Andrea Fabozzi – Il manifesto
26 settembre ’18
Professoressa
Lorenza Carlassare, come giudica il decreto «sicurezza»?
La prima considerazione critica riguarda la
mancanza di omogeneità nel testo. La Corte costituzionale ha sempre detto che
ci vuole omogeneità nei contenuti di un decreto legge, mentre questo di Salvini
mette assieme cose diverse. Nella seconda parte, quella più propriamente sulla
sicurezza, accanto a misure da rifiutare, come l’allargamento nell’impiego
della pistola elettrica, ci sono anche cose che possono essere interessanti,
per esempio tra le misure antimafia. Aggiungo che, come ha già osservato il
professor Flick, l’accostamento tra migranti, terroristi e mafiosi è parecchio
malizioso. Il decreto non è solo eterogeneo, vuole anche suggerire che i
migranti sono pericolosi e questo è inaccettabile. Ecco, la prima cosa da dire
è che avrebbero dovuto essere almeno due decreti, come del resto era previsto
in origine.
Secondo
lei il decreto è incostituzionale?
Sul punto delle revoca della cittadinanza penso
proprio di sì. Intendiamoci, nel momento in cui uno straniero acquista la
cittadinanza è cittadino italiano come gli altri. Invece questo decreto è come
se gli attribuisse un vizio di origine. Prevede che alcune categorie e solo
loro possono perdere la cittadinanza, così pone in essere una discriminazione
effettiva e ingiustificata sulla base della provenienza. Questo è sicuramente
incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza.
Le sembra
violato anche l’articolo 22 per il quale «Nessuno può essere privato, per
motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome»?
Se ne può discutere. La condanna per terrorismo
non può essere considerata come un motivo politico. Ma è certamente politica la
selezione di una categoria di cittadini che può perdere la cittadinanza, in
conseguenza di queste condanne.
Il
decreto prevede anche l’espulsione immediata per il richiedente asilo prima
della condanna definitiva, questo viola la presunzione di innocenza?
A mio modo di vedere è soprattutto una violazione
del diritto alla difesa, articolo 24 della Costituzione. Essere espulsi
condiziona moltissimo, anzi praticamente impedisce la possibilità di difendersi
in tribunale. A pensarci bene anche questa disposizione può rappresentare una
forma di discriminazione, quindi un’altra violazione del principio di
uguaglianza, perché la presunzione di innocenza viene fatta valere meno per una
certa categoria di persone, i richiedenti asilo.
Il
prolungamento fino a 180 giorni della detenzione amministrativa è
costituzionale?
In questo caso prima ancora che dal punto di vista
giuridico c’è molto da eccepire dal punto di vista umano. Il mio problema non
sono tanto i giorni in più o in meno di questa detenzione, ma le condizioni
disumane in cui queste persone sono tenute. È gravissimo come stanno, non
quanto ci stanno. La Costituzione impone il rispetto della persone, la dignità
umana è il suo cuore. Anche una persona sottoposta alla limitazione della
libertà deve avere garantito un trattamento rispettoso e umano, a maggior
ragione chi non sta scontando alcuna pena. La Costituzione non distingue
neppure tra cittadini e stranieri, la dignità è un diritto universale.
Le giro
una obiezione renziana: perché voi professori del no alla riforma
costituzionale, malgrado le scorribande di Salvini, avete smesso di denunciare
la “deriva autoritaria”?
Per adesso la Costituzione non è stata toccata,
anzi le proposte di cui ha parlato il ministro Fraccaro mi sembrano
condivisibili anche perché puntuali. Una legge incostituzionale può sempre
essere bloccata dalla Corte costituzionale, mentre se si cambia la Costituzione
non c’è rimedio. All’obiezione rispondo per quello che riguarda me: se dovesse
esserci un attacco alla Carta del genere di quello portato dal Pd nella scorsa
legislatura, Renzi stia tranquillo che insorgerò. Vale anche per modifiche alla
legge elettorale che cambiano nella sostanza la rappresentanza e la forma di
governo, come quelle che hanno proposto e realizzato i renziani. Che anche per
questo portano una responsabilità per la situazione attuale.
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