Andrea Sceresini – Gli
occhi sulla guerra
01 Ottobre 2018
La guerra in Ucraina è una guerra dimenticata. Era
la primavera del 2014, quando i separatisti filorussi e l’esercito di Kiev
hanno iniziato a scontrarsi lungo i confini del Donbass, in quello che un tempo
è stato il più grande bacino carbonifero dell’Unione Sovietica.
In quattro anni, più di diecimila persone sono
rimaste uccise dal fuoco delle artiglierie o dei cecchini. Oggi, nonostante i
diversi cessate il fuoco, il conflitto continua a divampare a bassa intensità,
nel silenzio quasi totale dei media europei – fatta eccezione per i canali
propagandistici e i loro portavoce prezzolati. A Donetsk e Lugansk si muore
ogni giorno, su entrambi i lati del fronte. I combattimenti iniziano al calar
del sole, protraendosi spesso fino alle prime luci dell’alba – e a farne le
spese, il più delle volte, è soprattutto la popolazione civile.
Raccontare un conflitto non è facile – specie
quando il resto dei mezzi d’informazione si ostina a parlare d’altro. Il modo
migliore per farlo, secondo noi, consiste nel coinvolgere in prima persona il
lettore, permettendogli di immergersi a tutto tondo in quella stessa realtà che
i grandi media non vogliono mostrargli.
Perciò, abbiamo deciso di affidarci a una nuova
tecnologia: i video a 360°. Così, alcuni mesi fa, le telecamere de Gli Occhi
della guerra sono scese nelle trincee alle porte di Donetsk, dove i miliziani
filorussi combattono una guerra di trincea che sembra uscita dai libri di
storia.
Siamo stati nelle miniere clandestine di carbone,
le kopankas, che rappresentano l’unica fonte di reddito per migliaia di
lavoratori rimasti disoccupati a causa della guerra. Quaggiù gli uomini
lavorano in ginocchio, strisciando sul fondo di cunicoli pericolanti, nell’aria
satura di polvere nera e gas velenosi – e il tutto per un misero salario di
duecento dollari al mese. Il carbone viene poi rivenduto sul mercato interno ucraino,
dall’altra parte del fronte: così, con i proventi di questo minerale
insanguinato, frutto del conflitto, potranno essere acquistate nuove armi e
nuove munizioni, dando vita a un diabolico circolo vizioso fatto di business e
cannonate.
Infine, vogliamo mostrarvi come vive la
popolazione nei villaggi a ridosso del fronte. Siamo stati a Petrovskij Rayon,
alla periferia ovest di Donetsk, dove da quattro anni decine di anziani
sfollati vivono rinchiusi in un vecchio bunker dell’epoca brezneviana. Il rifugio
è perennemente gelido, d’estate come d’inverno, e tutte le sere viene
bersagliato dal fuoco delle contrapposte artiglierie. “Questa oggi è la nostra
casa – ci ha detto una delle inquiline più anziane. Al mondo, nessuno più si
cura di noi”.
Facendo scorrere il mouse sullo schermo, potete
spostare la vostra visuale in ogni direzione – assumendo, di volta in volta, il
punto di vista del giornalista o dell’intervistato. Potete scrutare ogni angolo
dello scenario circostante, proprio come se anche voi vi trovaste lì – immersi
nel fango di una kopankas o di una
trincea, o tra le viscere umide di un rifugio antiaereo.
In un articolo scritto è possibile giocare con le
parole; in un video o in una fotografia si può ritoccare il montaggio o
correggere le inquadrature. Nelle riprese a 360° no: la realtà, qui, è tutta,
impietosamente, alla portata dei vostri occhi. Questo è ciò che nessuno vi fa
vedere. Questo è ciò che sta succedendo nel Donbass.
Nessun commento:
Posta un commento