di
Vincenzo Forino per A Sud
24
luglio 2018
Il
primo luglio 2018 un enorme incendio ha coinvolto la piattaforma ecologica di
riciclaggio dei rifiuti “Ambiente S.P.A.”, del gruppo Bruscino, a San
Vitaliano. La colonna di fumo ha superato i 30 metri di altezza ed ha
interessato tutto il territorio dell’agro nolano.
Ad
andare a fuoco sono stati, a differenza di quanto detto nelle prime ore da vari
rappresentanti istituzionali per sminuire l’accaduto, non soltanto rifiuti di
carta e cartone ma anche materiali plastici, latta e rifiuti ingombranti, come testimoniato da alcune fotografie
scattate all’interno del sito durante l’incendio.
Non
si conoscono ancora le origini del rogo ma secondo le dichiarazioni dei
dirigenti di “Ambiente S.P.A.” le cause sarebbero da ricercarsi nell’esplosione
di una bomboletta spray. Se fosse confermato come effettiva causa del disastro
che ha sconvolto San Vitaliano, l’episodio rivelerebbe una sconvolgente
fragilità del sistema di sicurezza tale da rendere giustificabile la
sospensione, se non il ritiro, delle autorizzazioni rilasciate alla ditta, che
opera in un campo delicato come quello del trattamento dei rifiuti.
Il
giorno successivo c’è stato un sopralluogo del Ministro dell’Ambiente Sergio
Costa il quale ha affermato di aver
“chiesto al ministro Salvini di considerare i siti di stoccaggio dei
rifiuti in Italia come sensibili, cioè siti che possano entrare nel piano
coordinato di controllo del territorio, gestito da ogni prefettura con
l’ausilio di tutte le forze dell’ordine, per un sovrappiù di controllo
preventivo”.
Tuttavia
a preoccupare la cittadinanza non è soltanto il disastro in sé ma il contesto
nel quale il disastro ha avuto luogo.
Quello
in questione, infatti, è un territorio devastato ecologicamente dove per anni
si sono perpetrate le dinamiche criminose che hanno reso nota la cosiddetta
“Terra dei Fuochi”, senza conoscere battute di arresto. Dietro la piattaforma
che ha preso fuoco vi è un alveo dei Regi Lagni che è stato teatro di
sversamenti di rifiuti pericolosi e non e di roghi tossici. Nel 2012 alcuni
comitati locali denunciarono attraverso un reportage fotografico lo stato
dell’alveo, che si presentava colmo di liquami blu cobalto.
A
ciò si aggiunge l’enorme discarica abusiva, a cielo aperto, sita a 600 metri in
linea d’area dal deposito dei Bruscino.
Il
territorio in questione confina con la piana di Boscofangone, località dove nei
decenni sono sorti il Cis di Nola, il Vulcano Buono, l’Interporto e le officine
di manutenzione dell’NTV su terreni nei quali, secondo il pentito di camorra
Carmine Alfieri, sarebbero stati interrati rifiuti speciali pericolosi
provenienti dalle industrie del nord Europa e dell’Ex Unione Sovietica.
Infine
va segnalato che la centralina fissa installata a San Vitaliano presso la
scuola Marconi ha rilevato, dall’inizio dell’anno al 30 giugno, 70 sforamenti
per quanto concerne le soglie consentite di PM10.
Il
gruppo Bruscino opera da anni nel settore dei rifiuti. Pochi mesi fa ha
ricevuto l’autorizzazione, attraverso la società Ri-genera, a costruire un
capannone di oltre 5.000mq per il trattamento di 200.000 tonnellate annue di
rifiuti speciali di cui 70.000 altamente pericolosi, in localitá Boscofangone.
Il progetto è fortemente osteggiato dalle comunità locali.
Il
gruppo è stato citato dal cosiddetto Ministro dei Rifiuti del Clan dei Casalesi,
Gaetano Vassallo, che affermò che “i Bruscino trasportavano gli scarti di
lavorazione dell’Enel, attraverso la ditta Perna Ecologia”. Ne ha scritto il
giornalista Nello Trocchia ne “La Peste” prima, assieme a Tommaso Sodano, ed in
“Io morto per dovere”, poi.
Ulteriore
elemento di rilievo riguarda il recente ridimensionamento dell’organico attivo
presso l’impianto, con il licenziamento di alcuni operai. Da alcune
indiscrezioni emerse, gli operai hanno denunciato come “il sistema antincendio fino almeno al 2016
consisteva in un estintore”.
Dal
canto suo l’Arpac si è affrettata ad affermare, come dopo gran parte degli
incidenti del genere, che i valori degli inquinanti nell’aria sono nella norma,
producendo non pochi scetticismi nei confronti della cittadinanza.
