Redazione Campagna “Abiti puliti”
28 settembre ’18
I risultati di una ricerca pubblicata oggi,
raccolti nel report “H&M: Le promesse non bastano, I salari restano di
povertà”, rivelano come molti lavoratori e lavoratrici che producono abiti per
H&M vivano sotto la soglia di povertà, nonostante le promesse dell’azienda
di pagare un salario dignitoso entro il 2018 e le recenti ingannevoli
dichiarazioni sui progressi raggiunti. I lavoratori intervistati guadagnano in
India e Turchia un terzo e in Cambogia meno della metà della soglia stimata di
salario dignitoso. In Bulgaria, lo stipendio dei lavoratori intervistati presso
un “fornitore d’oro” di H&M non arriva nemmeno al 10% di quello che necessiterebbero per avere
vite dignitose.
Uno dei più grandi rivenditori al mondo, con
profitti per 2,6 miliardi di dollari, ha una catena di fornitura con lavoratori
costretti a ore eccessive di lavoro per pura sopravvivenza.
Straordinari per sopravvivere
“I salari sono così bassi che dobbiamo fare gli
straordinari per coprire i nostri bisogni primari” ha raccontato un lavoratore
di un “fornitore d’oro” di H&M in India.
Le ore di straordinari in tre delle sei fabbriche
coinvolte nell’inchiesta spesso superano il limite massimo legale e lavorare di
domenica è frequente in tutti e quattro i paesi in cui si è svolta la ricerca:
Bulgaria, Turchia, Cambogia e India. In Bulgaria addirittura i lavoratori hanno
raccontato di dover effettuare gli straordinari solo per raggiungere il salario
minimo legale.
“Entri in fabbrica alle 8 di mattina, ma non sai
mai quando ne uscirai. A volte torniamo a casa alle 4 del mattino seguente” ha
rivelato un lavoratore della Koush Moda, “fornitore d’oro” di H&M in
Bulgaria.
Svenimenti sul posto di lavoro
Scarsi salari, straordinari eccessivi e l’onere
aggiuntivo del lavoro domestico portano a malnutrizione, stanchezza e
svenimenti sul posto di lavoro.
Un terzo delle donne intervistate in Indiae due
terzi in Cambogia– che lavorano nelle fabbriche classificate da H&M come
“fornitori di platino” – sono svenute sul posto di lavoro. Una lavoratrice in
India ha raccontato di essere stata accompagnata dai suoi compagni in ospedale
per un’emorragia interna dopo che aveva colpito una macchina durante uno
svenimento.
Le lavoratrici bulgare parlano degli svenimenti
come di eventi quotidiani. Inoltre, una lavoratrice ha denunciato il
licenziamento di una compagna dopo uno svenimento.
Il contesto della ricerca
Le interviste ai lavoratori e alle lavoratrici e
la fase di analisi sono state condotte tra marzo e giugno 2018 durante la
campagna “Turn Around, H&M” coordinata dalla Clean Clothes Campaigne
sostenuta dall’International Labor Rights Forume da WeMove.EU.
La campagna è stata lanciata nel maggio 2018quando
è diventato evidente che H&M non avrebbe mantenuto l’impegno di “adottare
modelli retributivi tali da garantire entro il 2018 la corresponsione di salari
dignitosi, un provvedimento che avrebbe interessato a quella data 850.000 lavoratori
dell’abbigliamento”. Al tempo dell’annuncio le maestranze interessate
fabbricavano il 60% dei prodotti del marchio, alle dipendenze di “fornitori
strategici e selezionati” che l’azienda classifica come “gold” o “platinum”.
Proprio tra queste sono state scelte le fabbriche in cui realizzare
l’inchiesta.
Non ci si può fidare delle parole di H&M
“Sapevamo che H&M non avrebbe mantenuto il suo
impegno, ma ciò che abbiamo trovato a livello di salari e di condizioni di
lavoro nelle fabbriche della sua catena di fornitura è davvero scioccante.
H&M deve intervenire immediatamente per porre fine allo scandalo dei salari
da fame e delle violazioni dei diritti dei lavoratori” ha dichiarato Bettina
Musiolek della Clean Clothes Campaign,che ha coordinato la ricerca.
“La scorsa settimana H&M ha rilasciato una
dichiarazione altisonante, un chiaro tentativo di neutralizzare l’impatto dei
risultati che pubblichiamo oggi e che, naturalmente, abbiamo inviato in
anticipo all’azienda. Di fatto H&M sta cercando di rimuovere dalla memoria
collettiva quegli 850.000 lavoratori cui doveva garantire un salario dignitoso
entro il 2018. Ma noi abbiamo la memoria lunga e non lasceremo che ciò accada”
ha dichiarato Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti, sezione italiana
della Clean Clothes Campaign.
“È ormai del tutto evidente che non ci si può
fidare delle parole di H&M. Invece di vuote chiacchiere da pubbliche
relazioni, vogliamo vedere cambiamenti reali e trasparenti nelle paghe dei
lavoratori. Come abbiamo già scritto ai vertici della società, devono
pubblicare una road map con obiettivi di aumento salariale misurabili e a breve
termine, dettagliando in che modo l’azienda intenda cambiare le sue pratiche di
acquisto per essere sicura che i lavoratori ottengano un salario dignitoso” ha
dichiarato Judy Gearhart, direttore esecutivo di ILRF.
I consumatori chiedono di agire
“H&M non può continuare a fingere che le cose
stiano migliorando quando i lavoratori sono costretti a fare gli straordinari e
ancora vivono in povertà. Questa ricerca mobiliterà migliaia di cittadini
preoccupati e consumatori critici che hanno a cuore il rispetto dei diritti
umani e il consumo e la produzione sostenibile” ha dichiarato Virginia Lopez di
WeMove.EU.
All’interno della campagna “Turn Around, H&M!
esiste una petizione per chiedere salari dignitosi e condizioni di lavoro
giuste in tutta la catena di fornituradi H&M. Le firme raccolte hanno già
superato quota 100mila
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