ROMA, 25/6/2018 – Di fronte alle
pesanti violazioni dei diritti umani consumate in questi giorni, seguite alle
preoccupanti dichiarazioni del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che paventa
un censimento etnico per la comunità rom in Italia, Associazione 21 luglio si
sta mobilitando, a partire da una lettera inviata alla sindaca di Roma Virginia
Raggi e ad alcuni organismi europei, sottoscritta da quasi 90 tra Associazioni
e Organizzazioni della società civile, accademici e responsabili istituzionali.
Nella missiva sono tre le
richieste avanzate in via urgente alla prima cittadina: l’immediata sospensione
delle azioni previste nell’insediamento Camping River; l’adozione delle azioni
più opportune volte alla verifica delle responsabilità della distruzione di
beni di proprietà di Roma Capitale e della messa in stato di estrema
vulnerabilità – in violazione delle basilari garanzie procedurali – dei nuclei
familiari dimoranti in tali moduli; l’impegno ad una profonda revisione del
“Piano di Indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom,
Sinti e Caminanti” giudicato lesivo dei diritti umani.
L’antefatto: Camping River
Il 15 maggio scorso l’Amministrazione
Capitolina aveva inviato una lettera notificando ad ogni famiglia presente
nell’insediamento di Camping River la necessità di «lasciare immediatamente
libero da persone e cose il modulo abitativo occupato, unitamente al suo nucleo
familiare, inderogabilmente entro la data del 15 giugno 2018». Ora la scadenza
si è spostata al 30 giugno e il “pugno di ferro” utilizzato
dall’Amministrazione non fa che svelare sempre più clamorosamente le fragilità
del “piano Rom”, un progetto di cui il Camping River doveva essere la
sperimentazione pilota nel pieno rispetto dei principi della Strategia
Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti (il Camping River è
entrato nel “Piano” a partire dal 1 luglio 2017 con deliberazione n.146 del 28
giugno 2017). Leggi qui un breve excursus.
Le fragilità del “Piano”
Il “pugno di ferro” del Comune si
è dovuto scontrare con la realtà dei fatti: nonostante la gran parte delle
famiglie residenti all’interno del “campo” sia risultata idonea al progetto di
fuoriuscita assistita dal “villaggio Camping River”, le persone in questione
non hanno potuto accedere ai contributi per il contratto di locazione perché –
trovandosi in una situazione di inoccupazione e indigenza – non possono fornire
le garanzie economiche necessarie per accedere al mercato immobiliare privato.
La distruzione dei moduli
abitativi
Vetri divelti, pareti sfondate,
porte e finestre smontate. Scaduto l’ultimatum del Comune di Roma alle famiglie
residenti all’interno del Camping River, l’insediamento che da tredici anni
ospita circa 400 persone di origine rom, l’Amministrazione ha iniziato il
“superamento del Camping River” distruggendo, nelle mattinate del 21 e 22
giugno, 18 container nei quali vivevano le famiglie.
I rom del Camping River
La soluzione abitativa
alternativa per i residenti è stata, come di consueto, quella di dividere le
famiglie: donne e bambini in case famiglia, uomini per strada. La proposta non
è stata accettata da nessuno dei nuclei in questione e i residenti sono rimasti
inermi a guardare lo scempio che si consumava sotto i loro occhi. Rimaste senza un tetto sopra la testa, le
famiglie hanno dormito all’addiaccio, accampate vicino ai container distrutti.
In questo modo, persone già vulnerabili e in condizioni di emergenza abitativa,
sono oggi in una situazione di ancora maggiore fragilità.
La denuncia di Associazione 21
luglio
Oltre a rappresentare una pesante
violazione dei diritti umani che infrange gli standard internazionali del
diritto all’abitare, distruggere i container è stato un atto cinico e illogico,
fa notare Associazione 21 luglio. Le strutture di proprietà del Comune di Roma
hanno un costo, stando ai prezzi di mercato, di circa 20 mila euro. Distruggere
e vandalizzare i container rappresenta dunque un consistente danno erariale per
l’Amministrazione.
«Si è trattato di azioni
gravissime, ciniche e crudeli. Sono state attuate ai danni di queste persone
perché rom. Se si fosse trattato di qualcun altro, questa storia avrebbe avuto
un esito diverso – ha affermato Associazione 21 luglio Onlus – Accusiamo la
Giunta di incompetenza, per non essere stata capace di superare il Camping
River secondo i principi della Strategia Nazionale di Inclusione. È ormai
chiaro che questo “Piano rom” viola i diritti umani – aggiunge l’Organizzazione
– e chiediamo ancora una volta e con sempre maggiore preoccupazione una
revisione profonda delle azioni previste».
Per
maggiori informazioni:
Elena
Risi
Ufficio
Stampa e Comunicazione – Associazione 21 luglio
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