Manlio Dinucci – Voltairenet.com
29 settembre ’18
Il polverone politico-mediatico sollevato dallo
scontro tra «europeisti» e «sovranisti» nasconde quella che invece è la realtà:
un europeismo senza Europa e un sovranismo senza sovranità.
A innalzare strumentalmente la bandiera
dell’europeismo è in questo momento il presidente Macron, per far avanzare la
potenza francese non solo in Europa ma in Africa. La Francia, promotrice con
gli Usa della guerra Nato che nel 2011 demolì lo Stato libico (nella quale
l’Italia svolse un ruolo di primo piano), cerca con tutti i mezzi di controllare
la Libia: le sue ricche risorse – enormi riserve di petrolio, gas naturale,
acqua fossile – e lo stesso territorio libico di grande importanza
geostrategica.
A tal fine Macron appoggia le milizie che
combattono il «governo» di Fayez al-Serraj, sostenuto dall’Italia che con l’Eni
mantiene grossi interessi nel paese.
Questo è solo uno degli esempi di come l’Unione
europea, fondata sugli interessi delle oligarchie economiche e finanziarie
delle maggiori potenze, si stia sgretolando per contrasti di natura economica e
politica, di cui la questione dei migranti è solo la punta dell’iceberg.
Di fronte al predominio di Francia e Germania, il
governo 5 Stelle-Lega ha fatto una precisa scelta: accrescere il peso
dell’Italia legandola ancora più strettamente agli Stati uniti. Da qui
l’incontro del presidente Conte col presidente Trump, a cui i media italiani
hanno dato scarso rilievo. Eppure in quell’incontro sono state prese decisioni
che influiscono notevolmente sulla collocazione internazionale dell’Italia.
È stato anzitutto deciso di creare «una cabina di
regia permanente Italia-Usa nel Mediterraneo allargato», ossia nell’area che,
nella strategia Usa/Nato, si estende dall’Atlantico al Mar Nero e, a sud, fino
al Golfo Persico e all’Oceano Indiano.
La regia in realtà è in mano agli Usa, in
specifico al Pentagono, mentre all’Italia spetta qualche compito secondario di
assistente alla regia e genericamente il ruolo di comparsa.
Secondo Conte, invece, «è una cooperazione
strategica, quasi un gemellaggio, in virtù del quale l’Italia diventa punto di
riferimento in Europa e interlocutore privilegiato degli Stati uniti per le
principali sfide da affrontare». Si annuncia così un ulteriore rafforzamento
della «cooperazione strategica» con gli Stati uniti, ossia del ruolo
«privilegiato» dell’Italia quale ponte di lancio delle forze statunitensi,
anche nucleari, sia verso Sud che verso Est.
«All’Italia l’amministrazione americana riconosce
un ruolo di leadership come paese promotore della stabilizzazione della Libia»,
dichiara Conte, annunciando implicitamente che l’Italia, e non la Francia (meno
affidabile agli occhi di Washington), ha avuto dalla Casa Bianca l’incarico di
«stabilizzare» la Libia.
Si tratta di vedere come.
Non basterà la Conferenza internazionale sulla
Libia, che dovrebbe svolgersi in autunno in Italia, prima delle «elezioni»
libiche sponsorizzate dalla Francia che dovrebbero tenersi in dicembre.
Occorrerà da parte italiana un impegno militare direttamente sul campo, dai
costi umani e materiali e dagli esiti imprevedibili.
La scelta «sovranista» del governo Conte riduce
quindi ulteriormente la sovranità nazionale, rendendo l’Italia ancora più
dipendente da ciò che decidono a Washington, non solo alla Casa Bianca, ma al
Pentagono e alla Comunità di intelligence, composta da 17 agenzie federali
specializzate in spionaggio e operazioni segrete.
La vera scelta sovranista è l’attuazione reale del
principio costituzionale che l’Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali.
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