Mario Pierro – Il Manifesto
28 settembre ’18
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha
scelto la Lega e Salvini come interlocutori nel governo nato dal «contratto»
con il Movimento Cinque Stelle. L’endorsement è avvenuto ieri a Breganze
(Vicenza), dov’era in corso un’assemblea dell’associazione delle imprese. «Di
questo Governo crediamo fortemente nella Lega, è una componente importante – ha
detto Boccia – Abbiamo grandi aspettative nei confronti della Lega, c’è un
rapporto storico di molti nostri imprenditori e con i governatori della Lega,
in Veneto, in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, c’è un storia di
complessità e di confronto serrato. Ci aspettiamo che questo possa tradursi
anche in una attenzione a livello nazionale, non solo alle nostre istanze
categoriali».
Confindustria è entrata ufficialmente in zona
legge di bilancio. «Non siamo stati ostili, non è un punto o meno di spread che
fa la differenza, ma nella manovra devono esserci risorse anche per la crescita
e l’occupazione, non possono bastare le novità annunciate in questi giorni» ha
aggiunto Boccia.
Poche ore dopo la presentazione dell’aggiornamento
del Documento di Economia e Finanza (Def) Boccia ha scelto così di posizionarsi
in vista delle trattative che, come ogni anno, si svolgono nei mesi caldi
dell’approvazione della manovra finanziaria. Fino ad oggi i rapporti tra la Confindustria
nazionale e l’esecutivo sono stati ambivalenti. Trascinato dalla veemente
offensiva dei veneti contro il restyling dei contratti a termine contenuto nel
«decreto dignità» quest’estate Boccia si era mostrato prima critico e poi, dopo
avere incassato l’estensione dei voucher in agricoltura e turismo, ha
vaticinato che gli effetti della riduzione della durata, dei rinnovi e
l’introduzione della causale dopo un anno sarebbero stati «irrilevanti» sul
mercato del lavoro. Ma ora inizia un’altra storia. In terra leghista, Boccia ha
voluto ripristinare un asse con un governo che, del resto, ha voluto intitolare
il decreto della discordia «per la dignità dei lavoratori e delle imprese».
Il riposizionamento di Boccia non è stata presa
affatto bene dal Pd. L’iperattivo Carlo Calenda è esploso su twitter. La
Confindustria «è ufficialmente leghista. Chissà se le imprese credono anche nel
piano B, nel trasformare l’Italia in una democrazia illiberale, nello spread
fuori controllo. Mai un Presidente aveva fatto un endorsement così a un partito
politico. Vergognoso» ha scritto l’ex ministro allo sviluppo economico.
La risposta di Boccia è stata ironica: «Lui ha
parlato di una Confindustria appiattita e non ha avuto parole tenere nei nostri
confronti. In realtà Calenda non è neanche in grado di organizzare una cena a
casa sua con i compagni di partito». Da qui è partito un «flame» sui rispettivi
fallimenti. Calenda, sempre su twitter, ha rilanciato in grande, elencando i
propri «meriti» e gli altrui «demeriti»: «Caro Boccia – ha scritto Calenda – io
ho organizzato impresa 4.0, Piano Made in Italy, Strategia Energetica
Nazionale, norma sulle imprese energivore etc. Prendere lezioni da chi
organizza solo cene e convegni e ha quasi fatto fallire l’unica azienda che
possiede, il Sole24ore, mi sembra troppo».
Per riscaldare l’aria in
vista della manifestazione di oggi, il presidente del Pd Orfini ha incalzato
Boccia in nome degli interessi delle imprese da difendere: «C’è sudditanza
psicologica verso la Lega. Boccia deve ricordare che quando è stato varato il
Decreto Dignità gli imprenditori veneti si sono rivoltati contro le scelte di
Lega e M5S
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