Nel
caso in esame gli inquinanti monitorati sono stati le polveri sottili, il
benzene, e gli ossidi d’azoto. Stesse dichiarazioni tranquillizzanti furono
diffuse nel 2013, in seguito all’incendio, a Nola, della Cereria Nappi.
Anche
in quell’occasione l’Arpac sminuì l’accaduto salvo poi essere confutata,
quattro anni e mezzo dopo, dalla sentenza del processo che prese il via dopo
l’incendio. Nel processo fu riconosciuto il danno ambientale, pur non essendoci
stato un approfondimento istruttorio per capirne l’entità. Il giudice diede
infatti ragione al Forum Ambiente Area Nolana, una rete di comitati
rappresentata dall’avvocato Felice Petillo che si costituì parte civile (poiché
nessuna amministrazione comunale coinvolta dall’incendio ritenne opportuno farlo)
accettandone la consulenza di parte volta ad indagare quali elementi inquinanti
fossero stati sprigionati nell’aria, posandosi successivamente sul terreno.
A
seguito dell’incendio di San Vitaliano si è costituito il coordinamento “ Primo
Luglio 2018”, che ha redatto, sottoscritto e diffuso un documento politico
suddiviso in 6 punti, al quale hanno aderito decine di comitati ed
associazioni. Il testo verrà illustrato alla cittadinanza domenica 15 luglio al
Piazzale Centro Polifunzionale Via Appia, alle 10.30, a San Vitaliano.
Di
seguito il testo completo.
“COMUNICATO
“INCENDIO AMBIENTE S.P.A”
All’indomani
dell’ennesimo rogo, dell’ennesima nuvola di fumo nero che ha coperto i cieli
della nostra tristemente nota Terra dei Fuochi, abbiamo deciso di tornare nelle
strade per rivendicare il nostro diritto a vivere in modo normale.
Noi
siamo quelli che costantemente hanno denunciato l’eco-mostro di Acerra
(lorsignori lo chiamano Termovalorizzatore), come pure lo scempio di
Boscofangone, i disastri di Agrimonda, lo scandalo dei pneumatici di Scisciano,
le devastazioni provocate dalle vicende della Cereria Nappi, la barbarie dei
roghi che hanno devastato il Vesuvio e il Monte Somma. Abbiamo da ultimo rotto
il silenzio sui dati terribili di PM10 nel nostro territorio.
Ed
ora l’incendio di Ambiente S.p.a. a San Vitaliano rappresenta l’ennesimo
schiaffo a tutta la zona che va da Acerra ai paesi del nolano.
Da
troppi anni subiamo incuria, logiche affaristiche e scelte scellerate in
materia di ambiente. E subiamo anche l’azione criminale di chi per anni ha
allegramente lucrato sulla devastazione di quella che un tempo era chiamata
Campania Felix. La nostra regione non vive più l’ ”emergenza” rifiuti ma è
sottoposta costantemente ad incendi di varia natura. Siamo di fronte ad una
situazione endemica a cui bisogna porre argine. La crisi ambientale è un
miscuglio economico ed etico e le ecomafie imperversano. La camorra con la sua
pervasività entra a tutti i livelli e ha sfregiato e continua a danneggiare il
territorio. A fronte di ciò abbiamo buone intenzioni, volontà di cambiamento
abbastanza velleitarie perché il corpo sociale non riesce a dotarsi di
necessari anticorpi. Si è fatto prevalere l’utile al bene comune. L’orizzonte
capitalistico affaristico prevale.
Noi
lo diciamo con chiarezza: quello che è accaduto il primo luglio a San Vitaliano
non deve restare impunito. Non lo si può archiviare come una cosa tra le tante
che arrivano sui tavoli di comuni e regione.
Da
quest’ultimo rogo noi vogliamo ripartire. Vogliamo ottenere, una volta per
tutte, la riqualificazione ambientale del nostro territorio.
Lo
esigiamo.
Il
tempo delle semplici e gentili richieste è terminato. Ce lo ricorda ogni giorno
il numero dei cittadini delle liste d’attesa nei centri oncologici, che cresce
sempre di più; così come quello dei morti per tumori e malattie respiratorie.
Tutti dati che non hanno eguali nel resto d’Italia. È
un contesto davvero drammatico quello che abbiamo intorno, in questa ampia area
che comprende decine di comuni! Ed
è perciò francamente indegna la mancanza di chiarezza da parte delle
istituzioni sull’entità del danno causato dall’incendio di Ambiente S.p.a. E
sono sconcertanti le dichiarazioni dell’ ARPAC, che minimizzano (come fanno
sempre, da anni, di fronte ai tanti disastri ambientali che si verificano sul
nostro territorio).
Giudichiamo,
infine, un vero e proprio schiaffo alla cittadinanza le interviste dei
dirigenti della società Ambiente S.p.a., che parlano dell’esplosione di una
bomboletta spray come causa di questo incendio di proporzioni colossali.
