Zuzanna Ziomecka – Micromega
27 settembre ’18
Quando Newsmavens ha preso il via, nel settembre
2017, molti dicevano che l’idea fondante era sessista. Una raccolta di notizie
curata e commentata solo da donne? Perché? Perché le donne sono migliori? No,
perché non è mai stato fatto prima. Con davvero poche eccezioni, i media
mainstream sono sempre stati dominati da uomini.
Studi recenti hanno rivelato che a livello globale
la leadership nel mondo dell’informazione è composta solo al 27% da donne. Non
c'è mai stata una redazione di portata geografica significativa (rivolta a
lettori provenienti da più di un paese) che mostrasse solo le opinioni delle
donne su ciò succede nel mondo, quindi non sappiamo realmente quale sia questa
prospettiva, né tanto meno quale valore abbia.
Altri hanno detto che l’idea era inutile perché le
notizie sono oggettive e non sono dunque influenzate dal genere. Il confronto
con chi la pensava così è stato difficile a causa della parte “inconscia”
dell’inconscio pregiudizio. Tuttavia quando la critica era improntata a un
approccio accademico ha aiutato a dirigere la discussione verso alcuni recenti
studi sull’impossibilità cognitiva della mente umana di percepire
obiettivamente la realtà. Questo ha condotto a discutere dei limiti rispetto
alla possibilità di includere in un articolo opposti punti di vista su una questione controversa. Da qui, a
mostrare che dire “egli ha detto/ella ha detto” è anch’esso un modo di
presentare punti di vista opposti, il che ha portato a gravide riflessioni. Una
delle quali ha persino condotto a una partnership.
Quando Newsmavens ha preso il via erano 12 le
redazioni europee coinvolte nell’esperimento. Oggi le giornaliste impegnate a
raccogliere e proporre in inglese le notizie che ritengono più importanti sono
27. Noi la riteniamo una prima pagina alternativa sull’Europa.
Come direttrice editoriale di questa impresa, posso
ora indicare due tendenze evidenti in merito al tipo di notizie che le donne
scelgono. Sebbene non sia una scoperta scioccante, queste tendenze non erano
ancora state individuate e il loro significato deve ancora essere spiegato: le
donne prestano attenzione alle donne e agli altri gruppi marginalizzati e si
preoccupano dell’impatto che la politica e l’economia hanno sulle vite dei
comuni mortali.
Storie che nei mezzi di comunicazione mainstream
restano in ombra e che invece giungono in prima pagina se ci sono le donne al
comando. E se giornaliste e direttrici editoriali pensano che queste storie
siano importanti allora probabilmente anche le donne tra il pubblico se ne
interesseranno.
Lasciate che vi faccia qualche esempio. Molte
storie proposte da Newsmavens sono strazianti racconti di culture e sistemi che
non supportano le donne. Come il caso delle 15mila donne che in Olanda, tra il
1860 e il 1973, sono costrette a lavorare senza alcun compenso per l’ordine
delle Sisters of the Good Shepherd. O il caso dell’ex parlamentare austriaca
citata in giudizio per aver reso pubbliche le molestie sessuali che stava
subendo.
Le nostre giornaliste seguono anche casi molto
importanti, come il famigerato verdetto che in Spagna ha condannato per abusi
sessuali ma non per stupro cinque uomini che avevano violentato una donna
durante la corsa dei tori di Pamplona. Quando lo sdegno pubblico ha portato
nelle piazze migliaia di persone, la scappatoia legale che ha reso possibile
questa sentenza, e che la rende possibile in altri 23 paesi europei, è stata
sottoposta a un necessario e stringente esame.
Newsmavens presta attenzione anche alla retorica di
tipo manipolatorio che cerca di influenza l’opinione pubblica sui diritti delle
donne – storie che spesso sfuggono all’attenzione di un direttore uomo.
Come quando, a Pasqua, i preti croati hanno
spiegato, ispirati da dio, che credere in dio proteggerebbe le donne meglio
della Convenzione di Istanbul contro la violenza; ed è la normalità in Ungheria
dove il presidente Viktor Orban dice apertamente che le donne non devono
trovare spazio nell’agone pubblico e il partito di governo asserisce che gli
studi di genere non sono un campo di approfondimento “economicamente
razionale”.
Infine, le giornaliste di Newsmavens propongono
storie riguardanti gli ultimi. Mentre i media mainstream mettono in mostra i
grandi attori e gli agenti di cambiamenti globali, le donne mostrano più interesse
per coloro che non hanno un impatto sulla politica o sull’economia, ma le cui
vite sono inevitabilmente influenzate da entrambe.
Come i genitori di bambini diversamente abili
accampati nei corridoi del Parlamento polacco, cui il governo ha tagliato i
fondi che aveva elargito per vincere le ultime elezioni. O le donne migranti
dell’Europa dell’Est costrette a lasciare la famiglia per guadagnarsi da vivere
all’estero, che soffrono di una particolare forma di depressione chiamata la
“sindrome italiana”. O le comunità rom europee violentemente attaccate e
ostracizzate.
Io credo che questo sia il contributo di maggior
valore che le donne apportano alla narrativa mediatica.
Mentre la macchina del mercato di massa
dell’informazione si concentra su cosa stanno facendo gli attori chiave al
vertice della struttura di potere, le donne mostrano una notevole curiosità per
ciò che accade ai piani bassi.
La storia recente negli Usa, in Polonia, in
Ungheria e in Turchia ribadisce un fatto ben noto: quando la politica si
allontana dalla democrazia liberale, i diritti delle donne sono spesso i primi
a essere gettati alle ortiche. E forse questa è una delle ragioni per cui siamo
sensibili agli effetti delle decisioni politiche sulla società.
Ma a prescindere dalla ragione, resta il fatto che
la causa senza l’effetto è solo una parte della storia. Per comprendere i tempi
che viviamo e tenere i nostri lettori informati in modo completo, dobbiamo dare
eguale attenzione a entrambi.
Così, finché l’industria mediatica non tirerà fuori
una leadership maggiormente diversificata e le donne non cominceranno ad avere
pari influenza nelle redazioni dei giornali, Newsmavens continuerà a bilanciare
l’informazione in Europa.
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