Boscofangone. Il progetto è fortemente osteggiato dalle comunità locali.

Il gruppo è stato citato dal cosiddetto Ministro dei Rifiuti del Clan dei Casalesi, Gaetano Vassallo, che affermò che “i Bruscino trasportavano gli scarti di lavorazione dell’Enel, attraverso la ditta Perna Ecologia”. Ne ha scritto il giornalista Nello Trocchia ne “La Peste” prima, assieme a Tommaso Sodano, ed in “Io morto per dovere”, poi.

Ulteriore elemento di rilievo riguarda il recente ridimensionamento dell’organico attivo presso l’impianto, con il licenziamento di alcuni operai. Da alcune indiscrezioni emerse, gli operai hanno denunciato come  “il sistema antincendio fino almeno al 2016 consisteva in un estintore”.

Dal canto suo l’Arpac si è affrettata ad affermare, come dopo gran parte degli incidenti del genere, che i valori degli inquinanti nell’aria sono nella norma, producendo non pochi scetticismi nei confronti della cittadinanza.

Nel caso in esame gli inquinanti monitorati sono stati le polveri sottili, il benzene, e gli ossidi d’azoto. Stesse dichiarazioni tranquillizzanti furono diffuse nel 2013, in seguito all’incendio, a Nola, della Cereria Nappi.

Anche in quell’occasione l’Arpac sminuì l’accaduto salvo poi essere confutata, quattro anni e mezzo dopo, dalla sentenza del processo che prese il via dopo l’incendio. Nel processo fu riconosciuto il danno ambientale, pur non essendoci stato un approfondimento istruttorio per capirne l’entità. Il giudice diede infatti ragione al Forum Ambiente Area Nolana, una rete di comitati rappresentata dall’avvocato Felice Petillo che si costituì parte civile (poiché nessuna amministrazione comunale coinvolta dall’incendio ritenne opportuno farlo) accettandone la consulenza di parte volta ad indagare quali elementi inquinanti fossero stati sprigionati nell’aria, posandosi successivamente sul terreno.

A seguito dell’incendio di San Vitaliano si è costituito il coordinamento “ Primo Luglio 2018”, che ha redatto, sottoscritto e diffuso un documento politico suddiviso in 6 punti, al quale hanno aderito decine di comitati ed associazioni. Il testo verrà illustrato alla cittadinanza domenica 15 luglio al Piazzale Centro Polifunzionale Via Appia, alle 10.30, a San Vitaliano.

Di seguito il testo completo.


“COMUNICATO “INCENDIO AMBIENTE S.P.A”

All’indomani dell’ennesimo rogo, dell’ennesima nuvola di fumo nero che ha coperto i cieli della nostra tristemente nota Terra dei Fuochi, abbiamo deciso di tornare nelle strade per rivendicare il nostro diritto a vivere in modo normale.
Noi siamo quelli che costantemente hanno denunciato l’eco-mostro di Acerra (lorsignori lo chiamano Termovalorizzatore), come pure lo scempio di Boscofangone, i disastri di Agrimonda, lo scandalo dei pneumatici di Scisciano, le devastazioni provocate dalle vicende della Cereria Nappi, la barbarie dei roghi che hanno devastato il Vesuvio e il Monte Somma. Abbiamo da ultimo rotto il silenzio sui dati terribili di PM10 nel nostro territorio.
Ed ora l’incendio di Ambiente S.p.a. a San Vitaliano rappresenta l’ennesimo schiaffo a tutta la zona che va da Acerra ai paesi del nolano.
Da troppi anni subiamo incuria, logiche affaristiche e scelte scellerate in materia di ambiente. E subiamo anche l’azione criminale di chi per anni ha allegramente lucrato sulla devastazione di quella che un tempo era chiamata Campania Felix. La nostra regione non vive più l’ ”emergenza” rifiuti ma è sottoposta costantemente ad incendi di varia natura. Siamo di fronte ad una situazione endemica a cui bisogna porre argine. La crisi ambientale è un miscuglio economico ed etico e le ecomafie imperversano. La camorra con la sua pervasività entra a tutti i livelli e ha sfregiato e continua a danneggiare il territorio. A fronte di ciò abbiamo buone intenzioni, volontà di cambiamento abbastanza velleitarie perché il corpo sociale non riesce a dotarsi di necessari anticorpi. Si è fatto prevalere l’utile al bene comune. L’orizzonte capitalistico affaristico prevale.
Noi lo diciamo con chiarezza: quello che è accaduto il primo luglio a San Vitaliano non deve restare impunito. Non lo si può archiviare come una cosa tra le tante che arrivano sui tavoli di comuni e regione.
Da quest’ultimo rogo noi vogliamo ripartire. Vogliamo ottenere, una volta per tutte, la riqualificazione ambientale del nostro territorio.

Lo esigiamo.

