Decreto
dignità. A Roma sindacati in piazza contro l'estensione dei ticket: «Sono il
salvacondotto al lavoro nero»
Roberto Ciccarelli, Il manifesto
25/07/2018
I sindacati dell’agroindustria
Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil sono preoccupati da tre modifiche sui voucher
contenute negli emendamenti di maggioranza al decreto dignità all’esame delle
commissioni lavoro e finanza della Camera.
Ieri, primo giorno di presidio a
piazza Montecitorio a Roma, presenti 400 lavoratori italiani e stranieri
provenienti da tutto il paese, le ipotesi sono state analizzate una per una: quella
di estendere da 3 a 10 giorni il termine di utilizzo del voucher dopo la
comunicazione all’Inps; la possibilità di spalmare in questo arco di tempo le 4
ore di lavoro che oggi la legge prevede come minimo giornaliero; l’idea di
portare da 2.500 a 5 mila euro l’importo massimo in voucher per ogni
lavoratore.
«Con questo espediente –
denunciano Fai-Flai-Uila – di fatto le aziende che vogliono utilizzare lavoro
nero, saranno facilitate a farlo grazie alla fittizia copertura di un voucher
da mostrare in qualsiasi momento in caso di ispezione». Preoccupazioni che i
sindacati hanno esposto a Andrea Giaccone (Lega), presidente della commissione
lavoro della Camera e a Nunzia Catalfo (M5S) , omologa al Senato, e al
capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio.
Resta sul tavolo anche l’annuncio
sull’«estensione» dei voucher al turismo, al commercio, agli enti pubblici, e
non «ripristinarli» come affermano esponenti del governo. I voucher esistono
nella legge in vigore, la 96 del 2017, per studenti, pensionati e disoccupati,
quella adottata dal governo Gentiloni (Pd) per evitare il referendum abrogativo
della Cgil. Rispetto all’abuso degli anni scorsi, sono stati riportati ad un
uso minimale.
Sotto la spinta delle
organizzazioni datoriali, grazie alla sponda leghista, il «contratto» di
governo li ha previsti e il decreto dignità «2.0», come l’ha definito il
ministro del lavoro Di Maio, è il veicolo per soddisfare la richiesta. Per
farsi un’idea dell’offensiva in atto, ieri Confagricoltura Veneto, Coldiretti e
Cia-Agricoltori italiani hanno ribadito alle orecchie sensibili nella
maggioranza penta-leghista gli interessi in ballo.
Per Confagricoltura Veneto i
voucher vanno ripristinati prima della vendemmia prevista tra meno di un mese
perché sono «un sistema ottimale e flessibile che fornisce garanzie e coperture
ai lavoratori e ci auguriamo che sia ampliato anche alle casalingue che
potrebbero lavorare qualche giorno nei campi e arrotondare le entrate
familiari». Per Coldiretti «meno del 2% del totale dei voucher è stato
impiegato in passato in agricoltura, dove sono nati, impiegati esclusivamente
in attività stagionali».
Per Cia-Agricoltori italiani «non
è vero che i voucher ci sono», «sono stati soppressi per decreto dal governo».
Via libera anche dall’Alleanza delle Cooperative (Confcooperative, Legacoop,
Agci): il voucher è «utile se controllato in dosi giuste perché fa emergere il
lavoro nero» e va «limitato al solo lavoro occasionale». Di parere opposto sono
i sindacati per i quali la reintroduzione dei voucher indebolirà il contratto
del settore agricolo e negherà il diritto alla «disoccupazione, alle ferie, al
Tfr, alla maternità» previste dai contratti – molto flessibili – già previsti.
La mobilitazione dei sindacati è
una spina nel fianco nell’operazione «decreto dignità». Presentata da Di Maio
come la «Walterloo del precariato», per la discussa manutenzione sui contratti
a termine, tende invece a precarizzare il lavoro stagionale contrattualizzato,
in agricoltura, nel turismo o nel commercio. E può costituire il primo passo
per attaccare la legge contro il caporalato, temono i sindacati. La
contraddizione è evidente, e consapevolmente agìta dai sindacati. Il ritorno ai
voucher potrebbe inoltre portare alla «scontrinizzazione» del lavoro
occasionale che si svolge sulle piattaforme digitali: «riders», cat e dog
sitter, traduttori e consulenze. In un mondo di «lavoretti» [gig works] il
trionfo del cottimo digitale. Paradossi della «dignità» 2.0.
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