Se
davvero così fosse, se una azienda di questa importanza davvero andasse in
crisi per una semplice bomboletta, allora la si dovrebbe immediatamente
allontanare da qualsiasi pubblico appalto e bisognerebbe che la pubblica
amministrazione avviasse senza indugio la procedura di rescissione dei
contratti in essere per “manifesta inadeguatezza”. Ed ovviamente si dovrebbe
aprire subito anche una seria inchiesta sulle misure di sicurezza e sui piani
di emergenza.
Ma
noi non vogliamo neppure insistere più di tanto sulle cause dell’incendio. Se
ne occupi, con scrupolo, la magistratura. Una cosa, però, è certa: gli incendi
si verificano molto spesso. Se
proviamo ad allargare lo sguardo noteremo che l’elenco degli “incidenti” è
notevole, casi simili li ritroviamo in molte regioni ed hanno sempre luogo in
imprese legate allo smaltimento o trattamento dei rifiuti. Quello
che vogliamo invece fare è rivendicare con decisione il diritto alla vita.
Indichiamo, perciò, a tutti i cittadini, e alle istituzioni, i seguenti 6
punti, che sono, allo stesso tempo, sia proposte che impegno di lotta:
1) Esigiamo un controllo puntuale e
severo sugli impianti presenti nel nostro territorio, in particolare sulle
misure di sicurezza che vigono in tali impianti e sui piani di emergenza. Gli
impianti non a norma debbono essere denunciati immediatamente e vanno chiusi!
2) Esigiamo che i Comuni si dotino di
piani specifici in caso di roghi e che forniscano ad ogni cittadino un
vademecum sui comportamenti che i singoli devono adottare in caso di
emergenza. Ad ogni emergenza assistiamo,
infatti, ad una comunicazione frammentaria e parziale, fatta con strumenti non
adeguati e che non raggiunge tutti i cittadini. Queste disfunzioni debbono
cessare!
3) Esigiamo che i Comuni si
costituiscano parte civile nei procedimenti penali che inizieranno a proposito
dell’incendio nei capannoni della ditta Ambiente s.p.a; e annunciamo da subito
che anche la nostra rete di singoli ed associazioni chiederà di costituirsi
parte civile. Vogliamo vigilare sulle indagini. Siamo stanchi di disastri che
restano senza colpevoli!
4) Esigiamo che vengano analizzati e
refertati i resti dell’incendio alla presenza delle associazioni ambientaliste
e dei comitati, così come la pubblicazione dei documenti ufficiali dell’azienda
relativi a quanto e a cosa era stoccato all’interno dei capannoni e che venga
da subito assunta tutta la documentazione video dell’impianto di sicurezza.
5) Esigiamo da subito che le
istituzioni intraprendano misure concrete e verificabili di fronte ai continui
sforamenti del PM10 sui nostri territori. I dati delle centraline sono infatti
terribili e ci mostrano una situazione emergenziale che non ha paragoni in
Italia. Le istituzioni fanno finta di niente; per questo motivo preannunciamo
un’azione legale contro l’inadempienza delle autorità!
6) Esigiamo che vengano affrontate le
emergenze ambientali che affliggono da anni i nostri territori: dalla vergogna
di Agrimonda all’inquinamento di Boscofangone alla frazione combusta del
deposito di pneumatici di Scisciano. Al tempo stesso riteniamo che ogni nuovo
impianto dannoso per l’ambiente vada bloccato, il nostro territorio ha già dato
abbastanza!
Non
abbiamo più intenzione di assistere impotenti all’ignavia delle istituzioni ed
esigiamo una bonifica immediata di queste aree. Abbiamo intenzione e voglia di
contribuire alla salvaguardia del bene comune e vogliamo farlo insieme e
accettando il contributo di tutti. Non ci interessano interventi gridati e poi
tutti a casa per continuare il giorno dopo come se non fosse successo niente.
Ci interessa una lucida indignazione che ponga in campo le necessarie
competenze, lo studio e la formazione di una coscienza civica.
Questi
i punti sui quali ci muoveremo e sui quali sfidiamo le istituzioni a fare la
loro parte. Crediamo, infine, che sia un sacrosanto diritto dei cittadini
essere informati sulla situazione ambientale delle zone in cui vivono; e per
questo motivo domenica 15 Luglio alle ore 10.30 saremo davanti al Centro
Polifunzionale in Via Appia a San Vitaliano per rivendicare il nostro diritto
alla vita e i punti della nostra piattaforma.
A
tutti e a tutte chiediamo di essere presenti e di rafforzare una iniziativa che
ci riguarda tutti in prima persona.
È arrivato il tempo di fare
meno chiacchiere e più cose concrete
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