Giandomenico Crapis – Il
manifesto
28 settembre ’18
Non è sul decreto dignità, sulla chiusura dei
negozi o sul reddito di cittadinanza, come da informazione o opposizioni poco
credibili, che il M5S sta dando il peggio di sé. Il peggio di sé Di Maio e
compagni, oltre che sulla vicenda di Genova e sui migranti, lo stanno dando nel
campo dell’informazione.
Senza contare l’episodio del Rocco che flirtava
con Marina nella prima edizione del Grande Fratello, una performance degna del
‘confessionale’ che gli sarebbe costata sicuramente la permanenza nella ‘casa’,
preoccupa invece l’approccio intimidatorio verso la stampa e l’assoluta
arrendevolezza del M5S nel gestire il rinnovo del Cda della Rai.
Altro che meritocrazia da ripristinare, come
twitta Di Maio: il capo politico incapace di far fronte a Salvini ( e a
Berlusconi), facendo perdere l’ennesima occasione ai suoi di mostrarsi
all’altezza del tanto chiacchierato cambiamento. Delle loro proposte sulla tv
nulla è passato o emerso nel dibattito pubblico in questi mesi; le scelte fatte
sono state tutte all’insegna della solita spartizione. Come nel passato. Un
copione già visto.
Rieleggere Foa dopo la bocciatura della vigilanza
infatti è un segnale che va nella direzione opposta a quella delle battaglie
dei Cinquestelle per liberare viale Mazzini dai partiti e ci riporta ai momenti
più bui della recente storia della Rai. Un’ elezione che giunge, lo ricordiamo,
dopo quella di Barachini a capo della Vigilanza. Nel paese di RaiSet ancora non
si era vista l’accoppiata di un dipendente Mediaset che vigila sulla Rai e in
più la riproposizione arrogante per quest’ultima di una figura già sfiduciata
dalla commissione vigilanza, il cui figlio, per giunta, lavora nello staff del
ministro dell’Interno, una coincidenza che già da sola avrebbe dovuto imporre
di cambiare cavallo. E’ un record che il «governo del cambiamento» porterà con
sé e che difficilmente potrà essergli insidiato nell’avvenire.
Più che un cambiamento sinora sulla questione tv,
a parte gli annunci di Crimi sulla pubblicità da tagliare e gli inutili appelli
alla coerenza di Fico, quello che si è visto è una deprimente involuzione. Che
ci riporta, per come è stata gestita tutta la vicenda, al tempo del secondo
Berlusconi, al cda di Baldassarre che voleva riscrivere la storia d’Italia,
alle polemiche sulla presidenza di garanzia. Forse Foa non farà epurazioni ma
la realtà, almeno finora e prima delle nomine a reti e tg, è che nello scontro
sull’azienda i vincitori sono Salvini e Berlusconi. Decisamente un bel risultato
per Di Maio.
P.S.: se il figlio della Maggioni fosse stato
all’epoca nello staff di Renzi cosa avrebbero detto i grillini?
Nessun commento:
Posta un commento