In
56, siriani e curdi iracheni, sono arrivati a Isola Capo Rizzuto su un veliero
che si è arenato poco lontano dalla riva. A soccorrerli i vacanzieri coi
pattini che hanno aperto le borse frigo per dare succhi e cibo ai bambini
Alessia Candito, La Repubblica
28/07/2018
CROTONE - Disidratati, stanchi,
impauriti. Con la forza di chiedere solo “acqua per favore, un po’ d’acqua” ai
bagnanti che li hanno soccorsi. Erano stremati dal lungo viaggio e dalla
tempesta che nella notte hanno dovuto affrontare i 56 migranti siriani e curdi
iracheni sbarcati questa mattina sulla spiaggia tra Capopiccolo e Sovereto, a
Isola Capo Rizzuto, nel crotonese.
I bagnanti più mattinieri attorno
alle 7.30 hanno visto un veliero navigare in evidente difficoltà verso la baia,
per poi arenarsi a pochi metri dalla battigia. Nessuno ha esitato un momento.
In tanti si sono avvicinati a bordo di pattìni e altre imbarcazioni e
immediatamente hanno aiutato i naufraghi a raggiungere la terraferma. Undici
bambini, 6 donne e 39 uomini sono stati accompagnati sulla spiaggia dove gli
ospiti di due vicini villaggi turistici e i vacanzieri della zona si sono
precipitati a prestare soccorso. Acqua per tutti, succhi di frutta per i più
piccoli, qualcosa da mangiare: tutti i bagnanti hanno dato fondo a borse frigo
e provviste portate per la giornata di mare pur di essere di aiuto.
Nel frattempo, è stata allertata
la Guardia costiera che ha inviato i suoi uomini sul posto. Insieme a loro sono
arrivati i sanitari del 118 e le forze dell’ordine. Secondo alcune
testimonianze, poco dopo lo sbarco, alcuni uomini con un chiaro accento
dell’Est si sarebbero allontanati, mentre la maggior parte dei naufraghi
tentava di riprendere le forze sulla spiaggia. L’arrivo di migranti a bordo di
più o meno solide imbarcazioni a vela non è nuovo nel crotonese, ma è la prima
volta che un veliero sfugge a radar e pattugliamenti. La zona è storicamente
punto d’approdo per mercantili e imbarcazioni a vela che dall’area est del
Mediterraneo portano verso l’Europa. I primi ad esplorarla erano stati i curdi
nei primi anni Duemila. E oggi come allora sono costretti a fuggire per
immaginare un futuro.
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