Dopo l'attacco di Luigi Di
Maio contro l'emendamento che puntava all'abrogazione dell'articolo che aumenta
le indennità in caso di licenziamento illegittimo, e dopo una battaglia nel
partito, Maurizio Martina ha invitato a un «superamento» delle proposte di
modifica. Speranza (Mdp-Liberi Uguali) alla maggioranza: "Dicono di
combattere la precarietà ma reintroducono i voucher; sono contro il Jobs Act,
ma non reintroducono l'articolo 18" Oggi inizia il voto in commissione, in
aula alla Camera il 26 luglio
Mario
Pierro, Il manifesto
24 luglio 2018
Retromarcia
del Pd sull’emendamento che puntava all’abrogazione dell’aumento delle
indennità in caso di licenziamento illegittimo. Ieri, al termine della
direzione del partito, il segretario Maurizio Martina ha proposto il «superamento».
L’emendamento era stato denunciato dall’ex ministro del lavoro Cesare Damiano
(Pd) che ieri si è detto soddisfatto: «è importante che sia stata ribadita la
centralità della battaglia del Pd per incentivare il lavoro stabile e aumentare
le tutele dei lavoratori» ha detto. La retromarcia segna un punto a favore del
ministro del lavoro Luigi Di Maio che, domenica scorsa, ha fortemente criticato
il Pd. I deputati hanno ribattuto che il decreto dignità aumenta le mensilità
di indennizzo, ma non interviene sulla conciliazione, una procedura giudiziaria
che rappresenta una scappatoia per il datore di lavoro che può pagare da un
minimo di 2 a un massimo di 18 mensilità di indennizzo.
Il
«superamento», non un vero e proprio ritiro», è arrivato dopo una complessa
battaglia interna nel partito che ha visto schierarsi anche Gianni Cuperlo e
Francesco Boccia critici, a diverso titolo, verso i componenti del gruppo Pd in
Commissione. Sulle causali ai contratti a termine – che il decreto dignità
riporta dopo i primi 12 mesi, oggi non ci sono – il Pd chiede che siano
demandate alla contrattazione collettiva, che settore per settore può
interpretare meglio le esigenze di lavoratori e imprese». Fermo il giudizio
complessivo sul provvedimento: «produrrà un aumento della disoccupazione, è un
«decreto precarietà» sostiene Martina. Polemica Chiara Gribaudo (Pd) con i
presidenti delle commissioni Ruocco (M5S) e Giaccone (M5S) che hanno respinto
un emendamento sul salario minimo (tra l’altro anche nel «contratto di
governo»: «Naturalmente è ammissibile il loro emendamento sui voucher anche se
nel decreto non ci sono».
Sugli
850 emendamenti ieri sono stati ritenuti inammissibili 180. Da oggi si le
commissioni iniziano a votare, l’arrivo in aula alla Camera è previsto per
giovedì 26 luglio, l’approvazione a fine settimana. Per arrivare al Senato e
terminare l’iter nella settimana prima di Ferragosto. Tempi strettissimi che
porteranno alla fiducia. L’idea non piace ai Cinque Stelle, sempre critici
rispetto a queste misura. Il ministro del lavoro Di Maio, che intende seguire i
lavori della sua «creatura», ha detto di «sperare» di non metterla, anche se ha
denunciato il tentativo delle opposizioni di fare «ostruzionismo». La fiducia
potrebbe servire per portare, urgentemente, a casa il provvedimento «simbolico»
del governo. Le proposte della maggioranza che hanno superato l’ammissibilità
sono una decina, compreso il rafforzamento dei centri per l’impiego con quote
di assunzioni delle regioni, l’anticipo del sedicente «reddito di cittadinanza»,
in realtà un «reddito minimo» finalizzato alla formazione e il reinserimento
lavorativo.
«Dicono
di combattere la precarietà ma reintroducono i voucher; vogliono smantellare il
Jobs Act, ma non reintroducono l’articolo 18. Parlano, parlano, ma di fatti non
se ne vendono» ha commentato Roberto Speranza, coordinatore di Mdp e deputato
di Liberi e Uguali.
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