Andrea Franceschi – Sole 24 0re
28 settembre ’18
Con la stima definitiva del rapporto deficit/Pil
che sarà contenuta nella nota di aggiornamento dal Def il governo dovrebbe
porre fine al balletto di indiscrezioni e cifre che va avanti da mesi che ha
visto i più alti esponenti dell’esecutivo rilanciare di volta in volta le cifre
più diverse.
Vincerà la linea del ministro Tria che auspica un
prudente 1,6% o quella del vicepremier Di Maio che fa pressioni per superare il
2%? Dall’esito di questa partita dipenderà anche l’andamento delle quotazioni
di mercato dei nostri titoli di Stato.
In queste settimane diversi grossi investitori
esteri hanno fatto sapere di essere tornati a comprare BTp sulla scommessa di
una legge di bilancio più prudente del previsto. Si è trattato di un acquisti
mordi e fuggi dettati dall’opportunità di lucrare sui prezzi a sconto e rendimenti
oltre la media o il preludio a un riposizionamento più importante dopo la fuga
di capitali da 58 miliardi di maggio e giugno? La prima ipotesi pare la più
probabile stando ai report delle case d’affari usciti in questi giorni e ai
colloqui che Il Sole 24 Ore ha avuto con alcuni gestori.
GLI INVESTITORI ESTERI E I BTP
«Crediamo che la volatilità sia in questo momento
troppo alta per prendere una posizione forte sia di maggiore esposizione che di
sotto peso sui titoli governativi italiani» spiega Massimiliano Maxia,
Fixed-Income Product Specialist di Allianz Global Investors. Il fondo ha
ridotto la sua esposizione sui titoli di Stato italiani già prima delle
elezioni del 4 marzo prospettando una ripresa della volatilità, che
puntualmente si è verificata tra maggio e giugno.
Secondo il gestore la legge di bilancio sarà il
banco di prova più importante. «Se il rapporto deficit/Pil dovesse essere
superiore alle attese, cioè ben oltre il 2%, mi aspetto una nuova ondata di
vendite».
BTp, gli investitori esteri tornano a comprare: a
luglio acquisti per 8,7 miliardi
In caso contrario c’è da attendersi un rally dei
BTp. Questa è la scommessa di alcuni grossi fondi americani come Fidelity o
BlackRock che in queste settimane hanno dichiarato di essere tornati a comprare
i governativi italiani. «Abbiamo negoziato i BTp in modo tattico nel corso
dell'estate, con un'esposizione generalmente long (rialzista ndr.) - spiega
David Simner, gestore di portafoglio obbligazionario di Fidelity International
- Al momento abbiamo posizioni long marginali per quanto riguarda i BTp, e
contiamo di aumentare la nostra esposizione nel caso in cui si dovesse
verificare ulteriore debolezza nei giorni a venire».
Per quanto ottimista nel breve tuttavia il gestore
non nasconde i suoi timori sulle prospettive di lungo termine. «La variabile
chiave - avverte il gestore - resta la crescita economica. Gli ultimi dati non
sono buoni. Se questo trend dovesse consolidarsi c’è il rischio che gli asset
italiani possano tornare nuovamente sotto pressione».
“Se le istituzioni finanziarie italiane comprano i
BTp lo fanno perché dalla solidità del Paese dipende la loro stessa tenuta. Per
i grandi investitori esteri non è così. Per loro conta solo il ritorno
economico”
Su una posizione analoga anche BlackRock. Secondo
Richard Turnill, capo strategist del fondo Usa una legge di bilancio in linea
con i parametri europei potrebbe comportare «un recupero delle classi di
investimento legate all’Italia. Non ci aspettiamo però che le quotazioni
ritornino ai livelli precedenti alla formazione del governo».
La stima sul rapporto deficit/Pil che sarà
contenuta nella nota di aggiornamento al Def sarà una una variabile destinata a
pesare sulle quotazioni dei titoli di Stato italiani ma non la sola. «Il
fattore che conta resta la crescita. I mercati potrebbero anche accogliere positivamente
anche un deficit ben oltre il 2% se accompagnato da riforme in grado di
rilanciare il Pil» commenta Alessandro Tentori, responsabile degli investimenti
di Axa IM Italia. Secondo il gestore, più che alle stime contenute nella nota
di aggiornamento al Def, sarà importante vedere i dettagli definitivi della
legge di bilancio che saranno resi noti alla fine di ottobre.
Perché è sbagliato aumentare il deficit per
spingere l'economia
Il testo definitivo sarà scandagliato da cima a
fondo anche da Moody’s e Standard & Poor’s che a fine ottobre
pubblicheranno l’aggiornamento del loro giudizio sul merito di credito del
Paese. Un test particolarmente delicato il cui esito potrebbe, nella migliore
delle ipotesi, consolidare il recupero recentemente messo a segno dai BTp, nel
peggiore provocare una nuova ondata di volatilità.
Secondo la banca francese SocGen, che prevede per
le prossime settimane nuove tensioni sullo spread, c’è da mettere in conto una
bocciatura anche con un rapporto deficit/Pil dell'1,8 per cento. Sulla stessa
linea anche Fidelity secondo cui solo con un deficit all’prudente 1,6% si potrà
evitare la bocciatura.
L’umore dei grandi investitori esteri è decisivo
per orientare l’andamento di rendimenti e spread dei nostri titoli di Stato. Se
le istituzioni finanziarie italiane comprano i BTp non lo fanno solo per
convenienza economica ma perché dalla solidità del Paese dipende la loro stessa
tenuta. Per i grandi investitori esteri non è così. Per loro l’unico criterio
che conta è quello del ritorno economico. Alla luce di questa loro volubilità e
del fatto che in mano estere c’è ancora una fetta importante del nostro debito
pubblico (673 miliardi di euro, il 28,7% del debito pubblico in circolazione)
le loro strategie di investimento hanno un impatto sulle oscillazioni dello
spread come si è visto ad esempio tra maggio e giugno, nei mesi di massima
tensione sul rischio Italia, quando i fondi esteri hanno ridotto la loro
esposizione in BoT e BTp per 58 miliardi di euro.
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