Giuliano Santoro – Il manifesto
25 settembre ’18
«Il
Decreto Salvini è frutto di un lavoro di confronto, ora il ruolo del parlamento
sarà centrale per migliorarlo il più possibile», dice il ministro grillino ai
rapporti col parlamento Riccardo Fraccaro, quasi a mettere le mani avanti, dopo
che ha contribuito assieme ai suoi colleghi ad approvare il provvedimento
all’unanimità. Qualcuno però nel Movimento 5 Stelle comincia a prendere atto
che utilizzare lo slogan cubitale «Stop sbarchi» per lanciare un programma
elettorale che pure proponeva l’apertura di canali umanitari e la concessione
di viaggi sicuri per i migranti, non è servito a veicolare messaggi
rassicuranti e ad arginare la destra.
Paola
Nugnes è una delle poche parlamentari ad essersi esposta in tempi non sospetti
contro le posizioni del ministro dell’interno del governo gialloverde. Adesso
si schiera contro il decreto che di Matteo Salvini porta il nome e che, come la
senatrice va ripetendo da giorni «creerebbe soltanto più clandestinità e quindi
più insicurezza». Da quando ha cominciato la sua battaglia ha incontrato le
critiche di parte della base grillina. Posizioni che difficilmente, in tema di
migranti e sicurezza, ormai si distinguono dalla posizione dell’alleato di governo.
Perché il tempo delle ambivalenze pare finito. Il trasversalismo che ha fatto
la fortuna del M5S dai tempi del diktat anti-migranti emesso da Grillo e
Casaleggio («se abrogassimo il reato di clandestinità prenderemmo percentuali
da prefisso telefonico») adesso pare risolversi a favore dei leghisti.
Nonostante Grillo stesso in passato rivendicasse ai 5 Stelle il ruolo di argine
all’estrema destra.
Luigi
Di Maio cerca di rassicurare: «Le misure non contenute nel contratto di governo
possono essere discusse in aula». Il decreto però rischia di essere un
ulteriore passaggio verso la «leghizzazione del M5S» che alcuni parlamentari, a
microfoni chiusi, andavano lamentando nei giorni scorsi. «Dobbiamo, oltre che
salvare la gente in mare, riaprire i canali di accesso, corridoi umanitari per
ridurre la pressione», ha detto ad esempio l’ufficiale della marina e senatore
M5S Gregorio De Falco. Di Maio non tiene conto di queste critiche, quando ha
puntato i piedi su questi temi lo ha fatto solo a scopo tattico, per alzare la
posta sul Daspo ai corrotti e per ottenere maggiori spazi in finanziaria. Così,
mentre quella partita si gioca al fotofinish, il ministro della giustizia
Alfonso Bonafede strappa concessioni sui migranti che non sembrano mutare la
natura provvedimento: nel testo vengono citati i diritti costituzionali, il
ritiro della cittadinanza per i condannati per terrorismo arriverà dopo il
terzo grado di giudizio e il sistema Sprar non viene abolito (come pretendeva
asilo) ma subisce un pensante ridimensionamento. Nugnes, dal canto suo, cerca
di rivendicare dalla sua pagina Facebook la coerenza del suo percorso rispetto
ai principi del M5S, tira fuori le contestazioni al decreto Minniti-Orlando
nella scorsa legislatura, ripropone interventi in assemblee e iniziative
pubbliche di suoi colleghi che, dice, «si pongono sul fronte opposto al Decreto
Salvini».
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