Giulia Mietta – Il manifesto
27 settembre ’18
Il 20
settembre il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, a Genova per
l’inaugurazione del Salone Nautico, si era spinto fino a Certosa, ai margini
della zona rossa, per incontrare gli sfollati di ponte Morandi. Il comitato di
cittadini aveva speso per lui aggettivi come rassicurante, delicato, attento,
vicino. A una settimana di distanza il giudizio è radicalmente cambiato tanto
che Bruno Ravera, presidente del comitato – uno che racconta di avere perso
cinque chili dal 14 agosto e che non ne può più di promesse non mantenute – ha
lanciato una suggestione. «Sì, siamo pronti ad andare a protestare sotto casa
di Beppe Grillo – dice – perché lui è il fondatore del Movimento 5 Stelle e un
ministro che fa parte del suo partito, Danilo Toninelli, non ha rispettato,
finora, la parola data». Lo stesso ministro che, ieri, ha (non) dato notizie
sull’arrivo o meno del «decreto urgenze» visto che la sua affermazione è stata:
«Il testo sarà al Colle massimo venerdì».
Dopo
13 giorni di attesa del decreto, l’understatement che finora aveva
contraddistinto gli sfollati è svanito. Bruno Ravera, a nome del comitato, fa
nomi e cognomi dei politici che stanno prendendo in giro la città. «Abbiamo
detto Beppe Grillo perché a Genova abbiamo lui – continua – ma se a Sant’Ilario
abitasse Salvini andremo sotto casa di Salvini». Il leader della Lega non abita
a Sant’Ilario, ma ha una casa al mare poco distante, a Recco e sia domenica sia
lunedì sarà proprio a Genova. Magari, per quella data, il decreto sarà
pubblicato in Gazzetta ufficiale. «A quel punto – dice Ravera, inconsapevole di
ricalcare una dichiarazione fatta un paio d’ore prima anche dal presidente
della Regione Giovanni Toti – temiamo che il nostro malumore possa persino
aumentare, ma dipenderà molto da quello che c’è scritto». Nessuna
manifestazione è stata annunciata ufficialmente, ma gli sfollati non sono gli
unici a essere pronti a scendere in piazza.
«A
casa di Grillo, a Roma, siamo pronti a farci sentire dove sia più utile –
afferma Beppe Costa, patron dell’Acquario e vicepresidente di Confindustria Genova
– perché siamo al limite dell’indecenza, sono passati troppi giorni da quando
ci era stato promesso il decreto che, tra l’altro, pare avrà dei tagli pesanti
per quanto riguarda il sostegno al porto e alle imprese, e non abbiamo ancora
la nomina del commissario».
E
ancora, protesteranno in strada i commercianti di Sampierdarena, quelli a sud
della strada interrotta a causa del crollo del ponte. Proprio questa mattina
organizzeranno un presidio per dire che anche il loro quartiere è in ginocchio.
Allo stesso modo l’esasperazione sta fermentando in Valpolcevera, la periferia
a nord del viadotto, dove il traffico è bloccato a qualsiasi ora del giorno e
della notte. Sui social network i cittadini, pendolari costantemente
imbottigliati, si stanno organizzando per andare a protestare sotto i palazzi.
I loro attacchi non si spingono fino a Roma, ma si fermano a Comune e Regione
per non aver approntato un sistema di viabilità alternativa, come accaduto in
altre zone della città. «C’è un’intera comunità che sta soffrendo – continua il
presidente del comitato degli sfollati di via Porro e via Campasso – e la
tensione che sta montando è il nostro modo di dire che non possiamo aspettare
ancora, servono risposte e atti concreti». Tra gli obbiettivi del suo j’accuse anche
il viceministro Edoardo Rixi, genovese: «Ci aveva promesso che avrebbe
vigilato, e se non si trovasse in un ruolo di governo sarebbe il primo a essere
in piazza con noi – dice Ravera – invece in queste settimane ha affinato la
capacità di arrampicarsi sugli specchi per giustificare ritardi e incoerenze di
ministeri e palazzo Chigi».
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