di Tomaso Montanari
Un soffitto di cristallo
impedisce ogni reale cambiamento nella struttura economica e nella
redistribuzione della ricchezza nel Paese – quel soffitto così clamorosamente
apparso di fronte agli occhi degli italiani grazie al discorso del presidente
Sergio Mattarella del 27 maggio 2018. TINA: non c’è alternativa. I mercati,
l’Europa, il destino: cambiare non è possibile.
òA capirlo meglio di tutti è
stato Matteo Salvini. Non solo nel nome simillimo a un altro Matteo: anche e
soprattutto nell’antropologia del potere e nella determinazione a parlare come
un capo alla folla. Una abilità appresa molto per tempo nel ventre stesso del
sistema: quando, giovanissimi, divennero noti per aver partecipato da
concorrenti a due popolari quiz. La Ruota della fortuna per il Matteo
fiorentino, il Pranzo è servito per quello lombardo.
E ora che la ruota della fortuna
di Renzi sembra essersi inceppata tra i popcorn, Salvini sta offrendo agli
italiani un pranzo avvelenato.
Il banchetto di parole che
Salvini imbandisce ogni giorno, servendolo con molti «abbracci» e «bacioni» via
twitter, ha un’unica portata: la paura.
Salvini sa che non saprà fare
nulla per gli ‘italiani’: e allora grida più forte ‘prima gli italiani’.
Salvini sa che non potrà
migliorare la condizione di vita dei bianchi: e allora parla dei neri. Perché è
evidente che il meccanismo fondamentale, e appena nascosto, della sua retorica
è la diversità della pelle: se i migranti fossero del nostro stesso colore quel
meccanismo non scatterebbe, visto che non c’è nessuna invasione né alcun
rapporto tra il numero dei migranti e la povertà degli italiani.
Ma il messaggio, grottescamente mendace, è
questo: per ogni corpo nero che non arriva in Italia, non importa come, un
corpo bianco starà meglio.
Salvini non si cura delle
istituzioni, delle leggi, delle Costituzioni, dei principi morali, degli
ideali. Come un animale feroce va in cerca della carne e del sangue, anch’egli
cerca e usa i corpi.
Perché sì, al centro della sua
retorica c’è il corpo.
I corpi neri dei migranti: da
bloccare in mezzo al mare. Da tenere lontani, da maledire, da dirottare. Da
usare, come carne da cannone, nei suoi mediatici bracci di ferro con le
cancellerie europee.
I corpi degli ‘zingari’ da
contare, catalogare, controllare.
Il corpo di Roberto Saviano: da
esporre alle pallottole, per punirlo delle sue critiche. La minaccia è andata
diritta lì: verso il denudamento fisico del ‘nemico’. Verso la sua
vulnerabilità corporale.
I corpi degli italiani. Quelli
che riceveranno i colpi delle pistole che Salvini vuole far dilagare in Italia,
per la ‘legittima difesa’.
Anche se per ora questo nuovo squadrismo
fascista è solo verbale, al centro c’è ancora il corpo. Come ai tempi delle
bastonature che facevano piegare e sanguinare i corpi degli antifascisti, o
dell’olio di ricino che ne faceva squassare le viscere.
Il potere dello Stato è
innanzitutto il potere che ha il monopolio dell’uso della forza sui corpi dei
cittadini. Quel potere, praticamente e simbolicamente concentrato nelle mani
del ministro della polizia, si affaccia oggi nelle case di ogni italiano:
minacciando, intimidendo, giocando con quel monopolio.
Il ministro della paura parla dei
nostri corpi, opposti a quelli dei neri e degli zingari. Parla del corpo degli
oppositori. Parla del corpo dei ladri e dei rapinatori.
Vedremo quanto velocemente si
passerà ai fatti. Ma fin da ora la risposta deve essere forte e chiara: chi
suggerisce di lasciar parlare Salvini, di non considerarlo, di abbandonarlo al
silenzio non ha capito che le democrazie vivono, e muoiono, di parole. E che il
piano inclinato sul quale il senso comune sta scivolando verso la barbarie
rischia di esserci fatale.
Si badi: è raccapricciante dover
riconoscere che in termini di sangue, di vite perdute o spezzate, il
predecessore di Salvini agli Interni ha probabilmente fatto molto, ma molto di
peggio: almeno per ora.
E l’ipocrisia pelosa con cui chi
ha sostenuto i campi di concentramento di Minniti ora convoca manifestazioni
contro il razzismo – penso al sindaco di
Firenze, Dario Nardella – è il cuore del nostro problema. Perché certo la
retorica della paura di Salvini non può essere contrastata da chi la usava in
forma appena più light.
Ricordiamo che l’allora
segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ha scritto in un suo
libro-manifesto la farse-chiave «aiutiamoli a casa loro»: così opponendo
scelleratamente casa a casa, identità a identità, interesse a interesse,
destino a destino.
Ebbene, abbiamo bisogno di altre
figure, di altre parole, di altri pensieri per battere la strategia della paura
e la sorveglianza sui corpi cui Matteo Salvini ha piegato il discorso della
politica.
Abbiamo bisogno di costruire
un’altra cultura e un altro senso comune.
Ne abbiamo bisogno ora.
www.volerelaluna.it ,
22 giugno 2018
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