Il tempo delle semplici e gentili richieste è terminato. Ce lo ricorda ogni giorno il numero dei cittadini delle liste d’attesa nei centri oncologici, che cresce sempre di più; così come quello dei morti per tumori e malattie respiratorie. Tutti dati che non hanno eguali nel resto d’Italia. È un contesto davvero drammatico quello che abbiamo intorno, in questa ampia area che comprende decine di comuni! Ed è perciò francamente indegna la mancanza di chiarezza da parte delle istituzioni sull’entità del danno causato dall’incendio di Ambiente S.p.a. E sono sconcertanti le dichiarazioni dell’ ARPAC, che minimizzano (come fanno sempre, da anni, di fronte ai tanti disastri ambientali che si verificano sul nostro territorio).
Giudichiamo, infine, un vero e proprio schiaffo alla cittadinanza le interviste dei dirigenti della società Ambiente S.p.a., che parlano dell’esplosione di una bomboletta spray come causa di questo incendio di proporzioni colossali.
Se davvero così fosse, se una azienda di questa importanza davvero andasse in crisi per una semplice bomboletta, allora la si dovrebbe immediatamente allontanare da qualsiasi pubblico appalto e bisognerebbe che la pubblica amministrazione avviasse senza indugio la procedura di rescissione dei contratti in essere per “manifesta inadeguatezza”. Ed ovviamente si dovrebbe aprire subito anche una seria inchiesta sulle misure di sicurezza e sui piani di emergenza.
Ma noi non vogliamo neppure insistere più di tanto sulle cause dell’incendio. Se ne occupi, con scrupolo, la magistratura. Una cosa, però, è certa: gli incendi si verificano molto spesso. Se proviamo ad allargare lo sguardo noteremo che l’elenco degli “incidenti” è notevole, casi simili li ritroviamo in molte regioni ed hanno sempre luogo in imprese legate allo smaltimento o trattamento dei rifiuti. Quello che vogliamo invece fare è rivendicare con decisione il diritto alla vita. Indichiamo, perciò, a tutti i cittadini, e alle istituzioni, i seguenti 6 punti, che sono, allo stesso tempo, sia proposte che impegno di lotta:

1)            Esigiamo un controllo puntuale e severo sugli impianti presenti nel nostro territorio, in particolare sulle misure di sicurezza che vigono in tali impianti e sui piani di emergenza. Gli impianti non a norma debbono essere denunciati immediatamente e vanno chiusi!

2)            Esigiamo che i Comuni si dotino di piani specifici in caso di roghi e che forniscano ad ogni cittadino un vademecum sui comportamenti che i singoli devono adottare in caso di emergenza.  Ad ogni emergenza assistiamo, infatti, ad una comunicazione frammentaria e parziale, fatta con strumenti non adeguati e che non raggiunge tutti i cittadini. Queste disfunzioni debbono cessare!

3)            Esigiamo che i Comuni si costituiscano parte civile nei procedimenti penali che inizieranno a proposito dell’incendio nei capannoni della ditta Ambiente s.p.a; e annunciamo da subito che anche la nostra rete di singoli ed associazioni chiederà di costituirsi parte civile. Vogliamo vigilare sulle indagini. Siamo stanchi di disastri che restano senza colpevoli!

4)            Esigiamo che vengano analizzati e refertati i resti dell’incendio alla presenza delle associazioni ambientaliste e dei comitati, così come la pubblicazione dei documenti ufficiali dell’azienda relativi a quanto e a cosa era stoccato all’interno dei capannoni e che venga da subito assunta tutta la documentazione video dell’impianto di sicurezza.

5)            Esigiamo da subito che le istituzioni intraprendano misure concrete e verificabili di fronte ai continui sforamenti del PM10 sui nostri territori. I dati delle centraline sono infatti terribili e ci mostrano una situazione emergenziale che non ha paragoni in Italia. Le istituzioni fanno finta di niente; per questo motivo preannunciamo un’azione legale contro l’inadempienza delle autorità!

6)            Esigiamo che vengano affrontate le emergenze ambientali che affliggono da anni i nostri territori: dalla vergogna di Agrimonda all’inquinamento di Boscofangone alla frazione combusta del deposito di pneumatici di Scisciano. Al tempo stesso riteniamo che ogni nuovo impianto dannoso per l’ambiente vada bloccato, il nostro territorio ha già dato abbastanza!

Non abbiamo più intenzione di assistere impotenti all’ignavia delle istituzioni ed esigiamo una bonifica immediata di queste aree. Abbiamo intenzione e voglia di contribuire alla salvaguardia del bene comune e vogliamo farlo insieme e accettando il contributo di tutti. Non ci interessano interventi gridati e poi tutti a casa per continuare il giorno dopo come se non fosse successo niente. Ci interessa una lucida indignazione che ponga in campo le necessarie competenze, lo studio e la formazione di una coscienza civica.
Questi i punti sui quali ci muoveremo e sui quali sfidiamo le istituzioni a fare la loro parte. Crediamo, infine, che sia un sacrosanto diritto dei cittadini essere informati sulla situazione ambientale delle zone in cui vivono; e per questo motivo domenica 15 Luglio alle ore 10.30 saremo davanti al Centro Polifunzionale in Via Appia a San Vitaliano per rivendicare il nostro diritto alla vita e i punti della nostra piattaforma.
A tutti e a tutte chiediamo di essere presenti e di rafforzare una iniziativa che ci riguarda tutti in prima persona.
È arrivato il tempo di fare meno chiacchiere e più cose concrete

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